Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


martedì 19 febbraio 2013

ITALIA - VERSO IL VOTO: Le promesse elettorali dei leader politici

Dall'Imu del Cav all'Irpef di Monti. Fino al reddito di cittadinanza di Grillo. Gli annunci della campagna 2013.

di Paola Alagia

Come ogni campagna elettorale che si rispetti, anche questa ha la sua buona dose di annunci. Tutti i leader politici, candidati premier e facenti funzione (Beppe Grillo e Silvio Berlusconi di fatto non sarebbero in corsa per la premiership) si sono finora sperticati, infatti, in slogan altisonanti. Per lo più promesse da marinaio, ma pur sempre buone per raccogliere consensi.
Sta di fatto che a questo esercizio di captatio benevolentiae nessuno si sottrae. E non importa se il rischio, anzi la certezza matematica, è quella di essere smentiti alla prova dei fatti. È la campagna elettorale.

Berlusconi: dall'abolizione dell'Imu alla non pignorabilità della prima casa


Il primato in questo campo se l’aggiudica Silvio Berlusconi. D’altronde è risaputo che nella fase che precede le consultazioni, l’uomo di Arcore non conosce rivali. In fondo, è cosi dai tempi del contratto con gli italiani firmato davanti alle telecamere di Porta a Porta nel 2001. E anche in vista del voto del 24 e 25 febbraio non si è smentito.
IL SOGNO DEL PONTE SULLO STRETTO. L’ultimo annuncio berlusconiano è la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina («Ho un sogno, prima di morire: passare sul Ponte sullo Stretto»). In realtà, una vecchia promessa che, come da copione, è rimasta sulla carta. Non per colpa del Pdl, naturalmente. «Noi abbiamo lavorato per anni per questo obiettivo, abbiamo completato la fase di progettazione, le opere preliminari sono già cominciate ma prima il governo Prodi, poi il governo Monti, hanno bloccato tutto», ha chiarito il Cavaliere lo scorso 16 febbraio da Palermo.
LA PROPOSTA CHOC. La proposta choc della campagna elettorale 2013 targata Berlusconi, tuttavia, rimane l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e la restituzione di quella già pagata entro dicembre. Una linea programmatica lanciata dal leader Pdl il 3 febbraio scorso intervenendo alla Fiera di Milano: «Daremo indietro una tassa iniqua e ingiusta e lo faremo subito, in un mese tutti riavranno ciò che hanno pagato nel 2012».
I 4 MILIONI DI POSTI DI LAVORO. Da parte dell’ex premier, però, non poteva mancare un altro storico cavallo di battaglia e cioè l’occupazione. Se in passato ha fallito nella creazione di 1 milione di posti di lavoro, questa volta il Cav ha deciso di alzare la posta. Il 7 febbraio in un messaggio ai giovani su Rai Web Radio ha annunciato: «Nel primo Consiglio dei ministri approveremo un decreto che consentirà alle nostre imprese di assumere un nuovo collaboratore senza pagare né contributi né tasse per i primi anni. Se ogni impresa assumesse anche solo un giovane avremmo creato 4 milioni di nuovi posti di lavoro ».

Cosa non si fa pur di attrarre consensi. E così il Cavaliere ha rispolverato persino il tema del condono che a sentire lui «porta nelle casse dell'erario molti miliardi». «Datemi la maggioranza assoluta», ha detto ospite della trasmissione Leader di Lucia Annunziata lo scorso 8 febbraio, «e io vi garantisco il condono tombale».
CONTRO IL «MOSTRO» DI EQUITALIA. Nel programma elettorale del Pdl, naturalmente, c’è spazio per riforme strutturali co­me il dimezzamento dei parla­mentari, l’azzeramento dei fi­nanziamenti pubblici ai partiti e le misure per rilanciare la crescita, ma gli assi nella manica su cui punta Berlusconi sono altri e la lotta contro il «mostro» di Equitalia è tra questi. Anche perché la sua offensiva, insieme con quella dell’Agenzia delle Entrate «si è fatta esasperante».
A una settimana esatta dal voto, quindi, Berlusconi dal Lingotto di Torino ha sviscerato la sua riforma: «Diciamo sì alla lotta all'evasione, ma deve essere una lotta giusta e liberale per cui serve una drastica revisione di Equitalia».
E, dulcis in fundo, non poteva mancare la promessa sull’impignorabilità della prima casa.

