Giovani e senior. Tutti delusi dal
sistema. Traslocano in Canada e in Cina. Ma anche in Australia e Sudamerica. Le
storie e le esperienze di chi si è lasciato il Paese alle spalle.
di Giovanna
Faggionato
Sabato, 27
Aprile 2013 - La diaspora
non conosce battute d'arresto. Gli italiani scappano dall'Italia al ritmo di
quasi 200 mila all'anno. Sono donne e uomini in fuga da un Paese chino su se
stesso, svuotato di energia e incapace di futuro.
4 MILIONI DI ESPATRIATI. Alla fine del 2012, l'Anagrafe degli italiani all'estero del ministero dell'Interno contava 4 milioni e 340 mila espatriati. Come se la popolazione di Roma e dintorni avesse deciso in blocco di cambiare nazione. Nella nuova fuga le regioni di provenienza contano sempre meno. Il Lazio è il terzo polo per numero di partenze, dietro a Sicilia e Campania. Poi ci sono la Puglia e la Lombardia, seguite da Veneto e Piemonte. Per dare un'idea, nel 1992, quando al governo c'era Giuliano Amato, tornato alla ribalta delle cronache come una riserva della Repubblica, l'Aire registrò 122 mila nuove iscrizioni.
AUMENTO DEL 12% L'ANNO. Da allora nelle cifre degli espatriati si può leggere la stagnazione del Paese. Ogni crisi è stata anticipata da fughe preventive e seguita da ondate di partenze per rassegnazione. Nel 2006 si è toccato il picco di 253.968 migranti. E dal 2008 al 2012 gli addii sono aumentati ad un tasso del 12% annuo.
4 MILIONI DI ESPATRIATI. Alla fine del 2012, l'Anagrafe degli italiani all'estero del ministero dell'Interno contava 4 milioni e 340 mila espatriati. Come se la popolazione di Roma e dintorni avesse deciso in blocco di cambiare nazione. Nella nuova fuga le regioni di provenienza contano sempre meno. Il Lazio è il terzo polo per numero di partenze, dietro a Sicilia e Campania. Poi ci sono la Puglia e la Lombardia, seguite da Veneto e Piemonte. Per dare un'idea, nel 1992, quando al governo c'era Giuliano Amato, tornato alla ribalta delle cronache come una riserva della Repubblica, l'Aire registrò 122 mila nuove iscrizioni.
AUMENTO DEL 12% L'ANNO. Da allora nelle cifre degli espatriati si può leggere la stagnazione del Paese. Ogni crisi è stata anticipata da fughe preventive e seguita da ondate di partenze per rassegnazione. Nel 2006 si è toccato il picco di 253.968 migranti. E dal 2008 al 2012 gli addii sono aumentati ad un tasso del 12% annuo.
Boom dell'emigrazione
in Canada: + 29% in quattro anni
Le mete
sono quelle di sempre. Le vie tracciate dai nonni emigrati prima del boom
economico, prima del mito della Vespa e di via Veneto. Argentina e Germania, i
nemici-amici con nazionali eroiche da sfidare negli stadi, sono ancora le
nazioni più gettonate con, rispettivamente, 691 mila e 652 mila presenze. Poi
vengono Svizzera, Francia, Brasile, Belgio e Stati Uniti. Negli ultimi quattro
anni le partenze per Buenos Aires e Berlino sono aumentate rispettivamente del
20,7% e del 7,3%.
Ma altri orizzonti hanno fatto breccia tra gli italiani in fuga. Per il Canada, per esempio, è vero boom: i connazionali residenti sono aumentati del 29% in quattro anni. In Cina sono cresciuti a un tasso ancor più sorprendente (+ 61%), ma i residenti (cioè quelli che si sono registrati negli elenchi) si fermano sotto quota 7 mila.
LA GERMANIA CERCA FORZA LAVORO. Anche la crisi contribuisce a plasmare i flussi migratori. E in qualche caso sono i governi a incanalarli. In Europa si assiste a una triste transumanza dai Paesi più deboli a quelli più forti dell'Unione.
Nel 2013, per esempio, attraverso la piattaforma Eures, l'agenzia europea che si occupa di mobilità, il governo di Berlino ha lanciato anche in Italia The Job of my life (il lavoro della mia vita).
Un programma coordinato dai ministeri del Lavoro italiano e tedesco per il reclutamento di giovani italiani dai 18 ai 35 anni (in alcune eccezioni a 40 anni) per contratti di apprendistato trasformabili a tempo indeterminato.
7 MILA CURRICULUM ALLE SELEZIONI. Prima di approdare in Italia, il progetto di Berlino ha fatto il tour dei Pigs europei, toccando Irlanda, Portogallo e Spagna. «Le selezioni», ha spiegato a Lettera43.it, Carmen Nettis, dello sportello Eures Italia del ministero di Roma, «sono iniziate a febbraio e si sono chiuse ad aprile». In circa tre mesi, sono stati raccolti 7 mila curriculum.
