Il canadese, l'africano, l'americano e i vari outsider
(Scola tra gli italiani): è subito partita la corsa al successore di Benedetto
XVI. Vediamo chi sono i favoriti.
Subito dopo
l'annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI è partito i il totomina per il suo
successore al Soglio Pontificio. Il gesto di Ratzinger giunge per molti verso
inatteso, per altri non del tutto e la chiesa cattolica avrà comunque un mese,
ora, per arrivare a nominare il successore di Pietro. A Pasqua, il 31 marzo,
dalla finestra degli appartamenti vaticani si affaccerà il nuovo Pontefice,
scelto da 117 cardinali non ancora ottantenni. Ritornano nomi già popolari nel
2005, come quello del arcivescovo austriaco Christoph Schoenborn, o del
nigeriano Fracis Arinze, il più accreditato dai bookmaker d'oltre Manica. Ma
entrano fra i papabili anche l'italiano Angelo Scola, arcivescovo di Milano, il
filippino Luis Antonio Tagle, l'americano Timothy Dolan, il brasiliano di
origini tedesche Odilo Pedro Scherer, l'argentino Leonardo Sandri, il francese
Jean-Luis Tauran.
Ecco come si
vota. Con la "Universi Dominici
Gregis" Giovanni Paolo II ha profondamente innovato la procedura per
eleggere il Papa. Per la valida elezione del Pontefice «si richiedono i due
terzi dei suffragi, computati sulla totalità degli elettori presenti»,
prescrive la regola. Se «il numero dei cardinali presenti non può essere diviso
in tre parti uguali, per la validità dell'elezione del Sommo Pontefice è
richiesto un suffragio in più». Assolti gli adempimenti richiesti, «qualora ciò
avvenga già nel pomeriggio del primo giorno, si avrà un solo scrutinio». Ma nei
giorni successivi, «se l'elezione non s'è avuta al primo scrutinio, si dovranno
tenere due votazioni sia al mattino sia al pomeriggio, dando sempre inizio alle
operazioni di voto all'ora già precedentemente stabilità o nelle Congregazioni
preparatorie o durante il periodo dell'elezione».
Il favorito
numero uno. È, a detta
di molti, Marc Ouellet. Inserito fra i papabili già 8 anni fa, poliglotta,
Ouellet è uno degli allievi del maggior teologo del secolo scorso, Hans Urs von
Balthasar, amato e citato spesso da Benedetto XVI; membro della rivista
Communio, della quale il teologo svizzero fu uno dei fondatori assieme a Joseph
Ratzinger, Henri de Lubac e Jean-Luc Marion, è fra cardinali più ratzingeriani
sotto il profilo teologico, intellettuale e "politico". Nato nel 1944
a La Motte, nello stato canadese del Québec, vanta un baccalaureato in
pedagogia dall'Université Laval nel 1964 e studi al seminario maggiore di Montréal,
dove nel 1968 ottenne la licenza in teologia. Docente di teologia al seminario
maggiore di Bogotá, retto dalla Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio, nei
primi ann' '70, prosegue i suoi studi a Roma, alla Pontificia Università San
Tommaso d'Aquino. Nel 1976 venne richiamato in Canada per insegnare al
seminario maggiore di Montréal. Perfezionati gli studi di teologia alla
Pontificia Università Gregoriana, insegna a più riprese in Colombia, a Cali e
Manizales, prima di rientrare in Canada nei primi anni '90 come rettore del
seminario di Montréal e dal 1994 come rettore del seminario di Edmonton. Dal
1996 al 2002 però è a Roma, ordinario di teologia dogmatica alla Pontificia
Università Lateranense. Il 15 novembre 2002 fu eletto arcivescovo di Québec e
primate del Canada. È stato considerato uno dei più strenui difensori delle
fede cattolica nella gerarchia religiosa canadese, anche in seguito alle
posizioni prese in occasione della "Rivoluzione tranquilla" degli
anni '60; il cardinale ha appoggiato il ritorno all'adorazione eucaristica e
alla reintroduzione del Canto gregoriano. E' stato proclamato cardinale nel
2003 da papa Giovanni Paolo II. Il 30 giugno 2010 Benedetto XVI lo ha nominato
prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia
Commissione per l'America Latina e, il 6 aprile 2011, membro del Pontificio
Consiglio per i Testi Legislativi.
