Boom di Grillo,
centrosinistra avanti nelle percentuali e con in mano la golden share del
premio di maggioranza a Montecitorio, anche se al fotofinish, Bersani che
rivendica una vittoria alla Camera seppur risicata e il centrodestra che con il
segretario Pdl contesta il risultato e si appella alla Cancellieri: i dati del
Viminale, rivendica Alfano, sono “solo ufficiosi” e visto “lo scarto irrisorio”
invita il ministro a non ufficializzare i risultati. Molti si dicono vincitori
di queste elezioni ma il primo partito è quasi ovunque il Movimento Cinque
Stelle che ha terremotato il quadro politico. E il dato centrale e’ che nessuna
coalizione ha al Senato i numeri per governare da sola. Sul fronte Palazzo
Madama infatti il centrosinistra conquista il premio di maggioranza in 11
regioni; il centrodestra in 7. In Molise c’e’ il pareggio. Il seggio della
Valle d’Aosta e’ andato alla lista Vallee d’Aoste. Il centrosinistra vince in
Piemonte, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria,
Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Basilicata, Sardegna. Il centrodestra vince in
Lombardia, Veneto, Abruzzo, Puglia, Campania, Calabria, Sicilia. Anche Grillo e
Monti hanno conquistato seggi.
TESTA A TESTA ALLA
CAMERA
– I dati ufficiali affluiti finora al Viminale da 61.368 sessioni scrutinate
sulle 61.446 totali pari al 98% danno il leader della coalizione di
centrosinistra al 29,55% e il capo della coalizione di centrodestra al 29,18%.
Beppe Grillo con il Movimento 5 Stelle e’ al 25,54% e la coalizione centrista
guidata da Mario Monti al 10,56% mentre la Rivoluzione Civile di Antonio
Ingroia con il 2,24% e’ esclusa dalla Camera. Per quanto riguarda il risultato
finora conseguito dai singoli partiti, la prima formazione politica e’ M5S con
il 25,54% mentre il Pd ottiene finora il 25,41% e il Pdl il 21,56%. Seguono
nell’ordine Scelta Civica di Monti con 8,30, Lega Nord con 4,09, Sel con 3,20,
Fratelli d’Italia con 1,95 e Udc con 1,78% mentre non superano la soglia di
sbarramento La Destra di Storace con 0,64 e il Fli di Fini con lo 0,46%.
L’ANASI AMARA DI BERSANI
-
La coalizione di Pierluigi Bersani ha la maggioranza assoluta dei seggi alla
Camera. Quando restano da scrutinare solo 134 sezioni, il vantaggio della
coalizione di Bersani e’ incolmabile (124.899 voti sul centrodestra). Il
segretario dei democratici: “Il centrosinistra ha vinto alla Camera e per
numero di voti anche al Senato. E’ evidente a tutti che si apre una situazione
delicatissima per il paese. Gestiremo le responsabilita’ che queste elezioni ci
hanno dato nell’interesse dell’Italia”. Pier Luigi Bersani dopo una intera
giornata di silenzio interviene e avverte: ‘gestiremo il risultato
nell’interesse dell’Italia’. Il segretario del Pd mette quindi un paletto sul
ruolo dei democrats detentori, insieme ai Psi di Nencini e Sel, della
maggioranza assoluta a Montecitorio. Un concetto ripreso, sia pure con diverse
sfumature, dal partito di Nichi Vendola che, insieme al Pd, fa una netta
apertura a Beppe Grillo, portando ad ipotizzare scenari di governo totalmente
inediti. Un risultato inferiore alle attese per il Pd ma soprattutto un
exploit, solo in parte previsto, di Beppe Grillo e un recupero oltre le
aspettative di Silvio Berlusconi. E’ un’analisi amara per Pier Luigi Bersani
che sperava di ‘smacchiare il giaguaro’ ed invece ora si trovera’ a dover discutere
proprio con il Cavaliere per uscire dal cul de sac dell’esito elettorale.
NENCINI, DESIDERIO
CAMBIAMENTO SARA’ INGOVERNABILITA – “C’e’ la conferma del desiderio di un
forte cambiamento, ma questo generera’ ingovernabilita”. E’ il commento di
Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi, ai dati parziali dei risultati
delle elezioni politiche. ‘Da socialisti dovremmo gioire: noi torniamo in
Parlamento, Di Pietro e’ fuori- continua. Da italiani siamo preoccupati. C’era
bisogno di stabilita’, gli italiani hanno scelto ingovernabilita”, conclude.
