Pensare Globale e Agire Locale

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sabato 31 marzo 2012

IL REDDITO MINIMO GARANTITO COME DIRITTO DI CIVILTA’.

Il Reddito minimo garantito non è stato mai voluto in Italia. E’ un dato storico che era ben noto già al movimento del ’77.

A differenza di tutti gli altri Paesi europei (tranne Grecia ed Ungheria), dove anche i governi conservatori non si sognerebbero mai di metterlo in discussione (basti pensare che finanche nell’Inghilterra della Thatcher c’era), in Italia il reddito minimo garantito è visto come il fumo negli occhi da almeno cinque grandi poteri forti italiani;

1) La classe politica, specialmente meridionale, che vuole tenere i giovani permanentemente sotto il ricatto clientelare (non c’è molta differenza in questo tra PDL e PD al Sud);

2) La Confindustria, che vuole avere sempre una larga sacca di disperazione sociale per tenere il costo del lavoro a livelli da terzo mondo, come ormai sta per succedere;

3) La grande malavita organizzata che ha bisogno della disperazione giovanile per reclutare in un ampio ed inesauribile bacino, soprattutto al Sud, la sua manovalanza in modo tale che anche se si arrestano centinaia e migliaia di boss c’è sempre immediatamente pronto il ricambio

4) La Chiesa Cattolica, che reclama il monopolio dell’assistenza, con la Caritas e con tante altre sue protesi. Ma l’assistenza discende dal concetto di carità, che è discrezionale e soggettivo per definizione. La Chiesa non vuole la moderna e laica solidarietà sociale, che invece è universalistica, è un diritto del cittadino e non un dono calato dall’alto dalla Provvidenza per imperscrutabili sue ragioni. Il RMG è una espressione del Welfare avanzato e toglierebbe alla Chiesa Cattolica “clienti” e funzione ( le opere caritative sono ormai  l’unica vera funzione che gli resta nella nostra società secolarizzata nell’epoca in cui ‘Dio è morto’);

5) Infine, spiace anche dirlo, il sindacato, che ha sempre difeso solo gli occupati, dimenticandosi sempre della seconda società dei non garantiti.

Si è persa la memoria collettiva in questo Paese? Si sono già dimenticati tutti di cosa accadde nell’Università di Roma nel febbraio 1977?

C’è tutta una letteratura anche su questa tradizionale insensibilità del sindacato verso gli invisibili. Forse, negli ultimi mesi è in corso un ripensamento, non ne sono molto sicuro, ma quest’ultimo anche se fosse convinto e sincero nulla toglie al fatto che finora è stato così.

Per tutti questi motivi la battaglia per il RMG e per il nuovo Welfare si annuncia non solo come la più importante ai fini di un programma di  riforma sociale per una ricostituenda coalizione di centrosinistra, non solo come il punto più avanzato su cui dovrebbe impegnarsi oggi la sinistra, ma anche come la più difficile.

Il Nuovo Partito d’Azione (NPA)  in ogni caso va avanti con la sua campagna e con le sue specifiche iniziative, ben sapendo che questa è una battaglia che nessuno può portare avanti da solo.

Pino A. Quartana
Presidente nazionale NUOVO PARTITO d’AZIONE – Roma

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