In questo movimento sono presenti e convergono vari fattori: la tradizione populista, profondamente radicata nella cultura politica americana, un uso spregiudicato dei media, i risentimenti di una parte della società di razza bianca e la diffidenza nei confronti dell’establishment federale e di quello finanziario.
FENOMENO TEA PARTY – I Tea Parties danno dunque voce alla paure per il futuro di un Paese abituato a vivere da almeno venti anni al di sopra delle proprie possibilità. E nel contempo sono frutto di una cultura conservatrice antigovernativa, a tratti estrema e persino potenzialmente violenta, che interpreta a modo suo la storia e le tradizioni americane. In particolare i suoi adepti accusano l’establishment di aver tradito la lettera della Costituzione americana ed accusano il Governo, ed Obama in particolare, di essere un Presidente liberticida e distante dalle istanze e dagli umori del popolo americano. In realtà i Tea Parties, appaiono come l’ultimo dei fenomeni populisti di una tradizione statunitense che risale fino alla fondazione del Paese e sono oggi il frutto dell’azione combinata di tre fattori. Il primo è un nuovo ambiente mediatico, fortemente orientato e filtrato, che trova l’espressione più rilevante e pericolosa nel canale televisivo internazionale Fox News. Il secondo è un rinnovato attivismo sociale di base. I Tea Parties, pur inserendosi nella tradizione consolidata di mobilitazione civica caratteristica della società statunitense, che non trova equivalenti in Europa, sono caratterizzati da posizioni fortemente intolleranti e per molti versi incoerenti. Il terzo fattore è rappresentato dall’aumento esponenziale dell’influenza dei finanziamenti nelle campagne elettorali americane. Oggi i Comitati elettorali non hanno più vincoli alla spesa; molti soldi sono dunque destinati alla pubblicità negativa, con cui si distruggono i
candidati avversari ma si costruisce poco di nuovo. Tutto questo sta determinando nella più grande democrazia occidentale una forte polarizzazione politica; e le primarie, a loro volta, accentuano
ulteriormente questo fenomeno.
SANTORUM VS ROMNEY – I principali candidati della destra – Rick Santorum e Mitt Romney – sembrano strizzare l’occhio all’elettore radicale; ma così facendo è probabile che dalle primarie emerga un candidato che poi non sarà in grado di allettare i cuori degli elettori moderati e di conquistare dunque la Presidenza degli Stati Uniti. A meno che non vi sia una forte radicalizzazione dello stesso elettorato. Il fenomeno dei Tea Parties – così come sul fronte opposto quello di Occupy Wall Street – influenzano sicuramente la campagna elettorale statunitense, ma secondo molti commentatori sono ancora da considerarsi un fenomeno fisiologico della collaudata democrazia statunitense, che oggi appare in grado di riassorbire i due movimenti antisistema. Pertanto in tanti ritengono che i Tea Parties non siano assimilabili ai nuovi partiti della destra xenofoba europea. Eppure qualche dubbio su questo punto permane ed alcuni elementi sociali di fondo sono comuni a Stati Uniti ed Europa. Ad esempio l’incertezza sulle prospettive future che, per la prima volta nella storia appaiono meno rosee che nel passato, ed i forti flussi migratori che, se non gestiti
correttamente, rischiano di minare le società occidentali. Ecco perché le elezioni di novembre negli Stati Uniti sono molto importanti: non solo per l’esito finale, ma soprattutto per il modo con cui il vincitore arriverà al traguardo.(Alfonso Siano)
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