Pensare Globale e Agire Locale

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domenica 24 giugno 2012

EGITTO - Morsi, l'Egitto sceglie l'Islam

Chi è il neo presidente che ha battuto i militari.
Domenica, 24 Giugno 2012 - È l'uomo che i militari non avrebbero voluto. Il neoeletto presidente attorno al quale gli oppositori, piegati dal golpe della Corte costituzionale alla vigilia del ballottaggio del 16 e del 17 giugno, sognano ancora un cambiamento in Egitto.
Non è un rivoluzionario di Piazza Tahrir - anche se a lungo lo hanno atteso aspettato in piazza i sostenitori - il musulmano Mohammed Morsi del Partito per la Giustizia e la Libertà, che ha sfidato e sconfitto alle urne l'ex primo ministro del regime di Hosni Mubarak, Ahmed Shafiq. Ma non è neanche un politico colluso con i vecchi gerarchi del Consiglio supremo delle forze armate, guidati dal feldmaresciallo Mohammed Tantawi.
Scarso carisma, 60 anni e un'agiata vita borghese da professore universitario alle spalle, l'unica scossa nella vita di Morsi pare sia stata la sua adesione, in gioventù, all'allora fuorilegge movimento dei Fratelli musulmani.
L'ASCESA GRAZIE ALLA FRATELLANZA. Dopo i moti del Cairo che, nel 2011, hanno spazzato via l'ex raìs egiziano Mubarak, la Fratellanza ha serrato le fila, raccogliendo con il neo-nato partito islamico un largo consenso nell'entroterra rurale e tra le fasce popolari.
In Egitto, la campagna elettorale è stata organizzata a tappeto. E la macchina da guerra del partito prima ha portato Morsi in parlamento. Poi, dopo che la commissione elettorale vicina all'esercito ha eliminato tutti gli avversari interni, in corsa per le presidenziali.

Un moderato che ha unito Fratelli musulmani e salafiti


Poltico dai modi tiepidi e apparentemente debole di idee, a molti la candidatura di Mohammed Morsi a capo di Stato è suonata strana.
Destinato più a una vita tranquilla tra libri e calcoli matematici, che a un braccio di ferro con la giunta dei militari, il cattedratico è tuttavia emerso come l'unico nome sul quale, il partito dei Fratelli musulmani diviso tra i riformisti e radicali si è trovato d'accordo.
Dopo l'eliminazione dalla corsa presidenziale del magnate Khairat al-Shater, infatti, i Fratelli musulmani sono stati costretti a puntare su di lui. Restando disponibili, eventualmente, anche a raccogliere i voti dei salafiti, rimasti senza rappresentanza.
GLI STUDI E LA POLITICA. Laureato in Ingegneria al Cairo e terminato il dottorato negli Stati Uniti, nel 1985 Morsi rientrò in patria nel 1985 per insegnare alla Zagazig university. Poi si avvicinò alla politica di ispirazione religiosa dei Fratelli musulmani.
Nel 2002 venne eletto al parlamento e la Fratellanza gli affidò il ruolo di portavoce. Poi perse il seggio nella tornata elettorale del 2005, secondo lui a causa di brogli. E finì incarcerato più volte, durante il regime.
Per le presidenziali del 2012, Morsi ha ereditato l'intera campagna dal fuoriuscito Shater: dal brand - il Rinascimento islamico - alla piattaforma programmatica che prevede risanamento della pubblica amministrazione, investimenti sui servizi sociali e maggiore sicurezza.
MAESTRO CON LE PAROLE. La qualità che tutti riconoscono a Morsi, uomo dal doppio mento imponente e dalla fitta barba sale e pepe, è una grande forza oratoria. Persino i detrattori che lo accusano di essere senza nerbo, lo ammettono: con le parole ci sa fare.
E il discorso che più spesso ha offerto agli elettori è la promessa che il budget dell'esercito sarà rimesso nelle mani del parlamento. Non appena ce ne sarà uno.
Tempo addietro si scagliò contro un cartone animato che ritraeva Minnie col velo. Ma a chi, come Israele, lo accusa di volere discriminare le minoranze religiose per instaurare un califfato islamico, Morsi ha assicurato che diritti dei cristiani saranno rispettati.
Se tutto dovesse essere vero, le sue aspirazioni moderate potrebbero portare l'Egitto sulla strada già imboccata dalla Turchia di Recep Tayyip Erdoğan oppure essere facilmente fagocitate dalla forza dei Fratelli musulmani.



