29
- 03 – 2013 - Il Pd è la
forza che ha la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato,
se dicono no al candidato premier del centrosinistra perché dovrebbero dire sì
ad un nome non del Pd ma sostenuto comunque innanzitutto dai democratici? E
perché questo governo dovrebbe essere più forte?
E’ questo –
scrive Alessandro Di Matteo dell’agenzia TM News – il senso del ragionamento
fatto da Pier Luigi Bersani al Quirinale questa sera. Non è un esplicito no al
“governo del presidente”, ma un ragionamento che il leader Pd ha messo sul
tavolo dopo che il capo dello Stato ha ripetuto la richiesta di “numeri certi”.
Bersani,
infatti, si sarebbe detto convinto che la strada migliore da seguire sarebbe
quella di andare in Aula a vedere cosa dicono le forze politiche di fronte alla
sua proposta. Non solo, ma il leader Pd avrebbe fatto presente al capo dello
Stato che allo stato “altre soluzioni”, ovvero il governo del presidente, non
sembrano piů facili. Un colloquio che certo non è stato facile, anche se lo
staff del segretario nega qualunque tensione.
La linea di
Bersani
Bersani,
secondo quanto apprende TM News, avrebbe costruito il sui percorso basandosi
sulla ostilità mostrata fin qui dal Pdl e dalla Lega verso un governo
istituzionale: anche Maroni e Berlusconi, sarebbe stato il ragionamento,
vogliono un governo politico e non ‘tecnico’. Ma un governo politico di larghe
intese, avrebbe aggiunto Bersani, è impercorribile per il Pd, per tutto il Pd,
anche per quelli che sarebbero pronti a sostenere un ‘governo del presidente’.
Del resto, avrebbe buttato lì il presidente del Consiglio “non si può prescindere
dalla forza che ha più voti in Parlamento”.
La replica
del Quirinale a Bersani
Un discorso
di fronte al quale Napolitano avrebbe allora rilanciato: andare alle Camere con
il quadro che si è delineato è impensabile, apprfondiamo allora la posizione
delle forze politiche e poi tiriamo le somme. Chiaramente, per Bersani e i suoi
questo significa tenere aperta la possibilità di quadrare il cerchio per altre
48 ore, facendo nel frattempo capire al centrodestra che c’è il serio rischio
che non esista un “piano B”.
Gli
obiettivi di Napolitano
Il
Quirinale, invece, secondo alcune fonti parlamentari consultate da TM News,
interpreterebbe le consultazioni-lampo di domani in maniera molto ampia:
sarebbero l’occasione non solo per verificare se si riesce a far partire un
governo Bersani, ma anche per testare quel “governo del presidente” che al momento
sarebbe stato oggetto di colloqui molto informali e riservati del capo dello
Stato. Nel frattempo, però, cresce anche l’insofferenza del Pd: Matteo Renzi
resta in rigoroso silenzio, Walter Veltroni da tempo è per un governo del
presidente e anche Massimo D’Alema, raccontano, non sarebbe per niente
d’accordo con l’idea di tornare subito a votare.
Nessun commento:
Posta un commento