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sabato 13 aprile 2013

RUSSIA/USA - La guerra fredda delle liste


Mosca diffonde l'elenco Guantanamo.

Sabato, 13 Aprile 2013 - È scontro a suon di liste nere tra Mosca e Washington. La Casa Bianca ha diffuso la 'lista Magnitski' per mettere al bando, congelandone i beni,  i 18 funzionari russi ritenuti coinvolti a vario titolo nella morte dell'avvocato anti corruzione Serghiei Magnitski e in altri casi di violazione dei diritti umani. E allora Mosca ha risposto diramando una lista Guantanamo con un uguale numero di nominativi di vittime di abusi da parte delle autorità Usa. Una guerra fredda mediatica, a colpi di accuse sui diritti umani.
Diversi indizi, però, lasciano pensare che Obama e Putin abbiano cercato di ridurre al minimo i danni di una crisi innegabile per non compromettere definitivamente il già offuscato 'reset' russo-americano, alla vigilia dell'arrivo a Mosca del consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Tom Donilon, incaricato di testare la volontà del Cremlino di migliorare i rapporti, anche nel campo del disarmo.
Il presidente Usa, infatti, ha escluso dalla lista alti funzionari legati strettamente alla cerchia di Putin, diminuendo il numero dei nomi da 60 a, appunto, 18. E ha mantenuto segreto, per ragioni di sicurezza nazionale, un altro elenco di oligarchi con le mani sporche: tra questi, secondo il New York Times, ci sarebbe il controverso presidente ceceno Ramzan Kadyrov.
 I 'TORTURATORI' DI BUSH. Anche il Cremlino ha moderato la sua reazione, prendendo di mira esponenti della precedente amministrazione Bush e concentrando il fuoco delle polemiche contro i parlamentari «russofobi» americani, e non contro Obama. Nella blacklist russa figurano quattro tra ex alti funzionari ed ex alti ufficiali americani sospettati di violazioni dei diritti dell'uomo nella base di Guantanamo, in particolare della «legalizzazione delle torture».
Si tratta di David Spears Addington, capo di gabinetto dell'allora vicepresidente Usa Dick Cheney, John Choon Yoo, un ex legale del ministero della Giustizia dal 2001 al 2003, Geoffry Miller, comandante della task force a Guantanamo nel 2002-2003 implicato anche nei interrogatori della famigerata prigione irachena di Abu Ghraib, e di Jeffrey Harbeson, suo successore dal 2010 al 2012, nel primo mandato Obama.
MAGISTRATI E AGENTI ANTITRAFFICANTI. Le altre 14 persone bandite appartengono invece alla categoria di coloro che, secondo Mosca, hanno violato i diritti e le libertà di cittadini russi all'estero: si tratta di magistrati, in gran parte di un distretto giudiziario di New York, agenti dell'Fbi e dell'antidroga americana (Dea). Tra loro anche quanti si sono occupati dei procedimenti che hanno portato alla condanna in Usa a 25 anni del trafficante di armi Viktor Bout e a 20 anni del trafficante di droga Konstantin Iaroshenko.

Mosca avverte: nessuna lezione da chi si è macchiato dei crimini di Guantanamo


«Sotto la pressione di membri russofobi del Congresso Usa, è stato inferto un duro colpo alle relazioni bilaterali e alla fiducia reciproca», ha commentato il ministero degli Esteri russo. «La guerra delle liste non è una nostra scelta, ma non possiamo in alcun modo ignorare questo aperto ricatto senza una risposta», ha aggiunto. «Per i parlamentari americani è tempo di capire che costruire relazioni con un Paese come la Russia in una posizione di mentore e di palese diktat non ha alcuna prospettiva», ha concluso.
MAGNITSKI, LE ACCUSE DELLA FAMIGLIA. A far scoppiare la nuova 'mini guerra fredda' è stato il caso Magnitski: un avvocato russo morto in cella nel 2009 in circostanze controverse - privato delle cure mediche e torturato secondo la famiglia e i difensori dei diritti umani - dopo essere stato fatto arrestare dagli stessi funzionari che aveva denunciato per una presunta truffa da 230 milioni di euro ai danni dello Stato russo.
Nessuno è stato indagato per quella morte e ora Magnitski è oggetto di un kafkiano processo postumo.
Il Cremlino ritiene che gli Usa usino il pretesto dei diritti umani per interferire nella politica interna. E ha reagito con la legge che obbliga le organizzazioni non governative finanziate dall'estero a registrarsi con la definizione di staliniana memoria di «agente straniero». E in ogni caso, hanno fatto capire le autorità di Mosca, la Russia non accetta lezioni da chi si è macchiato della «vergogna» di Guantanamo.

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