Putin, l'uomo forte che mantiene la parola: Vincerò
Ha 59 anni, una lauea in diritto e un passato nel Kgb
Ha promesso di vincere e vincerà: che Vladimir Putin mantenga la parola, è ormai un luogo comune per la politica russa. Alle spalle, due mandati al Cremlino e quattro anni da premier con un presidente come il 'leale-fino-all'ultimo Dmitri Medvedev. E anche se la sua immagine inizia a risentire i danni del tempo - 12 anni al potere - e dell'alternarsi con Medvedev, e malgrado le proteste di piazza a Mosca raccontino un malcontento diffuso, le presidenziali 2012 sono praticamente già vinte da Putin. La chiave per accedere ad altri 6 anni alla guida del Paese. I sondaggi predicono una vittoria oltre il 65%.
Nato il 7 ottobre 1952, si è laureato in Diritto Internazionale alla Facoltà di Legge dell'Università Statale di Leningrado nel 1975. Entrò nel Partito Comunista dell'Unione Sovietica e successivamente fu arruolato nel Kgb, da cui rassegnò le dimissioni il 20 agosto 1991 durante il fallito colpo di Stato, supportato dai servizi segreti, contro Mikhail Gorbaciov. Già allora Putin era entrato nella squadra di Anatolij Sobchak, il leggendario sindaco della Leningrado, città che cambiò nome e divenne San Pietroburgo: segno di una nuova era, postsovietica. Tutti gli uomini che lavorarono a stretto contatto con Putin ricoprono o hanno ricoperto posizioni di vertice. Dal capo di Gazprom Aleksey Miller allo stesso Medvedev. Successivamente l'allora presidente Eltsin nel 1998 nominò Putin capo del FSB (una delle agenzie eredi del KGB), ruolo che occuperà fino all'agosto del 1999, prima di diventare premier.
Nato il 7 ottobre 1952, si è laureato in Diritto Internazionale alla Facoltà di Legge dell'Università Statale di Leningrado nel 1975. Entrò nel Partito Comunista dell'Unione Sovietica e successivamente fu arruolato nel Kgb, da cui rassegnò le dimissioni il 20 agosto 1991 durante il fallito colpo di Stato, supportato dai servizi segreti, contro Mikhail Gorbaciov. Già allora Putin era entrato nella squadra di Anatolij Sobchak, il leggendario sindaco della Leningrado, città che cambiò nome e divenne San Pietroburgo: segno di una nuova era, postsovietica. Tutti gli uomini che lavorarono a stretto contatto con Putin ricoprono o hanno ricoperto posizioni di vertice. Dal capo di Gazprom Aleksey Miller allo stesso Medvedev. Successivamente l'allora presidente Eltsin nel 1998 nominò Putin capo del FSB (una delle agenzie eredi del KGB), ruolo che occuperà fino all'agosto del 1999, prima di diventare premier.
Prokhorov, il miliardario che potrebbe diventare premier
Candidato senza partito e scapolo più ambito di tutta Mosca
Gli manca un partito e pure una first lady. L'uomo d'affari Mikhail Prokhorov è poco probabile che vinca la corsa alla presidenza, ma qualcuno già lo vede primo ministro nel nuovo governo al posto di Dmitri Medvedev, al quale Putin ha promesso l'incarico. Il diretto interessato punta invece al ballottaggio, nonostante le sue percentuali non siano incoraggianti e superino a stento il 3-4% nei sondaggi. Usando la sua filosofia di business applicata alla politica. E potrebbe pure funzionare. Norilsk Nickel, sotto di lui è divenuta il più grande produttore mondiale di nickel e palladio. E' inoltre l'ex presidente della Polyus Gold, il più grande produttore d'oro della Russia, ed ex presidente del gruppo Onexim. Si è dimesso entrambe le posizioni, quando è entrato in politica nel giugno 2011.