Un Papa
nero? Francis Arinze, (Eziowelle, 1º
novembre 1932), nato da una famiglia animista della tribù Ibo, a nove anni si
converte al cattolicesimo ricevendo il battesimo da padre Cyprian Michael Iwene
Tansi (che nel '98 è stato il primo nigeriano proclamato beato). La sua
famiglia non appoggia la sua decisione, anzi la osteggia. Ma a distanza di
anni, quando diventa sacerdote, si converte anch'essa al cattolicesimo. Studia
a Roma e Londra, a 35 anni è già arcivescovo di Onitsha: dall'estate 1967
partecipa al Concilio Vaticano II. E' l'architetto, fra l'altro, dello storico
viaggio apostolico di papa Giovanni Paolo II in Nigeria (1998). Convinto
sostenitore della messa in latino, eccellente comunicatore, parla correttamente
cinque lingue e nel 2009 ha tenuto su incarico di Benedetto XVI gli Esercizi
Spirituali per la Quaresima a tutta la Curia Romana alla presenza dello stesso
Pontefice. È un grandissimo esperto della storia non sempre facile dei rapporti
tra cattolicesimo e Islam. Ogni anno, per quasi venti anni, ha inviato un
messaggio speciale ai musulmani per commemorare il digiuno durante il Ramadan.
Da qui la riflessione di molti, nel 2005: le relazioni con il mondo musulmano
saranno uno dei cardini del pontificato del 21° secolo, un papa con una
profonda conoscenza dell'Islam aiuterebbe non poco la Santa Sede nei rapporti
con uno spicchio enorme del pianeta.
L'outsider
africano. Rimanendo all'Africa, sembra avere
molte più chaces di Arinze l'attuale presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, Peter Kodwo Appiah Turkson. A suo favore, anche
l'anagrafe: il sacerdote ghanese è nato l'11 ottobre 1948, sedici anni dopo
Arinze, da madre metodista e padre cattolico. Vanta studi in teologia a New
York e nel Pontificio Istituto Biblico di Roma, frequentato a più riprese anche
negli anni '90. È stato fatto cardinale, il primo cardinale del Ghana, da
Giovanni Paolo II nel suo ultimo concistoro del 21 ottobre 2003. Turkson è
stato dunque uno dei cardinali elettori di Benedetto XVI e viene descritto come
«uno dei leader della chiesa africana più energici». Turkson potrebbe succedere
a Ratzinger nel solco della continuità sotto il profilo teologico: è lui che
proprio Benedetto XVI ha nominato nell'ottobre 2009 alla guida del Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace e un anno più tardi, nell'ottobre 2010,
membro della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ottime, poi, le
relazioni dello stesso Turkson con la chiesa nordamericana e di rilievo il
ruolo 'politico' del vescovo ghanese nei tentativi del Vaticano di mediare fra
le fazioni a lungo in lotta in Costa d'Avorio. Nell'ottobre 2011 il Cardinale
Turkson guadagnò l'attenzione planetaria chiedendo a gran voce l'istituzione di
una «autorità pubblica globale» e di una nuova «banca centrale mondiale» per
governare le istituzioni finanziarie rivelatesi pericolosamente obsolete nella
crisi iniziata a Wall Street nel 2008.
Il francese
diplomatico. In campo di
diplomazia e di scenari internazionali, il favorito sembra Jean-Louis Pierre
Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso.
Nato a Bordeaux il 5 aprile 1943, venne nominato arcivescovo da Giovanni Paolo
II il 1º dicembre 1990 con il ruolo di Segretario per i rapporti con gli Stati.
Cardinale con il concistoro del 21 ottobre 2003, è l'uomo che tesse
incesantemente la tela della diplomazia vaticana per evitare la guerra in Iraq:
«Una guerra di aggressione unilaterale - ripeteva in qei giorni - costituirebbe
un crimine contro la pace e una violazione della Convenzione di
Ginevra».Diplomatico, ma anche pragmatico: alla luce delle persecuzioni subite
dai cristiani nell'Iraq "liberato", richiamò la comunità
internazionale e le autorità irachene alle proprie responsabilità perché
paradossalmente, fu la sua denuncia, i cristiani erano più tutelati durante il
regime di Saddam Hussein. Presidente della Commissione per le Relazioni
Religiose con i Musulmani dal 25 giugno 2007, è uomo di comprovata abilità
nelle relazioni internazionali con il mondo arabo e al tempo stesso un convinto
sostenitore delle posizioni di Benedetto XVI su famiglia, procreazione
assistita, unioni omosessuali e uso del preservativo.
Il Papa
americano. Fra gli italiani, forse il solo
Scola è davvero accreditato come potenziale usccessore di Pietro. Improbabili,
vista l'eco internazionale delle liti in curia, Bertone e Bagnasco. Ecco allora
avanzare non proprio remota l'ipotesi americana: quella che vede nel cardinale
cappuccino Sean O'Malley, che a Boston ha risollevato una situazione resa assai
drammatica non solo dagli abusi ma anche dagli insabbiamenti del suo
predecessore Bernard Law, come 'papabile' apprezzato a livello internazionale.
Nelle scorse settimane Benedetto XVI ha chiamato a Roma come promotore di
giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, competente per questi
casi, proprio il "braccio destro" di O'Malley, padre Robert Oliver.
Redazione Cronache
Laiche
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