Bersani punta diritto al conflitto di interessi


Pure il leader del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, però, si è sbilanciato in promesse precise. Tutte da realizzare nei primi mesi di insediamento al governo. La cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia è stato il primo cavallo di battaglia del segretario democrat. Una sfida lanciata già a ottobre scorso in vista delle primarie del centrosinistra.
PIÙ DIRITTI CIVILI. A questa, poi, nel corso della campagna elettorale si sono aggiunti altri annunci. Gli ultimi, del 16 febbraio scorso, scritti nero su bianco nel messaggio inviato all’incontro Cambia Italia, promosso da Arcigay e altre associazioni per i diritti di omosessuali e transessuali. Entro sei mesi dall’insediamento, insomma, Bersani promette una legge sull’omofobia e nel giro di un anno una sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso.
PIER RILANCIA SULL'IMU. Non c’è che dire, pure Bersani si è lasciato contagiare dalla partita sull’Imu. La sua proposta, però, non tocca i livelli berlusconiani (l’ex ministro dello Sviluppo economico, infatti, punta la una rimodulazione Imu con franchigia alzata a 500 euro e recupero dei 2,5 miliardi persi attraverso una maggiore tassazione degli immobili di valore superiore a 1,5 milioni).
Anche il leader democratico, comunque, ha la sua proposta choc. L’ha lanciata lo scorso 6 febbraio: il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione alle imprese per l’ammontare di 50 miliardi in cinque anni attraverso titoli di Stato.
FALSO IN BILANCIO NEL MIRINO. Tra le priorità (e non sono poche), tuttavia, il leader di Largo del Nazareno ne pone almeno altre due e cioè il falso in bilancio e il conflitto d’interessi. Ma, poi, come ha ribadito nel corso della conferenza di programma della Cgil, il 25 gennaio, «il tema del lavoro deve essere al centro della prossima legislatura».
C’è l’imbarazzo della scelta, quindi, se si considera che tra i primi atti promessi c’è pure «un’immediata rivisitazione del patto di stabilità per fare un grande piano di piccole opere sul tema delle scuole da sistemare, dell’ambiente, della mobilità urbana e difesa del territorio».
NO ALLE LEGGI AD PERSONAM. E che dire della cancellazione di tutte le leggi ad personam? Di sicuro uno slogan che in campagna elettorale funziona e, infatti, Bersani se l’è giocato il 15 gennaio a Ballarò. «Cancelleremo le leggi ad personam», ha detto il candidato del centrosinistra. «Ce n’è un certo tot, la Cirielli va cancellata, la Gasparri da modificare… Insomma ce n’è un po’, finché c’è la persona».

Monti: giù Irpef e dimezzamento Irap


Abbandonato lo stile british e la sobrietà bocconiana, il premier uscente Mario Monti sta dimostrando giorno dopo giorno di trovarsi a suo agio nei panni del politico. E le promesse non mancano. All’improvviso, dunque, tutto ciò che è stato proibitivo nei 13 mesi del suo mandato a Palazzo Chigi diventa fattibile dopo il 25 febbraio. Sia che si tratti della rimodulazione dell’Imu (neppure Monti ha resistito al richiamo) sia che si tratti della riduzione delle aliquote Irpef medio basse da 15 miliardi o del dimezzamento dell’Irap per il settore privato entro il 2017.
IL PROGETTO DI DISMISSIONI. Quanto è fattibile un simile programma? A sentire Monti, le risorse andranno recuperate dalla dismissione di 130 miliardi di immobili pubblici nei prossimi cinque anni. Non proprio un'impresa da poco. Come, del resto, il famigerato accordo con la Svizzera sbandierato da Berlusconi.
Insomma anche il Prof sembra disposto a tutto per guadagnare consensi. La legge anticorruzione, motivo di vanto di Mario Monti nei mesi scorsi, per esempio, ora va «ampliata»: «Bisogna mettere altre cose come le norme sulla prescrizione e il falso in bilancio», ha detto il premier da Nola il primo febbraio.