Nato il 3 maggio 1965, è il terzo uomo più ricco della Russia e tra i paperoni mondiali è al 32esimo posto, secondo la lista 2011 di Forbes, con un patrimonio stimato in 18 miliardi di dollari. Prokhorov è astuto e perennemente circondato dalla leggenda del bello impossibile. Scapolone imprendibile e proprietario della squadra di basket americano, i New Jersey Nets.
Nato il 3 maggio 1965, è il terzo uomo più ricco della Russia e tra i paperoni mondiali è al 32esimo posto, secondo la lista 2011 di Forbes, con un patrimonio stimato in 18 miliardi di dollari. Prokhorov è astuto e perennemente circondato dalla leggenda del bello impossibile. Scapolone imprendibile e proprietario della squadra di basket americano, i New Jersey Nets.
Zjuganov, l'eterno secondo, nostalgico dell'Urss
Il candidato alla presidenza del partito comunista
Giunto alla quarta elezione presidenziale, il comunista Gennadi Zjuganov prenota di nuovo il secondo posto alle presidenziali di domenica: senza vere chance di battere Vladimir Putin e sempre più problematico per lo stesso partito erede del Pcus sovietico, che sotto la sua direzione resta ancorato allo stalinismo e alle invettive anti-occidentali. In realtà, Zjuganov ha dato prova di sapersi adattare, ad esempio facendosi riprendere, lo scorso novembre, in preghiera davanti ad un'icona, "per il successo, con fede, della campagna elettorale". Non male per l'ex responsabile dell'ideologia del partito comunista ai tempi dell'Urss, stato ateo e anti-religioso.
Oggi 67 anni, Zjuganov è alla guida del partito comunista russo (KPRF) dalla sua fondazione, nel 1990. Ed è stato comunque l'unica figura dell'opposizione con chance di conquistare il Cremlino: nel 1996 arrivò testa a testa al primo turno con Boris Eltsin, per poi essere battuto di misura al ballottaggio. In epoca Putin, però, è diventato in qualche modo parte del sistema, con un mix di rivendicazioni vetero-sovietiche e voti in parlamento spesso allineati alla volontà del partito di maggioranza Russia Unita, ovvero del Cremlino.
Oggi 67 anni, Zjuganov è alla guida del partito comunista russo (KPRF) dalla sua fondazione, nel 1990. Ed è stato comunque l'unica figura dell'opposizione con chance di conquistare il Cremlino: nel 1996 arrivò testa a testa al primo turno con Boris Eltsin, per poi essere battuto di misura al ballottaggio. In epoca Putin, però, è diventato in qualche modo parte del sistema, con un mix di rivendicazioni vetero-sovietiche e voti in parlamento spesso allineati alla volontà del partito di maggioranza Russia Unita, ovvero del Cremlino.
Zhirinovsky e Mironov, sfidanti che fanno gioco di Putin
Leader nazionalista oggi marginale, ma continua a dar spettacolo
Lo scoppiettante Vladimir Zhirinovsky e il grigio Sergey Mironov non preoccupano certo il candidato presidenziale Vladimir Putin. Anzi, sono visti da più parti come due 'comodi' sfidanti, la cui candidatura al Cremlino fa parte diun gioco concordato con il premier deciso a tornare al Cremlino. Mironov, poi, è considerato un vero e proprio burattino agli ordini di Putin: alle presidenziali del 2008, d'altronde, gareggiò mettendo in chiaro che lui comunque sosteneva la conferma dell'allora presidente per un nuovo mandato.
Populista, al centro di innumerevoli polemiche e sfoghi pubblici al limite della macchietta, Zhirinovsky - oggi 66enne- dirige dal 1989 il Partito liberal-democratico (Ldpr), che negli ultimi anni ha moderato le sue posizioni ultra-nazionaliste, continuando però a giocare sulla retorica della "Russia per i russi".