L'attesa per il verdetto e il patto con i generali.

Dopo una settimana ad altissima tensione, in cui la folla è tornata a gremire piazza Tahrir come nei tragici giorni della rivoluzione che portò alla destituzione del raìs Hosni Mubarak, Mohamed Morsi è stato infine nominato il 24 giugno il nuovo presidente della Repubblica in Egitto. Il primo democraticamente eletto in mezzo secolo.
Il candidato dei fratelli Musulmani ha ricevuto, secondo i dati ufficializzati dalla commissione elettorale blindata da giorni nei propri palazzi, 13.230.131 voti contro i 12.347.038 voti di Ahmed Shafiq (51,7% contro 48,3%) ultimo primo ministro di Mubarak.
Tra i due, insomma, ci sarebbero stati 1 milioni di voti di differenza. Molto più di quanto originariamente ipotizzato. Forse per via del riconteggio di alcune schede, in seguito alle denuncia di brogli. O forse perché i conti sono stati cambiati in corsa.
LA MEDIAZIONE SEGRETA. La notizia della vittoria di Morsi, sussurrano i bene informati, potrebbe essere stata rimandata per portare a termine lunghe trattative tra il Consiglio supremo delle forze armate (lo Scaf, e cioè i generali che hanno preso il potere alla caduta di Mubarak), i Fratelli Musulmani e persino rappresentanti della società civile e laica usciti sconfitti dal primo turno presidenziale.

Il Paese diviso dopo il golpe morbido dei generali e la spartizione del potere


Una mediazione assai necessaria dopo l'escalation di tensione dell'ultima settimana, con i generali che hanno sciolto il parlamento eletto a gennaio - la cui maggioranza era saldamente in mano agli islamici - e i seguaci di Morsi che hanno gridato al colpo di Stato, e occupato piazza Tahrir  come nei giorni della rivoluzione del febbraio 2011 che aveva portato alla caduta di Mubarak.
IL POTERE DEI MILITARI INTATTO. Il tira e molla tra i Fratelli Musulmani e lo Scaf, che prima di annunciare il nuovo vincitore ha messo in sicurezza i propri potere con una riforma della costituzione che lascia ai militari il controllo del budget - i generali controllano in modo diretto e non circa il 30% dell'economia nazionale - e alcune scelte strategiche in tema di sicurezza, aveva spaccato il Paese fino ai timori di una nuova guerra civile.
L'ipotesi di una spartizione dei poteri concordata appare verosimile agli analisti: secondo questa visione, si sarebbe insomma cercato di ridisegnare gli equilibri della nazione cercando di minimizzare i pericoli sulla stabilità.
Certo, non tutti sono tranquilli. Mentre il capo dei militari Hussen Tantawi si congratulava con Morsi, e in piazza Tahrir esplodeva la gioia (guarda la fotogallery), i cristiani coopti hanno pià volte espresso la loro preoccupazione per la possibile deriva islamica dell'Egitto, benché sempre negata nelle intenzioni dai Fratelli Musulmani.
CAIRO BLINDATA. Ed esiste il timore di nuovi scontri tra islamici e sostenitori dell'ancient regime, incarnato nel candidato sconfitto Shafiq. Un ufficiale dell'esercito ha dichiarato agli agenti schierati in forze è stato ordinato di rispondere con fermezza a eventuali violenze: «Questa volta non scherzeremo, prima siamo stati gentili» con chi ha violato la legge, se necessario sarà imposto un coprifuoco.
Blindati e agenti sono stati schierati alle uscite ed entrate dell'aeroporto del Cairo, intorno al Parlamento e nelle strade verso il palazzo del governo.

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