Pensare Globale e Agire Locale

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sabato 20 aprile 2013

ITALIA - Il Pd non l’hanno distrutto i traditori


Bersani se l’è presa con i traditori. In un partito la fine del percorso comune è segnata dal maramaldeggiare sul leader sconfitto (in questo caso lo stesso Bersani) e nel dare la caccia a chi si è sottratto, limpidamente o subdolamente, alla disciplina. Leggo anche sulla “Repubblica” che Matteo Orfini, uno dei giovani turchi corresponsabili di questo disastro, si chiama fuori indicando nel vecchio gruppo dirigente la causa della debacle. Ognuno salva se stesso pur di non vedere le cose più semplici. La prima è purtroppo il fallimento del progetto Pd.

PD, PARTITO INVENTATO

Non c’era nella cultura e nella storia italiana la necessità di un partito così. Il tema del riformismo, senza declinarlo in qualche modo, è senza senso. Cofferati disse addirittura che “il riformismo è una parola malata”. Prima del Pd eravano sul punto di trasformare i Ds in un vero partito socialdemocratico, ancorchè non delle dimensioni europee, e si poteva immaginare che le tante spinte centriste opposte a Berlusconi si sarebbero potute aggregare attorno alla Margherita. Abbiamo subito il ricatto di Prodi. Ecco come è finita, anche per lui. E’ storia passata.

UN CODICE GENETICO “FAI DA TE”

La storia recente è che il Pd ha cambiato tre segretari e ogniuno ha portato non già la sua linea, cosa normale, ma una sua idea di partito, cioè ha scoperto nuovi geni per un partito che era sempre lo stesso. C’è stato poi l’affollarsi di una vecchia classe dirigente incapace di provocare un vero rinnovamento, selezionando cioè il nuovo non attraverso le segreterie dei leader (vero Orfini e Fassina?) ma nel fuoco del dibattito pubblico. Ma anche questa è una storia vecchia. L’unica cosa che non si può dire , neppure a un Bersani che merita rispetto di fronte a un fallimento che resterà nei libri di storia, è che è tutto avvenuto per colpa dei traditori.

PRODI

Prodi non è mai stato l’uomo che ha unito l’area di centro-sinistra. Altri hanno lavorato per lui, ma lui è sempre stato una personalità divisiva, persino sprezzante, convinto di dover guidare un popolo senza mai fare la fatica di radunarlo. Nasce da qui la ripulsa di tanti parlamentari. Oggi il Pd dovrebbe avviarsi a un congresso che, se non  emergono idee forti o figure carismatiche, potrà essere il congresso di scioglimento. In fondo sta succedendo con ventanni di ritardo quel che successe al popolo democristiano e socialista dopo Tangentopoli. Cioè la scomparsa dell’ “idem sentire”, anche l’incapacità collettiva di leggere  la storia comune. La sinistra diventa un fatto soggettivo, quindi ” tana liberi tutti”. Qualcuno se ne andrà con Renzi, che ieri ha  si è intestato la sconfitta di Prodi, qualcuno andrà con Barca. Molti resteranno a casa. Berlusconi e Grillo ringrazieranno. Questo accade perchè la sinistra è stata per troppi anni, e per la paura di mostrarsi revisionista e per odio anti-socialista, affascinata dal nuovismo rifiutando la familiarità con i partiti socialisti europei da cui avrebbe imparato tante cose, fra cui come comportarsi dignitosamente quando si perde.

Peppino Caldarola

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