Kiev, Lunedì
27 Agosto 2012 - Per la
terza volta in 12 anni Vladimir Putin ha girato la boa dei «primi 100 giorni»
al Cremlino. A maggio 2012, l’inaugurazione del suo terzo mandato come
presidente era stata segnata dalle marce di protesta dell’opposizione
extraparlamentare.
IL CONTENIMENTO DEL DISSENSO. Il recente processo alle Pussy Riot e la relativa condanna per il gruppo punk a due anni in un campo di lavoro hanno gettato un’ulteriore ombra sul leader e sulla strategia di contenimento del dissenso che sta prendendo forme preoccupanti.
L'OMBRA DELLA REPRESSIONE. Fuori dai confini di Mosca, infatti, la visione sul ritorno dello zar nelle stanze del potere è legata a doppio filo con la repressione.
Ma la realtà interna è stratificata e complessa e Putin ha pensieri più stringenti delle ragazze incappucciate, su cui peraltro ha tenuto un basso profilo, intervenendo solo a Londra durante la sua visita alle Olimpiadi e chiedendo, per di più, un giudizio clemente.
IL CONTENIMENTO DEL DISSENSO. Il recente processo alle Pussy Riot e la relativa condanna per il gruppo punk a due anni in un campo di lavoro hanno gettato un’ulteriore ombra sul leader e sulla strategia di contenimento del dissenso che sta prendendo forme preoccupanti.
L'OMBRA DELLA REPRESSIONE. Fuori dai confini di Mosca, infatti, la visione sul ritorno dello zar nelle stanze del potere è legata a doppio filo con la repressione.
Ma la realtà interna è stratificata e complessa e Putin ha pensieri più stringenti delle ragazze incappucciate, su cui peraltro ha tenuto un basso profilo, intervenendo solo a Londra durante la sua visita alle Olimpiadi e chiedendo, per di più, un giudizio clemente.
Il 65% dei russi
approva il presidente
L’ultimo
sondaggio del Levada Center (il più indipendente istituto di ricerche russo),
pubblicato il 19 agosto, si concentra sulla figura del capo dello Stato e
indica che solo quattro russi su 100 provano antipatia o avversione per il
presidente. Il 65% dei cittadini infatti lo vede in maniera positiva, il 32% è
indifferente, l’8% non può dire nulla di buono.
LE PRIORITÀ DEL PAESE. Così, nei suoi primi 100 giorni al Cremlino Vladimir Vladimirovich - che un po’ di smalto ha comunque perso, se è vero che la popolarità non è più quella record dei mandati precedenti - si è preoccupato di riordinare un po’ le cose nella nuova casa, dove resterà per i prossimi sei anni, concentrandosi sui temi fondamentali per il Paese.
LA MESSA A PUNTO DELLA STRATEGIA. Secondo gli osservatori il nuovo Politburo 2.0 al vertice del quale è tornato Putin è ancora alla ricerca di una strategia ad ampio raggio che incida veramente sul piano politico, sociale ed economico.
Mentre la precedenza è stata data al riassetto degli equilibri interni e dei gruppi di potere che gravitano intorno al Cremlino, gli obiettivi devono ancora essere stabiliti con chiarezza così come le modalità per raggiungerli.
LE PRIORITÀ DEL PAESE. Così, nei suoi primi 100 giorni al Cremlino Vladimir Vladimirovich - che un po’ di smalto ha comunque perso, se è vero che la popolarità non è più quella record dei mandati precedenti - si è preoccupato di riordinare un po’ le cose nella nuova casa, dove resterà per i prossimi sei anni, concentrandosi sui temi fondamentali per il Paese.
LA MESSA A PUNTO DELLA STRATEGIA. Secondo gli osservatori il nuovo Politburo 2.0 al vertice del quale è tornato Putin è ancora alla ricerca di una strategia ad ampio raggio che incida veramente sul piano politico, sociale ed economico.
Mentre la precedenza è stata data al riassetto degli equilibri interni e dei gruppi di potere che gravitano intorno al Cremlino, gli obiettivi devono ancora essere stabiliti con chiarezza così come le modalità per raggiungerli.
Economia e
geopolitica in cima all'agenda del nuovo Politburo
Soprattutto
per quanto riguarda l'economia: il rischio che un’eventuale bancarotta europea
abbia effetti in Russia è lontano, ma il ricordo del default del 1998 non può
essere dimenticato.
IL DOSSIER SIRIANO. Anche la scacchiera geopolitica internazionale è in cima ai pensieri di Putin. La Russia vuole recuperare terreno: il dossier Siria sta allungando le distanze con Washington, anche se al Cremlino sa che Oltreoceano i toni sono quelli della campagna elettorale. Il presidente sta infine cercando un nuovo assetto anche per i rapporti con le ex repubbliche dell’Urss, Ucraina e Bielorussia in primis.
