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lunedì 11 febbraio 2013

TUNISIA - Via dal governo Jebali i ministri laici

Caso Belaid: la famiglia si rivolge alla giustizia internazionale.

Domenica, 10 Febbraio 2013 - I tre ministri che rappresentavano il Congresso per la Repubblica nell'esecutivo tunisino guidato da Hamadi Jebali sono pronti a uscire dal governo a maggioranza islamica. Le dimissioni, hanno riferito fonti concordanti, sono state già presentate.
Il Cpr è il partito laico guidato da Moncef Marzouki, presidente della Repubblica, già ripetutamente espressosi contro la proposta di Jebali di varare un governo composto solo da tecnici.
Il governo pare quindi destinato a dissolversi, senza che ci sia una alternativa convincente all'orizzonte.
UNA COMMISSIONE PER FAR LUCE SULLA MORTE DI BELAID. Per accertare le responsabilità sull’omicidio di ChoKri Belaid si pensa invece che possa essere costituita una commissione indipendente, di cui possano far parte avvocati, attivisti dei Diritti dell'uomo, docenti universitari e specialisti di diritto penale, sia tunisini sia a livello internazionale. L'annuncio è stato dato il 10 febbraio e si inserisce nelle polemiche sull'inchiesta, avviata dalla magistratura, e sul cui esito si nutrono molte perplessità negli ambienti dell'area politica e sociale d'opposizione.

La famiglia ricorre alla giustizia internazionale


La famiglia di Chokri Belaid, il segretario generale del Partito dei patrioti democratici, assassinato a Tunisi in un agguato mercoledì 6 febbraio in mattinata, ha infatti deciso di ricorrere alla giustizia internazionale non ritenendo quella tunisina in questo momento «degna di fiducia». L'annuncio è stato dato il 9 febbraio, nel corso di una trasmissione su Nessma Tv, dall'avvocato Abdennaceur Laaouini, che fa parte del collegio nominato dalla moglie di Belaid, Bassma, per tutelare gli interessi suoi e dei due figli.
MOGLIE E FIGLIE ALLE ESEQUIE: È POLEMICA. La presenza della moglie Bassma e delle due figlie di Chokri Belaid ai funerali dell'esponente politico assassinato, nonostante il Corano lo vieti non consentendo alle donne di partecipare al rito dell'inumazione, ha scatenato in Tunisia una violentissima polemica politica tra il ministero degli Affari religiosi ed Hamma Hammami, leader del Fronte popolare, di cui l'ucciso era un esponente. In una nota, in cui stigmatizzava gli incidenti nel corso dei funerali, il ministero ha parlato di palesi violazioni delle prescrizione, riferendosi al fatto che la vedova e le figlie di Belaid abbiano partecipato all'inumazione. Prescrizione che è limitata solo all'inumazione e che decade a partire dall'indomani del rito.
IL FRONTE POPOLARE CONTRO IL MINISTRO KHADEMI. Hammami, che oltre a essere compagno di partito di Belaid era un suo amico da moltissimi anni, rivolgendosi al ministro degli Affari religiosi, Noureddine Khademi, che ha ispirato la nota, gli ha chiesto polemicamente se la sua indignazione è stata provocata dal fatto che «una figlia ha assistito ai funerali del padre, che una sorella abbia partecipato ai funerali del fratello. Signor ministro, è stato più sconvolgente vedere delle donne al cimitero che non il fatto che è stato assassinato un essere umano, che gli scontri al cimitero o le minacce di profanare il cadavere?».
«Noi», ha aggiunto Hammami, «non abbiamo sentito la voce del signor ministro quando più di 40 mausolei, contenenti degli esemplari del Corano, sono stati incendiati. Non abbiamo sentito la sua voce quando le tombe dei Santi sono state profanate e i loro cadaveri esumati. E noi non l'abbiamo sentita quando gli imam minacciavano di uccidere Chokri Belaïd e Amed Néjib Chebbi».
Quest'ultimo, venerdì sera, 8 febbraio, mentre stava tornando a casa dopo avere assistito ai funerali di Belaid, è sfuggito grazie alla sua scorta a un tentativo di aggressione da parte di salafiti.

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