Bersani se
l’è presa con i traditori. In un partito la fine del percorso comune è
segnata dal maramaldeggiare sul leader sconfitto (in questo caso lo stesso
Bersani) e nel dare la caccia a chi si è sottratto, limpidamente o
subdolamente, alla disciplina. Leggo anche sulla “Repubblica” che Matteo
Orfini, uno dei giovani turchi corresponsabili di questo disastro, si chiama
fuori indicando nel vecchio gruppo dirigente la causa della debacle. Ognuno
salva se stesso pur di non vedere le cose più semplici. La prima è purtroppo il
fallimento del progetto Pd.
PD, PARTITO INVENTATO
Non c’era
nella cultura e nella storia italiana la necessità di un partito così. Il tema
del riformismo, senza declinarlo in qualche modo, è senza senso. Cofferati
disse addirittura che “il riformismo è una parola malata”. Prima del Pd eravano
sul punto di trasformare i Ds in un vero partito socialdemocratico, ancorchè
non delle dimensioni europee, e si poteva immaginare che le tante spinte
centriste opposte a Berlusconi si sarebbero potute aggregare attorno alla
Margherita. Abbiamo subito il ricatto di Prodi. Ecco come è finita, anche per
lui. E’ storia passata.
UN CODICE GENETICO “FAI DA TE”
La storia
recente è che il Pd ha cambiato tre segretari e ogniuno ha portato non già la
sua linea, cosa normale, ma una sua idea di partito, cioè ha scoperto nuovi
geni per un partito che era sempre lo stesso. C’è stato poi l’affollarsi di una
vecchia classe dirigente incapace di provocare un vero rinnovamento,
selezionando cioè il nuovo non attraverso le segreterie dei leader (vero Orfini
e Fassina?) ma nel fuoco del dibattito pubblico. Ma anche questa è una storia
vecchia. L’unica cosa che non si può dire , neppure a un Bersani che merita
rispetto di fronte a un fallimento che resterà nei libri di storia, è che è
tutto avvenuto per colpa dei traditori.
PRODI
Prodi non è
mai stato l’uomo che ha unito l’area di centro-sinistra. Altri hanno
lavorato per lui, ma lui è sempre stato una personalità divisiva, persino
sprezzante, convinto di dover guidare un popolo senza mai fare la fatica di
radunarlo. Nasce da qui la ripulsa di tanti parlamentari. Oggi il Pd dovrebbe
avviarsi a un congresso che, se non emergono idee forti o figure
carismatiche, potrà essere il congresso di scioglimento. In fondo sta succedendo
con ventanni di ritardo quel che successe al popolo democristiano e socialista
dopo Tangentopoli. Cioè la scomparsa dell’ “idem sentire”, anche l’incapacità
collettiva di leggere la storia comune. La sinistra diventa un fatto
soggettivo, quindi ” tana liberi tutti”. Qualcuno se ne andrà con Renzi, che
ieri ha si è intestato la sconfitta di Prodi, qualcuno andrà con Barca.
Molti resteranno a casa. Berlusconi e Grillo ringrazieranno. Questo accade
perchè la sinistra è stata per troppi anni, e per la paura di mostrarsi
revisionista e per odio anti-socialista, affascinata dal nuovismo rifiutando la
familiarità con i partiti socialisti europei da cui avrebbe imparato tante
cose, fra cui come comportarsi dignitosamente quando si perde.
Peppino
Caldarola
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