OPPOSIZIONE IN SECONDO PIANO. Il duello con l’opposizione, sempre sotto i riflettori internazionali, è invece al momento un tassello secondario del mosaico. Già da maggio la Duma ha completato le riforme avviate con Dimitri Medvedev: la nomina dall’alto dei governatori regionali è stata abolita e la legge per la registrazione dei partiti semplificata (adesso ne esistono 39 e 190 sono in lista d’attesa).
Ma a questi progressi si contrappone l’aumento della pressione esercitata dallo Stato come dimostrano le nuove leggi sulle Ong e la stretta sul controllo di internet.
IL DOSSIER SIRIANO. Anche la scacchiera geopolitica internazionale è in cima ai pensieri di Putin. La Russia vuole recuperare terreno: il dossier Siria sta allungando le distanze con Washington, anche se al Cremlino sa che Oltreoceano i toni sono quelli della campagna elettorale. Il presidente sta infine cercando un nuovo assetto anche per i rapporti con le ex repubbliche dell’Urss, Ucraina e Bielorussia in primis.
OPPOSIZIONE IN SECONDO PIANO. Il duello con l’opposizione, sempre sotto i riflettori internazionali, è invece al momento un tassello secondario del mosaico. Già da maggio la Duma ha completato le riforme avviate con Dimitri Medvedev: la nomina dall’alto dei governatori regionali è stata abolita e la legge per la registrazione dei partiti semplificata (adesso ne esistono 39 e 190 sono in lista d’attesa).
Ma a questi progressi si contrappone l’aumento della pressione esercitata dallo Stato come dimostrano le nuove leggi sulle Ong e la stretta sul controllo di internet.
Pussy Riot, isteria
mediatica occidentale
La Russia si
muove e reagisce secondo ritmi e regole diversi da quelli dell’Occidente.
Sempre citando la ricerca del Levada Center, alla domanda su chi potrebbe sostituire Vladimir Putin al Cremlino il nome più citato è quello del numero uno del partito comunista Gennadi Zyuganov (12%), seguito da Medvedev (10%).
NAVALNY E NEMZOV IN CALO. Il blogger Alexey Navalny e l’ex viceprimo ministro Boris Nemzov, che i media internazionali definiscono leader dell’opposizione, hanno ottenuto meno dell’1% dei consensi.
Mentre per quanto riguarda l’opposizione, tra i leader in testa c’è sempre Zyuganov (16%) a braccetto con il populista Vladimir Zhirinovski (12%).
Ecco perché Putin se ne è stato tranquillo e non ha reagito a quella che è percepita come un’isteria mediatica tipicamente occidentale sul caso Pussy Riot.
L'ATTESA PER I RISULTATI ELETTORALI. Per il presidente è stata tutto sommato un’estate tranquilla. E anche in vista dell’autunno, nonostante la manifestazione annunciata dall’opposizione a Mosca per il 15 settembre, non si scomporrà, rimanendo in attesa dei risultati delle presidenziali Usa. E, soprattutto, di quelli che arriveranno dai «giardini di casa»: Bielorussia, Ucraina e Georgia. (Stefano Grazioli)
Sempre citando la ricerca del Levada Center, alla domanda su chi potrebbe sostituire Vladimir Putin al Cremlino il nome più citato è quello del numero uno del partito comunista Gennadi Zyuganov (12%), seguito da Medvedev (10%).
NAVALNY E NEMZOV IN CALO. Il blogger Alexey Navalny e l’ex viceprimo ministro Boris Nemzov, che i media internazionali definiscono leader dell’opposizione, hanno ottenuto meno dell’1% dei consensi.
Mentre per quanto riguarda l’opposizione, tra i leader in testa c’è sempre Zyuganov (16%) a braccetto con il populista Vladimir Zhirinovski (12%).
Ecco perché Putin se ne è stato tranquillo e non ha reagito a quella che è percepita come un’isteria mediatica tipicamente occidentale sul caso Pussy Riot.
L'ATTESA PER I RISULTATI ELETTORALI. Per il presidente è stata tutto sommato un’estate tranquilla. E anche in vista dell’autunno, nonostante la manifestazione annunciata dall’opposizione a Mosca per il 15 settembre, non si scomporrà, rimanendo in attesa dei risultati delle presidenziali Usa. E, soprattutto, di quelli che arriveranno dai «giardini di casa»: Bielorussia, Ucraina e Georgia. (Stefano Grazioli)
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