Ma altri orizzonti hanno fatto breccia tra gli italiani in fuga. Per il Canada, per esempio, è vero boom: i connazionali residenti sono aumentati del 29% in quattro anni. In Cina sono cresciuti a un tasso ancor più sorprendente (+ 61%), ma i residenti (cioè quelli che si sono registrati negli elenchi) si fermano sotto quota 7 mila.
LA GERMANIA CERCA FORZA LAVORO. Anche la crisi contribuisce a plasmare i flussi migratori. E in qualche caso sono i governi a incanalarli. In Europa si assiste a una triste transumanza dai Paesi più deboli a quelli più forti dell'Unione.
Nel 2013, per esempio, attraverso la piattaforma Eures, l'agenzia europea che si occupa di mobilità, il governo di Berlino ha lanciato anche in Italia The Job of my life (il lavoro della mia vita).
Un programma coordinato dai ministeri del Lavoro italiano e tedesco per il reclutamento di giovani italiani dai 18 ai 35 anni (in alcune eccezioni a 40 anni) per contratti di apprendistato trasformabili a tempo indeterminato.
7 MILA CURRICULUM ALLE SELEZIONI. Prima di approdare in Italia, il progetto di Berlino ha fatto il tour dei Pigs europei, toccando Irlanda, Portogallo e Spagna. «Le selezioni», ha spiegato a Lettera43.it, Carmen Nettis, dello sportello Eures Italia del ministero di Roma, «sono iniziate a febbraio e si sono chiuse ad aprile». In circa tre mesi, sono stati raccolti 7 mila curriculum.
I nuovi migranti:
giovani con competenze spendibili, imprenditori e famiglie intere
Cambiano i
viaggi, ma soprattutto cambiano i viaggiatori. Una volta partivano solo i
giovani laureati sfornati da un sistema universitario inefficiente e fondato su
promesse impossibili da mantenere. Ora invece, sono ragazzi con competenze
spendibili su molti mercati, ma stanchi di un Paese faticoso e soprattutto di
una condanna alla precarietà eterna.
Diego e Jlenia, per esempio, hanno scelto il Canada, Paese freddo e civile: «Non ci ritrovavamo più in quest'Italia», hanno spiegato a Lettera43.it. Sono partiti nel 2011, grazie al visto working holiday (vacanza lavoro) con il quale Ottawa importa abitanti e braccia per le praterie e le città del Nord. La loro avventura raccontata in un blog ha attirato l'attenzione di talmente tanti italiani desiderosi di andarsene che oggi la giovane coppia tiene vere e proprie conferenze sui passi da compiere e gli errori da evitare di fronte a centinaia di potenziali migranti.
DALLA CINA ALL'AUSTRALIA. Ma c'è anche Jacopo, partito per scoprire le viscere della Cina, la nuova fabbrica del mondo e oggi dottorando a Hong Kong
Diego e Jlenia, per esempio, hanno scelto il Canada, Paese freddo e civile: «Non ci ritrovavamo più in quest'Italia», hanno spiegato a Lettera43.it. Sono partiti nel 2011, grazie al visto working holiday (vacanza lavoro) con il quale Ottawa importa abitanti e braccia per le praterie e le città del Nord. La loro avventura raccontata in un blog ha attirato l'attenzione di talmente tanti italiani desiderosi di andarsene che oggi la giovane coppia tiene vere e proprie conferenze sui passi da compiere e gli errori da evitare di fronte a centinaia di potenziali migranti.
DALLA CINA ALL'AUSTRALIA. Ma c'è anche Jacopo, partito per scoprire le viscere della Cina, la nuova fabbrica del mondo e oggi dottorando a Hong Kong
O Silvia
giornalista scappata dall'Italia per sfuggire alla crisi dell'editoria e
emigrata a Londra con il compagno per rimettersi in gioco e ricominciare da
zero. Ma non è pentita della scelta fatta, anzi. A confortarla c'è la
consapevolezza di avere delle chance davanti. Lei intanto si prepara a
coglierle tutte.
E poi Marco, oggi consulente per le piccole e medie imprese argentine che vive a Buenos Aires in un appartamento con terrazza e piscina in comune con gli altri condomini spendendo 330 euro al mese e spiega i pro e i contro della ricetta populista di Cristina Kirchner
Non solo giovani, A lasciare l'Italia oggi sono
anche intere famiglie volate in Australia nonostante i contratti a tempo
indeterminato in tasca. Come hanno fatto Sara, Manuel e i loro tre figli E poi Marco, oggi consulente per le piccole e medie imprese argentine che vive a Buenos Aires in un appartamento con terrazza e piscina in comune con gli altri condomini spendendo 330 euro al mese e spiega i pro e i contro della ricetta populista di Cristina Kirchner
Ma c'è anche chi ha scelto di lasciare il Paese per dimenticare l'amarezza della perdita di lavoro optando per il volontariato. Come ha fatto Claudia, che a 59 anni e zero prospettive in Italia, visto che con la riforma Fornero, in pensione non ci potrà andare prima del 2021, ha trovato la forza ricostruirsi un'altra vita in Zanzibar. A servizio degli altri
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