Dopo 62 esecuzioni, ora lotta contro
la pena di morte.
a boia
ad attivista contro la pena capitale. Dopo 17 anni di professione in Virginia,
durante i quali ha messo a morte 62 persone, Jerry Givens ha detto basta.
IL PASSO INDIETRO. La svolta è arrivata con l'ultima condanna che Givens si è rifiutato di eseguire all'ultimo momento. Il condannato, infatti, era innocente.
«Dalle 62 vite che ho preso, ho imparato molto», ha affermato l'ormai ex boia, che ai condannati chiedeva: «Se sapevi che uscendo e andando a compiere stupri e omicidi la conseguenza era la pena di morte, perché farlo?». Lui, insomma, lo considerava «un suicidio».
L'INVERSIONE DI TENDENZA. Il mese scorso la Virginia ha condotto la sua esecuzione numero 110 dell'era moderna e Givens ha pregato per il condannato, ma anche per la fine della pena di morte, ha raccontato il Washington Post. Il quotidiano ha poi sottolineato come la vicenda di Givens in realtà rispecchi quella della Virginia e di tutti gli Stati Uniti.
E i numeri lo confermano. L'esecuzione della condanna a morte inflitta a Robert Gelason, il 16 gennaio, è stata la prima in Virginia da un anno e mezzo. In tutti gli Stati Uniti il numero delle condanne a morte nel 2011 e 2012 ha raggiunto il record più basso, in calo del 75% rispetto al 1996, secondo il Centro di informazione sulla condanna a morte. E ben cinque Stati l'hanno messa al bando negli ultimi cinque anni.
IL PASSO INDIETRO. La svolta è arrivata con l'ultima condanna che Givens si è rifiutato di eseguire all'ultimo momento. Il condannato, infatti, era innocente.
«Dalle 62 vite che ho preso, ho imparato molto», ha affermato l'ormai ex boia, che ai condannati chiedeva: «Se sapevi che uscendo e andando a compiere stupri e omicidi la conseguenza era la pena di morte, perché farlo?». Lui, insomma, lo considerava «un suicidio».
L'INVERSIONE DI TENDENZA. Il mese scorso la Virginia ha condotto la sua esecuzione numero 110 dell'era moderna e Givens ha pregato per il condannato, ma anche per la fine della pena di morte, ha raccontato il Washington Post. Il quotidiano ha poi sottolineato come la vicenda di Givens in realtà rispecchi quella della Virginia e di tutti gli Stati Uniti.
E i numeri lo confermano. L'esecuzione della condanna a morte inflitta a Robert Gelason, il 16 gennaio, è stata la prima in Virginia da un anno e mezzo. In tutti gli Stati Uniti il numero delle condanne a morte nel 2011 e 2012 ha raggiunto il record più basso, in calo del 75% rispetto al 1996, secondo il Centro di informazione sulla condanna a morte. E ben cinque Stati l'hanno messa al bando negli ultimi cinque anni.
I primi dubbi nel
1993 dopo una grazia
Ma quando Givens ha
cominciato, nel 1984, l'atmosfera era ben diversa. Il primo uomo di cui ha
eseguito la condanna a morte, Linwood Briley, era stato giudicato colpevole di
una serie di omicidi, assieme a due suoi fratelli. Givens si ritrovò poche ore
prima dell'esecuzione a pregare accanto a lui nella cappella del braccio della
morte del carcere.
PRIME PERPLESSITÀ. Da allora ha eseguito una lunga serie di condanne. In quei momenti, ha raccontato, cercava di liberare la sua mente, di non pensare, per evitare ogni rammarico o paura. Poi venne il caso di Earl Washington, un ritardato mentale accusato dello stupro e assassinio di una madre di 19 anni. Pochi giorni prima dell'esecuzione nel 1985, i suoi avvocati ottennero la sospensione della condanna. Nel 1993 fu scagionato totalmente, grazie al test del dna. Fu il primo caso del genere in Virginia. Negli Stati Uniti ce ne sono stati 302.
Givens allora iniziò a riflettere. «Se metto a morte una persona innocente», pensava il boia, «non sono meglio di coloro che sono nel braccio della morte»
L'ESPERIENZA DEL CARCERE. Nonostante i dubbi, Givens ha continuato a lavorare fino al 1999, quando è finito nei guai con la giustizia e a sua volta in prigione per quattro anni. Da allora, convinto di essere stato ispirato da Dio, ha iniziato a battersi contro la pena di morte. Ma ancora oggi si chiede se tra le 37 persone che ha messo a morte con la sedia elettrica e le 25 con un'iniezione letale ci siano stati degli innocenti. «L'unica cosa che posso fare, se è accaduto, è pregare Dio che mi perdoni. Ma di certo so che non lo farò mai più»
PRIME PERPLESSITÀ. Da allora ha eseguito una lunga serie di condanne. In quei momenti, ha raccontato, cercava di liberare la sua mente, di non pensare, per evitare ogni rammarico o paura. Poi venne il caso di Earl Washington, un ritardato mentale accusato dello stupro e assassinio di una madre di 19 anni. Pochi giorni prima dell'esecuzione nel 1985, i suoi avvocati ottennero la sospensione della condanna. Nel 1993 fu scagionato totalmente, grazie al test del dna. Fu il primo caso del genere in Virginia. Negli Stati Uniti ce ne sono stati 302.
Givens allora iniziò a riflettere. «Se metto a morte una persona innocente», pensava il boia, «non sono meglio di coloro che sono nel braccio della morte»
L'ESPERIENZA DEL CARCERE. Nonostante i dubbi, Givens ha continuato a lavorare fino al 1999, quando è finito nei guai con la giustizia e a sua volta in prigione per quattro anni. Da allora, convinto di essere stato ispirato da Dio, ha iniziato a battersi contro la pena di morte. Ma ancora oggi si chiede se tra le 37 persone che ha messo a morte con la sedia elettrica e le 25 con un'iniezione letale ci siano stati degli innocenti. «L'unica cosa che posso fare, se è accaduto, è pregare Dio che mi perdoni. Ma di certo so che non lo farò mai più»
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