Pensare Globale e Agire Locale

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martedì 20 marzo 2012

ITALIA: Il Partito Democratico oggi cerca un suo spazio nel Socialismo Europeo

C’è vento di cambiamento sullo scacchiere internazionale: la partita siriana è ancora aperta e in India è stata estesa la carcerazione preventiva ai due marò italiani. All’estero però c’è anche chi, come il leader Pd Pierluigi Bersani, cerca un istante di respiro dagli affanni politico-giudiziari che nel Bel Paese stanno rosicchiando via il suo partito. Una boccata di ossigeno che arriva da un riavvicinamento a sorpresa verso antichi alleati, in un momento molto particolare e critico per il centrosinistra italiano. A discutere di tutti questi temi con l’Avanti!online è l’onorevole Bobo Craxi, responsabile Esteri del Psi e membro della III commissione permanente Affari Esteri e Comunitari alla Camera.
A Parigi, Bersani ha partecipato a una manifestazione con Francois Hollande, rappresentante di spicco del socialismo europeo. È un segnale importante.
Il fatto che il maggior partito dell’opposizione, che rappresenta la sinistra in Italia, sostenga un candidato socialista in Francia per una vittoria dei progressisti in Europa è un fatto positivo. Può anche apparire scontato, ma emerge sempre più con evidenza che esiste all’interno del Pd una tendenza ad un rapporto quasi organico con la famiglia del socialismo europeo.
In che senso “organico”?
Organico nel senso che la scelta del Pd è quella di far parte della fotografia del socialismo europeo, una scelta in contraddizione col brusco stop che impresse Veltroni alla nascita del partito. Se si fa largo questa tendenza, noi socialisti dobbiamo prenderne atto positivamente, perché apre delle contraddizioni all’interno del Pd.
Si riferisce all’area “cattolica”?
Sì, sono spaccature ormai evidenti e probabilmente insanabili.
C’è una scissione in vista?
È quello che auspico. Le separazioni sono sempre un atto di chiarezza e onestà. Tutta la politica italiana nella Seconda Repubblica si è barcamenata attorno a questi leader politici (e ideologici) che definire “fragili” sarebbe un eufemismo. Il potere è un collante, ma non può essere un collante eterno.
Quella di Bersani è stata una scelta coraggiosa?
Più che coraggiosa, direi che è stata una scelta obbligata nelle condizioni date dalla politica europea. L’europeizzazione dei sistemi politici implica la riduzione sostanziale dei campi della politica. In Italia, la volontà di ridurre il peso dei partiti nella politica non cancella tuttavia gli orientamenti che sono dati dalle identità, e l’identità socialista nel campo europeo è prevalente.
Quindici parlamentari del Pd, guidati da Beppe Fioroni, hanno contestato questa iniziativa, definendola un «clamoroso errore». Perché questa ala del Pd ha paura dei socialisti?
Perché quest’ala non nasce progressista né socialista, ma è invece figlia purissima delle tendenze sociali che esistevano nella Democrazia Cristiana e che oggi possono rivivere benissimo nel centro cattolico che si va formando.
La “Primavera araba” ha spazzato via regimi che duravano da decenni. C’è un Paese però che sembra essere immune da questo vento di cambiamento: la Siria.
Credo che si sia molto equivocato sulla “scossa tellurica” avvenuta nel mondo arabo. Ci sono stati sicuramente cambi di regime che hanno spinto verso una apertura democratica delle società. Il caso siriano però è peculiare: è una nazione fermamente nelle mani di una casta politica e militare, che ha tenuto il potere per oltre quarant’anni e che oggi è aggredita da segmenti della società non necessariamente democratici ma sicuramente maggioritari sul piano religioso.
Bashar al-Assad è destinato a cadere?
Non è ancora chiaro quale sarà lo sbocco della crisi, che non si risolve soltanto con la cacciata di al-Assad. La Siria si prepara ad attraversare un lungo periodo di instabilità ed una lunga guerra civile che avrà delle conseguenze su tutta l’area Mediorientale. Il numero delle vittime fino a qui registrate rende difficile, se non impossibile, uno sbocco pacifico della crisi. In Siria si gioca una partita abbastanza decisiva.
Talmente decisiva che ben due risoluzioni di condanna del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sono state bloccate dal veto di Russia e Cina.
Ci sono evidenti debolezze sul piano internazionale. Non so fino a che punto potranno reggere i pesi attuali. Il conflitto si sta allargando, perché la Siria ormai è invasa da un flusso sempre crescente di profughi. Ed è chiaro che l’Onu non resterà a guardare ancora per molto tempo.
Situazione critica anche in India: è stata estesa per altri quindici giorni la carcerazione preventiva ai due marò italiani. Com’è stata gestita la crisi dal nostro governo?
Ci sono stati grossi ritardi di comunicazione e molti errori materiali. Diciamo anche un po’ di sfortuna. Siamo sicuramente di fronte a un precedente importante e grave, perché in India stanno calpestando le convenzioni internazionali. Bisogna attendere la fine delle elezioni in quella regione per capire se esiste un margine di negoziato diplomatico che prescinda da questo preciso momento storico della politica indiana. Mi auguro che si giunga a una conclusione ragionevole, cioè il giudizio di questi due militari italiani nel nostro Paese. (Raffaele d’Ettorre – Avanti! on line)

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