Grillo insiste sul referendum per la permanenza nell'euro


Parole, parole, parole. Tra chi ne ha da vendere parecchie non manca Beppe Grillo. Il leader del Movimento 5 stelle cavalca senza sosta il vento favorevole del momento. E così è tutto un fiorire di proposte «hard».
A cominciare dal «politometro» per valutare il livello di arricchimento dei politici nel corso degli anni. È uno slogan che riecheggia spesso nelle tappe dello tsunami tour del comico genovese. Come a piazza Castello a Torino e il 21 gennaio scorso a Salerno.

Berlusconi, insomma, non è il solo a saper muovere le corde giuste per attirare consensi. Anche il blogger ha i suoi assi nella manica. E il referendum sull’euro è uno di questi: un refrain che Grillo ripete da mesi e che, naturalmente, a una settimana dalle consultazioni politiche ha prontamente rimesso in pista.
Non si tratta di una promessa vera e propria ma ciò che conta in certi casi, e il comico ligure lo sa bene, è l’effetto annuncio. E allora via, a squarciagola sul palco: «Serve un referendum tra il popolo italiano per decidere se stare nell'euro».
IL REDDITO DI CITTADINANZA. Nella lunga teoria di promesse grilline rientra, inoltre, il reddito di cittadinanza. «Per chi perde il lavoro, per gli esodati, dare loro 900, 1.000 euro al mese per tre anni. Cosi c'è un po' di tempo per gestire le situazioni e non si muore da soli in un angolo».
Problemi di copertura, a sentire Grillo, non ce ne sono: «I soldi li prendiamo chiedendo indietro il finanziamento ai partiti, i finanziamenti ai giornali. Via i vitalizi, via i doppi incarichi». Più facile di così, verrebbe da dire…

Ingroia e le riforme del sistema giustizia


Ad Antonio Ingroia, leader di Rivoluzione civile, va riconosciuto il merito di non uscire mai dal seminato. Il suo pallino era e rimane la giustizia. E così le promesse del pm in aspettativa si articolano tutte intorno a questo tema.
Va da sé che per attirare investitori bisogna fare «una riforma del processo penale e del processo civile che abbia come priorità quella dei tempi», ha detto Ingroia il 14 febbraio a Radio24. Non che in materia giudiziaria, però, al magistrato palermitano manchino proposte choc, a cominciare dal grado unico di giudizio per combattere la mafia.
SCIVOLONI IN ECONOMIA. I problemi per Ingroia subentrano, casomai, quando il discorso si sposta su questioni i più specificamente economiche. L’11 febbraio, per esempio, il leder di Rc ha lanciato da Milano l’idea di un istituto di credito pubblico che possa concedere prestiti a medio e lungo termine con un tasso di interesse al 2% alle imprese. Peccato che, per certi versi, la Cassa depositi e prestiti serva proprio a questo. Mettiamola così: almeno la proposta Ingroia non è destinata a rimanere sulla carta non fosse altro perché già realizzata.

Giannino: taglio della spesa di cinque punti in cinque anni


Chi invece padroneggia bene la materia economica è Oscar Giannino, leader del movimento Fare per fermare il declino (scaricato dall’economista Luigi Zingales per via del falso master). Ciò non toglie che nella corsa per il voto il giornalista non abbia fatto incetta di slogan. Uno su tutti quello del taglio della spesa di cinque punti in cinque anni.
OBIETTIVO TRASPARENZA. Su altri fronti, come la battaglia per la trasparenza, invece, Giannino ha scoperto una certa sintonia con Grillo. «Faremo fronte comune con il Movimento 5 stelle su certi argomenti», ha detto il 17 febbraio da Firenze citando tra i temi «l’abbattimento dei tetti del referendum per renderli validi in ogni caso». È solo strategia elettorale?
Di una cosa il leader dei turboliberisti comunque va fiero: «Non abbiamo messo amici e parenti tra i candidati», come ha sottolineato all’antimeeting di Milano di tre giorni fa. «Questo è l’inizio di un lungo cammino e noi dovremo essere fedeli a questo principio».
Più che una promessa, sembra un auspicio, ma va bene lo stesso. Tanto al 25 febbraio manca poco.

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