Tendenze. Germania, Francia, Danimarca, Belgio: fatti concreti nella sinistra europea
A metà settembre 2011 la brava Helle Thoming-Schmidt ha trascinato di nuovo alla guida della Danimarca il Partito Socialdemocratico, un evento formidabile in un Paese con forti pulsioni verso l’estremismo xenofobo; in Francia, il Partito socialista si avvia, con Hollande, a contendere seriamente l’Eliseo al claudicante Sarkozy; in Belgio, il socialista Elio di Rupo, dopo essere riuscito nella missione impossibile dell’accordo istituzionale, dovrebbe essere premier dopo 18 mesi di vuoto di governo. Il socialismo europeo, dunque, non sembra in via di estinzione.
Massimo D’Alema, in un recente convegno romano, ha affermato invece che «bisogna prendere atto che si è conclusa una storia». E, a proposito dell’ Internazionale Socialista, ha aggiunto: «Riflette un mondo che non c’è più».
Tuttavia all’ex premier non può essere sfuggita questa interessante inversione di tendenza europea che si corrobora anche con l’ottimo stato di salute dei socialdemocratici tedeschi che, ad ogni prova elettorale intermedia degli ultimi mesi, dimostrano di poter dare più di un pensiero alla Cdu di Angela Merkel.
I socialisti e i socialdemocratici, dunque, come si direbbe una volta, vivono e lottano insieme a noi. Infatti, D’Alema è il presidente della Feps, la Fondazione europea “indipendente” ma vicina proprio al Pse: il partito del socialismo europeo. Ed è anche vicepresidente dell’Internazionale Socialista che, dice lui, «riflette un mondo che non c’è più».
Di più: i leader dell’Spd tedesca e del Ps francese sono stati invitati sul palco di piazza San Giovanni alla manifestazione del Pd.
Ci sarà stato un motivo per questo invito? Ovviamente. E il motivo è che il Pd in Europa non può fare a meno dei socialisti, dei socialdemocratici e dei laburisti. Che non sono mai spariti. Anzi. A meno che non si voglia fare come Pierluigi Bersani il quale, esponendo ottime idee europeiste in una lunga intervista sulla neonata rivista Tamtàm-democratico, parla genericamente di “progressisti” e mai li chiama con il loro nome: socialisti.
Distrazione o altro?
di Sergio Sergi - Il Riformista
Nessun commento:
Posta un commento