DI LELLO “DARE
RISPOSTE ALLA PIAZZA DI GRILLO” - “Non si possono eludere le domande che
arrivano dalla piazza di Grillo se non vogliamo ritrovarci a combattere contro
una nuova forma di demagogia populista”. E’ il commento di Marco Di Lello,
coordinatore della segreteria del Psi. “Dobbiamo dare – prosegue – delle
risposte serie e credibili anche a quegli elettori che hanno votato Cinque
Stelle. Questo non vuol dire prendere per buone tutte le proposte di Grillo, ma
discuterle si’, e quando e’ giusto anche condividerle e portarle avanti. Se
saremo maggioranza terremo conto di quanto chiedono gli elettori del movimento,
altrimenti si dovra’ tornare al voto e domandare nuovamente la fiducia agli
elettori”.
GRILLO COL BOTTO – Il risultato piu’
eclatante e’ certamente quello di Beppe Grillo. Gli elettori hanno premiato il
movimento cinque stelle che registra un boom che va oltre ogni aspettativa.
L’M5S e’ primo alla Camera ballando attorno al 25% con un infinitesimale
vantaggio rispetto al Pd (dati ancora parziali del Viminale). Il centrosinistra
arrivera’ al premio di maggioranza alla Camera solo grazie all’alleanza con
Vendola, che gli porta un altro 3,2 e ritorna in parlamento dopo l’assenza di
una legislatura. Sia il Pd che Sel cominciano a mettere i loro paletti
avvertendo che la prima mossa deve spettare a chi ottiene il premio di
maggioranza alla Camera. Berlusconi, va detto, e’ autore di una netta rimonta;
partito da sondaggi che due mesi fa assegnavano al Pdl percentuali inferiori al
20%, oggi grazie alla campagna elettorale giocata su temi caldi come la
restituzione dell’Imu, al Senato e’ sopra il 21 e con la Lega e gli altri
alleati si avvicina al 30% strappando al Pd i premi di maggioranza in
Lombardia, Campania e Sicilia e Veneto, impedendo cosi’ a Bersani di vincere a
Palazzo Madama. Il suo alleato leghista sconta l’attivismo del Cav fermandosi
sotto il 4 per cento.
MONTI AMARI - Le urne hanno un
sapore amaro per Mario Monti, che non raggiunge il 10 per cento alla Camera: i
suoi alleati centristi Udc e Fli escono con le ossa rotte dalla prova
elettorale. Fini restera’ fuori dal Parlamento mentre Casini, che ammette la
sconfitta, dovrebbe invece farcela al Senato. Con questo risultato (appena
migliore al Senato) il progetto centrista non puo’ nemmeno giocare il ruolo di
ago della bilancia: i voti del professore non danno la maggioranza ne’ al
centrosinistra ne’ al centrodestra. Fallimentare l’esperimento di Rivoluzione
Civile: la lista messa insieme da Antonio Ingroia non raggiunge il quorum, e
l’insuccesso trascina fuori dal Parlamento anche Antonio Di Pietro. Con questi
risultati l’incertezza sul nuovo governo e’ totale. Dal Pd, dopo la doccia
fredda che ha gelato le speranze di Bersani alimentate dai primi instant poll,
sono immediatamente arrivate una serie di precisazioni per escludere la
possibilita’ delle larghe intese e di ‘inciuci’ con il pdl.
MAL DI PANCIA
DEMOCRATICI
– Per Stefano Fassina l’unica strada da percorrere e’ quella che porta a nuove
elezioni dopo l’approvazione di una nuova legge elettorale. Enrico Letta in un
primo momento si era pronunciato per il ritorno alle urne, poi si e’ corretto.
Ma nel Pd c’e’ anche chi pensa che sarebbe il caso di avviare un dialogo con il
Movimento cinque stelle. Nel Partito democratico sotto choc per una vittoria
sfuggita sul filo di lana, tace Matteo Renzi, lo sfidante di Bersani alle
primarie: sono in molti oggi a pensare che con lui alla guida del
centrosinistra il risultato sarebbe stato diverso. Il Pdl non sembra disposto
ad avallare la richiesta di nuove elezioni : un’idea ‘irresponsabile’ sostiene
il Fabrizio Cicchitto. Angelino Alfano rinvia il momento delle proposte a dopo
lo spoglio completo della Camera e intanto parla del ‘risultato straordinario’
ottenuto da Berlusconi contro tutte le aspettative.
GRILLO RIDENS – A ridersela sotto
i baffi e’ Beppe Grillo. Il leader delle cinque stelle, che ha spettato i
risultati elettorali nel suo orto, si gode il successo e festeggia l’exploit
con un tweet: ‘L’onesta’ andra’ di moda’. Niente altro. E avverte, comunque
niente ‘inciuci’. Tutti gli occhi sono puntati sulle decine di suoi deputati
che sbarcheranno a Montecitorio, per capire come si muoveranno. Rabbiosa,
invece, l’amarezza di Ingroia che ha accusato Bersani di aver ‘consegnato il
paese alla destra’ rifiutando ogni accordo con Rivoluzione Civile.
Lucio Filipponio
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