Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


giovedì 21 febbraio 2013

EGITTO - Cairo, la Primavera violata di piazza Tahrir


Escalation di violenze contro le donne in Egitto. Loro protestano in strada. Ma Morsi cerca di insabbiare gli stupri.
di Costanza Spocci
Giovedì, 21 Febbraio 2013 - Il treno del mattino che parte da Il Cairo e arriva ad Alessandria è cambiato: da mercoledì 13 febbraio, un nuovo scompartimento è riservato solamente alle viaggiatrici.
Nelle prossime settimane, altri due convogli - quelli per Zagazig (Sharqeya, nel Nord-Est della regione del Delta) e al Qanater al-Khaireyah (40 chilometri a Nord-Ovest della capitale) - verranno forniti di carrozze per signore.
I PICCHI DI VIOLENZA CONTRO LE DONNE. Il provvedimento rientra nel pacchetto di misure adottate dal governo egiziano in risposta ai nuovi picchi di violenza sulle donne registratisi nelle scorse settimane in alcuni luoghi pubblici della capitale. Ma vale solo per tre dei sette mila treni delle Ferrovie statali egiziane.
La misura è stata percepita e raccontata come un primo passo verso l’islamizzazione del Paese, dopo il travagliato arrivo al potere di Mohamed Morsi e dei Fratelli musulmani. Ma non è una novità assoluta.
METRO SEPARATI GIÀ DAL 2008. Per evitare le molestie al di fuori delle mura domestiche, nei vagoni della metro del Cairo già dal 2008 esisteva una separazione tra uomini e donne. Non imperativa per queste ultime, la suddivisione del tragitto per sessi doveva essere tassativamente rispettata dagli uomini. Pena la sollevazione femminile di tutto il vagone e una valanga di insulti che ricoprivano il malcapitato fino al momento della sua uscita (fatto salvo per i venditori ambulanti carichi di fazzoletti, biro colorate e specchietti).
Un provvedimento antipalpeggiamenti efficace, ma non certo la risoluzione al problema delle molestie sessuali, che funesta la città sovrappopolata. Tant’è che la separazione dei viaggiatori vale solo nelle ore di punta: dopo le 21 la quarta e la quinta carrozza rosa della metro, si ripopolano di uomini e ragazzi, senza sollevare alcun reclamo dalle donne presenti.
DAL 25 GENNAIO 30 STUPRI A TAHRIR. La ressa e la calca sono infatti due fattori chiave delle molestie e degli stupri. E le proteste di piazza sono – loro malgrado - un incubatore di violenza: dal 25 gennaio ci sono stati quasi 30 stupri a Tahrir.
In piazza la violenza segue un rituale preciso. Una volta individuata la ragazza, il baltagheya (ovvero teppista al soldo, termine con cui ogni fazione politica accusa i propri avversari) si incarica di far scoppiare una rissa non lontano dall’obiettivo. Contemporaneamente un altro gruppo di almeno cinque uomini si lancia sulla ragazza. Alla “prima cerchia”, seguono altri 10, 20 uomini.
In alcuni casi possono diventare anche 100. Intorno alla ragazza si formano così circoli di uomini ammassati, mentre le cerchie esterne li proteggono da chiunque cerchi di intervenire: non tutti sono sbaltaghy, alcuni approfittano semplicemente della situazione.

Il ritiro delle forze di sicurezza dalle strade

L’ondata di violenze è aumentata esponenzialmente dal febbraio 2011 con il ritiro delle forze di sicurezza dalle strade egiziane, ed è in continua crescita. L’assoldamento della baltagheya, considerata la longa manus di elementi contrari alle proteste, atta a creare disordini e panico con lo scopo di ridurre il numero delle persone in piazza, è una consuetudine mantenuta durante il governo di transizione militare e che perdura con l’attuale governo della Fratellanza.
LE MARCE DI PROTESTA DELLE DONNE. Marce di donne in protesta contro le molestie sessuali sono state attaccate a Tahrir quando in piazza c’erano anche i Fratelli musulmani e i salafiti. In tali occasioni questi ultimi, inoltre, non hanno mai garantito un servizio d’ordine (civile quando erano all’opposizione, istituzionalizzato ora che sono al governo) proprio nell’angolo della piazza tristemente famoso perché vi avvengono la maggior parte delle violenze.
MORSI NON HA RISOLTO IL PROBLEMA. Al settimo mese inoltrato di presidenza, Morsi non ha preso nessun provvedimento per ridurre gli scontri con armi bianche né le violenze sessuali.
Evitando di risolvere il problema alla radice, il governo ha delegittimato le proteste e, tramite Mervat Ebeid, donna e parlamentare della Fratellanza, ha chiesto piuttosto alle egiziane di non scendere in piazza nelle manifestazioni dell’opposizione, onde evitare di diventare facile preda di teppisti.
LA CREAZIONE DI “SPAZI APPOSITI”. In parallelo, la commissione per i diritti umani della Camera Alta del Parlamento egiziano, ha suggerito la creazione di “spazi appositi” per proteste di piazza femminili: una compartimentazione che riprende l’idea delle carrozze per signore nei treni, discriminatoria quanto di fatto cosmetica, come dimostra l’esperimento dei vagoni metro rosa dell’era Mubarak.
Proposte specifiche per arginare la violenza sulle donne ancora non sono arrivate dall’opposizione istituzionalizzata, se non una richiesta generale di riformare il settore della polizia, fortemente implicato nelle violenze di piazza di ogni genere nonché nei test di verginità ai quali sono state costrette le donne negli scorsi anni. Richiesta fino ad ora inascoltata.
I GRUPPI DI PATTUGLIA VOLONTARI. Per salvaguardarsi dall’insabbiamento del governo sugli stupri e stimolare la società civile, alcune ragazze e ragazzi in piazza si sono organizzati in gruppi di pattuglia volontari, come Tahrir Bodyguard e Operation Anti-Sexual Harassment.
E iniziano ad avanzare idee. Tra queste, la richiesta di sopprimere la divisione in classi per sesso alle scuole primarie. Come lo slogan che ha accompagnato le nelle ultime marce anti-harassment: «Invece di controllare le vostre figlie, educate i vostri figli».

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