Pensare Globale e Agire Locale

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mercoledì 27 marzo 2013

RUSSIA - Doku Umarov è il solo avversario di Vladimir Putin


Con il suicidio di Berezovsky, lo zar perde il suo principale nemico. E ora l'unico da temere è l'emiro del Caucaso.

di Stefano Grazioli

Mercoledì, 27 Marzo 2013 - Per la morte di Boris Berezovsky, avvenuta pare per impiccagione, Vladimir Putin non ha versato certamente una lacrima. Anche se era stato proprio il miliardario, già membro permanente della corte di Boris Eltsin, ad aiutare l’approdo dell’allora sconosciuto ex agente segreto nelle stanze del Cremlino.
GIOCO DI RUOLI. Tra Putin e Berezovsky, il buon sangue è corso per breve tempo. Poi, il rapporto si è trasformato in un gioco di ruoli che ha fatto la fortuna di entrambi. L’oligarca suicida, buttato fuori a calci dal cerchio magico moscovita, dal suo esilio dorato di Londra, è stato infatti per oltre 10 anni l’alfiere della più dura crociata antiputiniana, il nemico pubblico numero uno dello zar.
Berezovsky è riuscito così a darsi una bella ripulita all’immagine, passando da ingordo oligarca dal passato non proprio limpido al ruolo ben più accettato di dissidente, con ragioni da vendere persino a Sua Maestà.
Per contro, Putin ha trovato il capro espiatorio per quasi ogni nefandezza di casa propria, ben sapendo che i russi, conoscendo la carriera poco edificante dell’esule miliardario, non avrebbero dato credito alle accuse. E ora che il Cremlino è improvvisamente senza il suo peggior nemico (mediatico, più che concreto) dovrà trovarsene un altro.
LISTA DI CANDIDATI. La lista dei candidati, fittizi o reali, è discretamente lunga e spazia da Mosca a Washington, dalla Gran Bretagna al Caucaso. I corridoi del potere sono tutto sommato sicuri per Putin, che non deve aspettarsi pugnalate alle spalle: persino il delfino Dmitri Medvedev, che molti analisti occidentali avevano investito del ruolo di ribelle, si è sempre dimostrato un fedele esecutore degli ordini del superiore.
Alla Duma, il parlamento, l’opposizione al partito del capo dello Stato, Russia Unita, è all’acqua di rose: nemmeno l’eterno leader comunista Gennady Zyuganov può essere annoverato tra le spine nel fianco, presenti e future, per Vladimir Vladimirovich.
Fuori dal parlamento le cose cambiano un po’, ma gli avversari di Putin non brillano di luce propria e all’orizzonte nessuno sembra poter e voler prendere il posto di Berezovsky. I nomi della vecchia guardia, da Mikhail Kasyanov a Boris Nemtsov, sono ormai usurati: in 10 anni non sono riusciti a costruire un partito credibile, e sono talmente innocui che non sono stati nemmeno obbligati a prendere la strada dell’estero sulle orme di altri colleghi magari dal portafoglio più gonfio.

Umarov, il solo avversario che potrebbe creare qualche grattacapo allo zar


Mikhail Prokhorov, l’oligarca che ben si muove all’estero e che lo scorso anno è sceso addirittura in piazza e ha corso per le presidenziali, non sembra intenzionato a entrare davvero in rotta di collisione con il Cremlino. La sua è comunque una faccia nuova, come quella di Alexei Navalny, il blogger re delle proteste tra il 2011 e il 2012 che è molto legato al miliardario Alexander Lebedev.
Quest’ultimo è potenzialmente la figura più simile a Berezovsky: prima alleato del potere, ora inviso e già sulla strada di un esilio verso Londongrad, la Londra tanto amata dai transfughi russi di ogni genere. Proprietario del quotidiano britannico Independent, Lebedev avrebbe come ideale alleato un signore inglese che negli ultimi tempi ha dedicato tempo e danaro per colpire il Cremlino da lontano, William Browder.
Quest'ultimo, al vertice del fondo di investimenti britannico Hermitage capital management, ha fatto del caso Magnitsky (dal nome dell’avvocato morto in una prigione moscovita, al servizio proprio del fondo inglese) una questione internazionale, che ha dato più di qualche grattacapo a Mosca. Per esempio, contribuendo a stilare la lista di funzionari russi legati alla morte sospetta, emanata dal Congresso americano, ai quali è vietato recarsi negli Usa.
IL NEMICO USA. A Washington ormai da anni è il senatore repubblicano John McCain a cercare un nuovo clima da Guerra Fredda, conducendo una personale battaglia contro la Russia.
Ma anche McCain e la sua anacronistica lotta fa meno paura a Putin di quanta non ne suscitasse Berezovsky in depressione.
Resta, nel quadro, un solo vero avversario (vecchio e nuovo) dello zar, che nel prossimo futuro potrebbe creargli davvero qualche grattacapo: Doku Umarov, leader della guerriglia indipendentista caucasica legata ad Al Qaeda.
L'EMIRO DEL CAUCASO. Autoproclamatosi emiro del califfato del Caucaso nel 2007 Umarov, che è il coordinatore delle azioni terroristiche nelle repubbliche della regione, ha rivendicato i più recenti attentati di Mosca (una quarantina di morti nella capitale russa nel 2011) e promesso fuoco e fiamme anche in vista delle prossime Olimpiadi del 2014 che si terranno a Soci.
Se il Berezovsky degli ultimi tempi faceva il solletico a Putin, e lo scorso anno aveva chiesto pure scusa ai russi per la sua avidità, Doku Umarov è invece il nemico pubblico numero uno. Reale.

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