Alessandro
Da Rold - 6 agosto 2012 – L’Inkiesta
C'era una
volta Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, ex pm di Tangentopoli,
che a chi proponeva di intitolare una via a Bettino Craxi a Milano rispondeva:
«Ci scrivano sotto condannato e latitante». C'era un Tonino, una volta, che pur
di attaccare il presidente di regione Lombardia Roberto Formigoni sul caso
Daccò diceva: «Fai come Craxi». C'era una volta, un Di Pietro, che nel 2010, 19
gennaio, attaccava il presidente Giorgio Napolitano che aveva inviato una
lettera alla moglie del leader del Psi nell'anniversario della sua scomparsa:
«Craxi? Qui osanniamo un delinquente. Un cattivo esempio per i giovani». C'era,
perché adesso Tonino pare aver cambiato idea.
In un'intervista a Oggi
di questa settimana, infatti, Tonino ha trovato una nuova versione su Craxi,
per attaccare il presidente della Repubblica. «Ci sono due Napolitano: quello
che ci racconta oggi la pubblicistica ufficiale, il limpido garante della
Costituzione, e quello che raccontò l'imputato Bettino Craxi in un
interrogatorio formale, reso, nel 1993, durante una pubblica udienza del
processo Enimont", ha detto al settimanale. "Craxi descriveva quel
Napolitano come un uomo molto attento al sistema della Prima repubblica specie
coltivando i suoi rapporti con Mosca. «Credo che in quell'interrogatorio
formale che io condussi davanti al giudice, Craxi stesse rivelando - ha
sostenuto Di Pietro - fatti veri perché accusò pure se stesso e poi gli altri
di finanziamento illecito dei partiti. Ora delle due l'una: o quei fatti
raccontati non avevano rilevanza penale oppure non vedo perché si sia usato il
sistema dei due pesi e delle due misure». Abbiamo sentito bene «fatti veri»?Ci viene da ricordare, così, un'intervista a Tiziana Parenti, ex pm del pool di Mani Pulite che seguì il filone delle tangenti rosse, concessa alla Stampa l'anno scorso. Alla domanda "E Di Pietro il fustigatore?», ecco la risposta di Titti La Rossa: «Di Pietro è stata la persona che più di altri ha impedito di capire. La politica non è solo censura verso questo o quest’altro, ma fantasia, coraggio, capacità di costruire con gli altri».
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