L’Italia grande malata
d’Europa. Questa la visione del nostro Paese che emerge dalle pagine dei più
grandi quotidiani internazionali di oggi. Dopo la “messa al sicuro” (sarà poi
davvero cosi?) della Spagna, che ha appena ricevuto un assegno di ben 100 miliardi
di euro, sembra che uno spettro si aggiri per il vecchio continente: quello del
Belpaese. Uno stivale azzoppato, secondo molti, proprio dal salvataggio della
Spagna che, ironia della sorte, avrebbe dovuto rafforzare l’Europa in affanno
e, invece, sembra sia una vera e propria “storta” che colpisce lo Stivale.
RÉSISTANCE À LA CRISE-
«L’Italia sprofonda un
po’ di più nella recessione» titola Le Monde pubblicando i risultati Istat
dell’11 giugno sulla nostra crescita, o meglio, sull’arresto della crescita. Un
calo del Pil dello 0,8% registrato nei primi tre mesi del 2012 rispetto al
trimestre precedente, e dell’1,4% rispetto al primo trimestre del 2011. E
dunque Le Monde, constatando che l’Italia è «affossata dalla crisi del debito e
dai piani d’austerità», sentenzia: «la terza economia della zona Euro è entrata
ufficialmente in recessione». Tra i due fattori prinicipali della contrazione
dell’economia italiana ci sarebbe la «chute de la production industrielle»,
quindi il crollo della produzione industriale, e la diminuzione dei consumi,
sotto dello 0,6 % rispetto al sementre precedente. Effetto dell’aumento delle
tasse introdotte dal piano d’austerità, del tasso di disoccupazione record che
supera la soglia del 10 %, di investimenti fissi lordi che sono diminuiti del
3,6%, del calo dei consumi, delle importazioni e delle esportazioni. Previsioni
molto poco positive dalla Francia, per un futuro, quello dell’Italia, che «non
si prospetta migliore». Nonostante la fiducia con la quale il premier Monti
incita l’Italia a «résister à la crise financière» nel prossimo trimestre,
Bruxelles, l’Ocde e il Fondo Monetario Internazionale prospettano
rispettivamente all’Italia una contrazione dell’1,4 %, 1,7 % e dell’ 1,9 %.
LA CRISI ITALIANA
SBARCA SUL NEW YORK TIMES- Anche gli Stati Uniti presentano l’inquietante possibilità che l’Italia
«could be the next victim of Europe’s financial infection», possa essere la
prossima vittima dell’infezione finanziaria dell’Europa. E proprio questo
scenario malato starebbe portando gli investitori sempre più nervosi a vendere
le azioni italiane, soprattutto dopo il week-end dedicato a salvare le banche
spagnole. Lunedì è stato nero per le borse italiane, peggiore «performer»
europeo, che ha costretto gli investitori a rifugiarsi ancora una volta presso
«il porto sicuro dei titoli di Stato americani e tedeschi». Il quotidiano
americano tratteggia un premier Monti ben cosciente dei pericoli in cui versa
l’economia del suo Paese che vale 1.56 trilioni di euro. In America si teme che
il Bel Paese non possa trovare una via d’uscita celere per poter ripagare il
debito nazionale, né per produrre denaro in modo autosufficiente. Prospettiva
che potrebbe portare il governo italiano a chiedere prestiti ad alto tasso di
interesse, che si sommerebbero al già pesante carico di debiti dell’Italia. Il
governo Monti resta immobilizzato dalla scarsa volontà politica dei partiti a
portare avanti cambiamenti economici che potrebbero risultare dolorosi ma
risolutivi. E allora, riporta il New York Times, gli analisti di Commerzbank
hanno indicato questo “muro” refrattario al cambiamento su cui il premier si
sta scontrando, come una «una questione di tempo prima che l’Italia crechi
aiuto».
ITALIA E SPAGNA
INSIEME NELLA CRISI- “¿Quién está peor, Italia o España?”, Chi sta peggio, l’Italia o la
Spagna? si domandava domenica sul quotidiano El Pais il giornalista venezuelano
Moisés Naím. Prospettando un vantaggio economico dell’Italia rispetto ai cugini
spagnoli, Naím profetizzava tuttavia la possibilità di un cambiamento repentino
nel contesto poco stabile nel quale versano i due paesi “malati”. La cura
sarebbe allora quella di «ricercare nuove forme di crescita economica nel
settore privato, più capace di competere sui mercati globali, e non l’austerita
fiscale o le acrobazioe finanziarie. Sarebbe questo il toccasana che impedirà
ai due pazienti il ritorno periodico nella sala di terapia intensiva». Nello
spazio che El Pais riserva ad esperti che discutono su temi della scena
politica internazionale, oggi ci si chiede: “¿El rescate de España puede
precipitar el de Italia?”, Il salvataggio della Spagna, può mandare a fondo
quello dell’Italia? E ancora, “¿Se imponen ya como necesarias políticas de
crecimiento para salir de la crisis?”, Si presentano già come necessarie delle
politiche di crescita per uscire dalla crisi? Cristina Manzano, direttore della
Frida- Fundación para las Relaciones Internacionales y el Diálogo- risponde con
un netto «sì»: senza queste politiche a tutela della crescita infatti, «non
usciremo dalla spirale che sta portandosi giù un paese dopo l’altro». Secondo
Elviro Aranda, analista della Fundación Ciudadanía y Valores, il problema non
sarebbe soltanto dell’Italia o della Spagna, ma dell’Europa intera, nello
specifico dell’Euro. «O i leaders europei si faranno carico di portare avanti
un piano di protezione finanziaria e un programma di rilancio economico, o i
dolori si ripresenteranno». Benedetta Michelangeli
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