De Gregorio, Razzi,
Scillipoti. Tre nomi, un solo sistema. Un sistema che, se i giudici
dimostrassero la veridicità delle accuse sarebbe eversivo dell’ordine
democratico e costituzionale. Sembra non fermarsi l’onda di fango che travolge
il “metodo” Berlusconi. Ancora indagini, ancora scandali. A finire nel mirino
della procura di Roma i nuovamente eletti Antonio Razzi e Domenico Scilipoti.
L’ipotesi di reato è corruzione in merito alla vicenda sulla “compravendita di
parlamentari” nel dicembre del 2010. In quell’occasione i due onorevoli, in
occasione del voto di fiducia sul governo guidato da Silvio Berlusconi,
cambiarono schieramento permettendo la sopravvivenza dell’esecutivo finito in
minoranza.
LA VERGONA ITALIANA
CHE IL CAVALIERE CHIAMO’ MIRACOLO – Vent’anni di berlusconismo hanno
significato tante cose: dalla vendita del “miracolo italiano”, al sogno
hollywoodiano della vita patinata di calciatori, veline e olgettine che,
improvvisamente, si trasformano in figure istituzionali. Dalla “macchina del
fango”, come la definì lo scomparso Giuseppe D’Avanzo, animata da un intricato
sottobosco di mezze tacche e ruffiani che disperatamente cercano di
accreditarsi, ai “giovani promettenti”, pescati nel giro degli amici e portati
avanti come prodigi a cui è stato permesso di accedere fin dentro le stanze
delle Istituzioni, fino allo scempio della cosa pubblica trasformata in
appendice di volgari capricci per grezzi parvenus e peones. Vent’anni di
berlusconismo hanno mostrato una faccia dello Stato indegna di chiamarsi tale,
un Paese trasformato in una Tortuga di incapaci, tanto incompetenti quanto
tronfi e presuntuosi. Un cittadino è innocente fino a prova contraria. Essere
garantisti è fondamento dell’essere cittadini dotati di senso civile e civico:
ma, sicuramente, le reazioni del signor Razzi alla notizia delle indagini,
stridono con le dichiarazioni che lui stesso fornì,
rubate in quell’Aula del Parlamento infangata da volgarità degne di una bisca,
e di fronte alla quali il giudizio morale e civile diventa una questione
politica.
IL RIASSUNTO DI UNA
CULTURA “POLITICA” – «Ma quando mai?!! Io soldi? La verità è che la gente
evidentemente è invidiosa, quando uno entra in politica. Io non ho ricevuto
niente, non so di cosa possa essere accusato. Andrò a parlare. E mi consulterò
con un avvocato, perché farò anche denunce per diffamazione. Io non ho preso
niente. Lo posso giurare. Il Signore sta in cielo, vede e provvede. L’unica
cosa che ho preso è un abbraccio e l’amicizia del Presidente Berlusconi, quella
che mi è mancata quando stavo con Di Pietro». Così il signor Razzi venuto a
conoscenza dei capi d’imputazione nei suoi confronti. Un commento che, nella
terminologia, nello spessore, nel contenuto e nella forma ricalca il
decadimento culturale degli ultimi anni. Ora, il Paese vive un momento di
confusione creato e figlio di quella decadenza. Bisognerà capire, con
intelligenza, come uscirne.
Roberto Capocelli
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