Lucia
Magi/Tereixa Constenla 10 agosto 2012 EL PAIS MADRID
La crisi dell’euro non è la guerra
del Peloponneso. Eppure con i suoi partigiani civilizzati (che siano uomini in
nero o visionari in bianco) la recessione minaccia gli equilibri mondiali. Alla
fine l’Europa potrà anche salvarsi, ma di sicuro non sarà più la stessa, come
non lo saranno i suoi cittadini e il suo patrimonio.
Quando non c’è denaro per pagare le
pensioni, sembra frivolo pretenderne per proteggere le pietre. Ma il patrimonio
greco merita rispetto. Su quelle pietre, infatti, è stato costruito un sistema
politico di respiro universale chiamato democrazia e con esso una certa idea
dell’Europa.
Oggi anche le pietre sono in
pericolo. Curiosamente, dove un tempo prosperavano civiltà che hanno fatto la
storia della cultura e dell’arte occidentale, oggi ci sono paesi in grande
difficoltà, martoriati da un inarrestabile ciclo fatto di crisi, tagli e nuove
crisi. Tra Grecia, Italia, Spagna e Portogallo troviamo 122 luoghi dichiarati patrimonio dell’umanità
dall’Unesco (il 13 per cento del totale). La gloria antica di costruzioni come
il Colosseo di Roma lascerà il passo a un avvenire incerto?
Il grande anfiteatro romano fatto
costruire da Vespasiano sta perdendo una pietra dopo l’altra e sotto gli occhi
inorriditi degli italiani si è inclinato di 40 centimetri, soprattutto a causa
del traffico intenso. Il problema è che le casse dello stato sono vuote, e il
restauro dell’opera inaugurata dall’imperatore Tito con 100 giorni di festa sarà
possibile solo grazie ai 25 milioni di euro sborsati dall’imprenditore Diego
della Valle. Anche la bella Venezia ha dovuto curare i suoi acciacchi
rivolgendosi a un medico privato: Il gioielliere Bulgari, grazie ad alcune
pubblicità, ha finanziato la ristrutturazione del Ponte dei sospiri.
L’Italia è il paese con il più alto
numero di siti protetti dall’Unesco (47), ma anche un esempio lampante di come
la storia non sempre vada a braccetto con il progresso. Il bilancio del
ministero della cultura italiano è passato da 2,3 miliardi nel 2001 a 1,4
miliardi nel 2012.
E intanto siti come Pompei (ma anche
altri meno famosi) stanno cadendo a pezzi. Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo,
giornalisti del Correire
della Sera, hanno citato numerosi esempi del crepuscolo delle arti
nel loro Vandali,
l’assalto alle bellezze d’Italia. “Le uniche ricchezze che
abbiamo, il paesaggio, i siti archeologici, i musei, i borghi medievali, la
bellezza, sono sotto attacco. Proprio il settore che avrebbe potuto essere il
tesoro del paese in questo momento di crisi”, scrive con amarezza Stella.
L’Europa, insomma, si sta sfaldando
proprio nei luoghi dove è nata. La Germania, nel diciannovesimo secolo
innamorata della storia e della cultura greca e latina, ora guarda alla Grecia
come fosse un piede in cancrena che ormai è necessario amputare. I tagli
imposti al paese svuotano le casse delle istituzioni pubbliche e private. Il
bilancio del ministero della cultura greco è diminuito del 35 per cento, e per
il 2013-2014 si prevedono altri tagli. Questo significa meno risorse per
proteggere e custodire il patrimonio.
A questo punto è facile che si ripeta
quanto accaduto lo scorso 5 marzo nel museo di Olimpia, dove una rapina a mano
armata ha evidenziato le conseguenze del taglio del personale e delle risorse.
A febbraio sono stati rubati un Picasso e un Mondrian dalla Galleria nazionale
di Atene, custodita da una sola guardia.
“I monumenti non hanno voce, possono
contare soltanto su di noi”, spiegano gli archeologi greci, preoccupati
dall’abbandono dell’enorme patrimonio del paese: 17 siti nella lista
dell’Unesco, 210 musei e collezioni di antichità, 250 siti archeologici e più
di 1.900 monumenti storici.
Modelli
virtuosi
E la Spagna? Nel secondo paese più
protetto dall’Unesco (44 siti), dal passato glorioso ma dal futuro incerto, la
situazione è paradossale: si conserva peggio ma si abbatte meno. Secondo Víctor
Fernández Salinas – professore di Geografia umana all’Università di Siviglia e
segretario del comitato spagnolo di Icomos, organismo internazionale non
governativo finanziato dall’Unesco – la crisi ha anche un effetto benefico. La
speculazione selvaggia si è infatti arrestata, e con essa le principali minacce
al patrimonio spagnolo. “Prima i danni più gravi venivano da progetti
urbanistici derivanti dalla speculazione, come campi da golf o grattacieli”,
spiega.
Nel sud la cinta si stringe fino
all’asfissia, ma ci sono anche altri modelli. La Francia, che non è certo in
una situazione economica florida, ha posto un limite ai tagli alla
conservazione del patrimonio. Nel 2012 sono stati stanziati 380,7 milioni di
euro, lo 0,2 per cento in meno rispetto all’anno scorso. Ancora una volta però
la Francia rappresenta un’eccezione. Oltre a un’inclinazione di 43 centimetri
del Big Ben, l’English Heritage (l’ente governativo incaricato della cura del
patrimonio nel Regno Unito) segnala 3.168 monumenti in pericolo, alcuni dei
quali richiedono “investimenti significativi”.
In questa Europa a varie velocità,
la Germania va per la sua strada anche nel settore della cultura. La crisi non
ha minimamente intaccato i bilanci delle istituzioni culturali, che secondo
l’Ufficio federale di statistica Destatis hanno continuato ad aumentare dal
2008. Nel paese ci sono più di seimila musei convenzionati, 150 teatri di prosa
e 130 orchestre, oltre a 84 teatri dell’opera (in 81 località).
A maggio il democristiano Bernd
Naumann (Cdu), commissario alla cultura nel secondo governo Merkel, ha rilasciato
una dichiarazione che ad altre latitudini sarebbe impensabile: “In questi tempi
di disorientamento sarebbe un errore tagliare i bilanci alla cultura”. In
Germania “c’è più gente nei musei che negli stadi di calcio”. (Traduzione di Andrea
Sparacino)
La mappa dei tagli all’arte in Europa
“La
cultura ha sempre avuto grandi probabilità di essere esposta ai tagli della
spesa, ma quanto è grande l’impatto dell’austerity sulle arti?”. Così inizia un
articolo del Guardian che lancia – insieme ai quotidiani La Stampa
(Italia), El País
(Spagna), Süddeutsche
Zeitung (Germania), Gazeta
Wyborcza (Polonia) e Le Monde
(Francia) – un progetto europeo finalizzato a registrare e mappare quali
programmi creativi siano stati tagliati a causa della crisi finanziaria. Una mappa interattiva mostra dove le iniziative artistiche sono
maggiormente a rischio e i lettori sono invitati a spedire per posta
elettronica i dettagli di loro conoscenza sulle istituzioni compromesse.
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