Pensare Globale e Agire Locale

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martedì 9 aprile 2013

ITALIA - Napolitano pro larghe intese e contro Grillo


Giorgio Napolitano loda il coraggio che portò alle larghe intese nel 1976, lanciando un messaggio a tutte le forze politiche di oggi, e sembra riferirsi a Beppe Grillo nel criticare alcune “campagne moralizzatrici”, come quella annunciata oggi dal Movimento 5 Stelle.

In occasione della commemorazione al Senato di Gerardo Chiaromonte, storico dirigente del Pci e tra i principali artefici negli anni Settanta della collaborazione di governo tra Dc e Pci, il capo dello Stato ha ricordato: Nel 1976 “ci volle coraggio per quella scelta di inedita larga intesa e solidarietà, imposta da minacce e prove che per l’Italia si chiamano inflazione e situazione finanziaria fuori controllo e aggressione terroristica allo Stato democratico come degenerazione ultima dell’estremismo demagogico”.

In conclusione del suo intervento, il Presidente della Repubblica ha poi parlato di “certe campagne che si vorrebbero moralizzatrici in realtà si rivelano, nel loro fanatismo, negatrici e distruttive della politica”. Nella lezione del dirigente comunista, secondo Napolitano, c’è “la visione, innanzitutto, della politica come responsabilità cui non ci si può sottrarre”.

Napolitano, Bersani, Berlusconi, Grillo e l’ombra di Aldo Moro

08 - 04 – 2013 - Il 1976 è un anno lontanissimo nella memoria dei più. Politicamente rappresenta un periodo distante eppure vicino. Napolitano ha voluto ricordare questa tragica ed insieme esaltante pagina di storia per sottolineare il coraggio di “quella” classe dirigente che seppe far fronte ad una stagione di emergenza istituzionale ed economica. L’Italia allora era ancora alle prese con le conseguenze nefaste della crisi petrolifera del 1973. Inflazione e recessione erano parole diffuse come oggi lo è il termine ‘spread’. La società ribolliva e la lotta politica era particolarmente dura. Erano gli anni del terrorismo e delle Brigate Rosse in un Paese che era di frontiera in un mondo diviso in due blocchi e in piena guerra fredda.

Nelle elezioni del 1976 il segretario del Pci, Enrico Berlinguer, propose agli elettori una politica di “compromesso storico”. Era una posizione speculare e conseguente a quella della Dc. Aldo Moro prefigurava infatti una ”terza fase” con la possibilità di una alternanza vera e propria con Botteghe Oscure e quindi il passaggio da una democrazia bloccata ad una ‘normale’. Sia la Dc che il Pci aumentarono il loro consenso e quasi pareggiarono (rispettivamente 38% e 34%). Il governo della Solidarietà Nazionale a guida Andreotti nacque così e la risposta delle BR fu tremenda. Il giorno della presentazione alle Camere del nuovo esecutivo, Moro fu rapito e successivamente ucciso. Quella barbarie finì per condizionare tutta la storia successiva. La terza fase non arrivò mai: il muro di Berlino cadde prima.

Le parole di Napolitano non sembrano voler riproporre banalmente quella forma di governo (monocolore di minoranza, allora Dc e oggi Pd, con appoggio esterno delle principali forze parlamentari). Il coraggio di cui parla il Capo dello Stato è quello dei grandi leader che sacrificarono la loro vita per la democrazia italiana. Dopo Moro, nessuno ha saputo e voluto raccogliere questa sfida. Sapranno Grillo, Monti, Berlusconi e Bersani anteporre l’interesse del Paese a quello dei loro partiti?

Paolo Messa

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