Violante: «Niente preferenze».
Venerdì, 10 Febbraio 2012 - Una legge elettorale che metta alle corde, una volta per tutte, i partiti più piccoli.
È questo il punto centrale della prima intesa tra Partito democratico (Pd) e Popolo della libertà (Pdl): «Evitare la frantumazione della rappresentanza parlamentare e mantenere un impianto tendenzialmente bipolare», per dirlo con le parole utilizzate nel comunicato pubblicato al termine del colloquio tra le due delegazioni.
Una legge elettorale, insomma, che accentui il più possibile il bipolarismo esistente Pd-Pdl, con un occhio di riguardo ai centristi visto che da loro non si può prescindere.
È questo il punto centrale della prima intesa tra Partito democratico (Pd) e Popolo della libertà (Pdl): «Evitare la frantumazione della rappresentanza parlamentare e mantenere un impianto tendenzialmente bipolare», per dirlo con le parole utilizzate nel comunicato pubblicato al termine del colloquio tra le due delegazioni.
Una legge elettorale, insomma, che accentui il più possibile il bipolarismo esistente Pd-Pdl, con un occhio di riguardo ai centristi visto che da loro non si può prescindere.
IL PD CHIEDE: NIENTE PREFERENZE. In questo contesto, sono due le condizioni poste dal Pd: la legge deve essere riscritta, di modo che non somigli al «Porcellum», e non deve prevedere preferenze perché, come ha spiegato Luciano Violante, «aumentano i costi della politica e premiano le clientele».
La proposta del Pd prevede un ritorno al vecchio proporzionale. I deputati eletti direttamente sarebbero 464 contro i 630 che siedono alla Camera.
Ci sarebbe uno sbarramento attorno all’8-10% per avere accesso a una sorta di premio di 140 seggi da dividersi tra i partiti maggiori. Altri 12 i seggi resterebbero riservati agli italiani all’estero. E gli ultimi 14 verrebbero destinati alle forze politiche rimaste sotto la soglia minima del 2%.
Stando alle indiscrezioni è quindi possibile che si torni a votare alle politiche con i collegi uninominali. Tuttavia, secondo fonti giornalistiche, gli ex Alleanza nazionale (An) e Democrazia cristiana (Dc) continuano a insistere sulle preferenze.
Tornando all'incontro Pd-Pdl, ha sancito anche la possibilità di mettere mano alla Costituzione: intervento necessario per ridurre il numero dei parlamentari, per eliminare il bicameralismo ripetitivo e per rafforzare il governo con un premierato forte.
La proposta del Pd prevede un ritorno al vecchio proporzionale. I deputati eletti direttamente sarebbero 464 contro i 630 che siedono alla Camera.
Ci sarebbe uno sbarramento attorno all’8-10% per avere accesso a una sorta di premio di 140 seggi da dividersi tra i partiti maggiori. Altri 12 i seggi resterebbero riservati agli italiani all’estero. E gli ultimi 14 verrebbero destinati alle forze politiche rimaste sotto la soglia minima del 2%.
Stando alle indiscrezioni è quindi possibile che si torni a votare alle politiche con i collegi uninominali. Tuttavia, secondo fonti giornalistiche, gli ex Alleanza nazionale (An) e Democrazia cristiana (Dc) continuano a insistere sulle preferenze.
Tornando all'incontro Pd-Pdl, ha sancito anche la possibilità di mettere mano alla Costituzione: intervento necessario per ridurre il numero dei parlamentari, per eliminare il bicameralismo ripetitivo e per rafforzare il governo con un premierato forte.
SUL PDL IL PRESSING DELLA LEGA. Il Pdl, però, gioca su due tavoli e sa di non poter trascurare la volontà della Lega di ridurre i parlamentari prima di intervenire sulla legge elettorale. La fiducia tra le fila del Carroccio, almeno a parole, non è alle stelle: «Figurarsi se questo parlamento lo accetterà mai», ha dichiarato Roberto Calderoli. «Piuttosto che dimezzare i posti, gli onorevoli preferiranno far cadere il governo e andare alle urne con la legge che c’è».
Di certo c'è l'intenzione di Silvio Berlusconi di appoggiare le richieste della Lega per non perdere definitivamente la sponda di un alleato troppo prezioso.
Di certo c'è l'intenzione di Silvio Berlusconi di appoggiare le richieste della Lega per non perdere definitivamente la sponda di un alleato troppo prezioso.
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