Anti-americano, anti-liberale, anti-comunista, xenofobo e anti-semita (malgrado sia figlio di un ebreo) Zhirinovsky è alla quinta elezione presidenziale: il migliore risultato lo ottenne nel 1991 contro Boris Eltsin, quando ottenne l'8% dei voti promettendo di fare abbassare i prezzi della vodka. Con Putin, invece, Zhirinovsky è diventato figura marginale, 'addomesticata', pur continuando a urlare e insultare pubblicamente i suoi interlocutori. Nel 2010 è stato condannato per aver definito "un mafioso" l'ex sindaco di Mosca Yuri Luzhkov. Intanto lui, per rilanciare la natalità propone la poligamia. E un figlio, ha dichiarato, lo farebbe volentieri con Cicciolina, l'ex pornostar incontrata a Mosca.
Populista, al centro di innumerevoli polemiche e sfoghi pubblici al limite della macchietta, Zhirinovsky - oggi 66enne- dirige dal 1989 il Partito liberal-democratico (Ldpr), che negli ultimi anni ha moderato le sue posizioni ultra-nazionaliste, continuando però a giocare sulla retorica della "Russia per i russi".
Anti-americano, anti-liberale, anti-comunista, xenofobo e anti-semita (malgrado sia figlio di un ebreo) Zhirinovsky è alla quinta elezione presidenziale: il migliore risultato lo ottenne nel 1991 contro Boris Eltsin, quando ottenne l'8% dei voti promettendo di fare abbassare i prezzi della vodka. Con Putin, invece, Zhirinovsky è diventato figura marginale, 'addomesticata', pur continuando a urlare e insultare pubblicamente i suoi interlocutori. Nel 2010 è stato condannato per aver definito "un mafioso" l'ex sindaco di Mosca Yuri Luzhkov. Intanto lui, per rilanciare la natalità propone la poligamia. E un figlio, ha dichiarato, lo farebbe volentieri con Cicciolina, l'ex pornostar incontrata a Mosca.
Putin verso Cremlino, ma tensione cresce
Candidato ha speso poco meno di 10 milioni euro per la campagna
Vladimir Putin sui prepara a tornare al Cremlino, ma la tensione in Russia continua a salire. Tra opposizione pronta a scendere in piazza, dopo l'apertura delle urne, e polizia in forze per entrare in azione nella capitale russa: quasi 37 mila agenti nella sola Mosca e 380 mila in tutta la Federazione. Le presidenziali del 4 marzo dovevano rappresentare uno dei passi più scontati della storia russa: il terzo mandato per Putin, ricandidatosi questa volta con una scadenza di 6 anni e non 4 e dopo un intervallo con passaggio di testimone a Dmitri Medvedev. Invece si trova dinnanzi alla più forte ondata di proteste dei suoi 12 anni di 'regno'. Uno studio del British Royal Institute Chatham House mette persino in dubbio che possa arrivare sino alla fine del mandato. I dettrattori del candidato, invece, sostengono che Putin soffre della "sindrome siriana", ossia la paura di finire come i despoti dei paesi interessati dalla "primavera araba". Tanto che il suo nemico giurato, il blogger Aleksey Navalny ha segnalato un video dove un Putin-Simpson progressivamente invecchia fino a trasformarsi in un Gheddafi-Simpson.
Putin ha speso poco meno di 10 milioni di euro per la campagna elettorale, ma ulteriori accuse di brogli ai seggi potrebbero sconfessare e screditare qualsiasi sforzo. Persino le telecamere montate in ogni seggio. Nel frattempo, dall'opposizione Navalny ha lasciato trasparire la sua insoddisfazione per la scelta del luogo della manifestazione del 5 marzo: Piazza Pushkin dove alle 16 italiane si terrà una protesta contro il risultato - scontato - del voto di domenica.
Putin ha speso poco meno di 10 milioni di euro per la campagna elettorale, ma ulteriori accuse di brogli ai seggi potrebbero sconfessare e screditare qualsiasi sforzo. Persino le telecamere montate in ogni seggio. Nel frattempo, dall'opposizione Navalny ha lasciato trasparire la sua insoddisfazione per la scelta del luogo della manifestazione del 5 marzo: Piazza Pushkin dove alle 16 italiane si terrà una protesta contro il risultato - scontato - del voto di domenica.
Nessun commento:
Posta un commento