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domenica 3 marzo 2013

CITTA’ del VATICANO - Chi dopo Ratzinger? Ecco i papabili


Il canadese, l'africano, l'americano e i vari outsider (Scola tra gli italiani): è subito partita la corsa al successore di Benedetto XVI. Vediamo chi sono i favoriti.

Subito dopo l'annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI è partito i il totomina per il suo successore al Soglio Pontificio. Il gesto di Ratzinger giunge per molti verso inatteso, per altri non del tutto e la chiesa cattolica avrà comunque un mese, ora, per arrivare a nominare il successore di Pietro. A Pasqua, il 31 marzo, dalla finestra degli appartamenti vaticani si affaccerà il nuovo Pontefice, scelto da 117 cardinali non ancora ottantenni. Ritornano nomi già popolari nel 2005, come quello del arcivescovo austriaco Christoph Schoenborn, o del nigeriano Fracis Arinze, il più accreditato dai bookmaker d'oltre Manica. Ma entrano fra i papabili anche l'italiano Angelo Scola, arcivescovo di Milano, il filippino Luis Antonio Tagle, l'americano Timothy Dolan, il brasiliano di origini tedesche Odilo Pedro Scherer, l'argentino Leonardo Sandri, il francese Jean-Luis Tauran.
Ecco come si vota. Con la "Universi Dominici Gregis" Giovanni Paolo II ha profondamente innovato la procedura per eleggere il Papa. Per la valida elezione del Pontefice «si richiedono i due terzi dei suffragi, computati sulla totalità degli elettori presenti», prescrive la regola. Se «il numero dei cardinali presenti non può essere diviso in tre parti uguali, per la validità dell'elezione del Sommo Pontefice è richiesto un suffragio in più». Assolti gli adempimenti richiesti, «qualora ciò avvenga già nel pomeriggio del primo giorno, si avrà un solo scrutinio». Ma nei giorni successivi, «se l'elezione non s'è avuta al primo scrutinio, si dovranno tenere due votazioni sia al mattino sia al pomeriggio, dando sempre inizio alle operazioni di voto all'ora già precedentemente stabilità o nelle Congregazioni preparatorie o durante il periodo dell'elezione».
Il favorito numero uno. È, a detta di molti, Marc Ouellet. Inserito fra i papabili già 8 anni fa, poliglotta, Ouellet è uno degli allievi del maggior teologo del secolo scorso, Hans Urs von Balthasar, amato e citato spesso da Benedetto XVI; membro della rivista Communio, della quale il teologo svizzero fu uno dei fondatori assieme a Joseph Ratzinger, Henri de Lubac e Jean-Luc Marion, è fra cardinali più ratzingeriani sotto il profilo teologico, intellettuale e "politico". Nato nel 1944 a La Motte, nello stato canadese del Québec, vanta un baccalaureato in pedagogia dall'Université Laval nel 1964 e studi al seminario maggiore di Montréal, dove nel 1968 ottenne la licenza in teologia. Docente di teologia al seminario maggiore di Bogotá, retto dalla Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio, nei primi ann' '70, prosegue i suoi studi a Roma, alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino. Nel 1976 venne richiamato in Canada per insegnare al seminario maggiore di Montréal. Perfezionati gli studi di teologia alla Pontificia Università Gregoriana, insegna a più riprese in Colombia, a Cali e Manizales, prima di rientrare in Canada nei primi anni '90 come rettore del seminario di Montréal e dal 1994 come rettore del seminario di Edmonton. Dal 1996 al 2002 però è a Roma, ordinario di teologia dogmatica alla Pontificia Università Lateranense. Il 15 novembre 2002 fu eletto arcivescovo di Québec e primate del Canada. È stato considerato uno dei più strenui difensori delle fede cattolica nella gerarchia religiosa canadese, anche in seguito alle posizioni prese in occasione della "Rivoluzione tranquilla" degli anni '60; il cardinale ha appoggiato il ritorno all'adorazione eucaristica e alla reintroduzione del Canto gregoriano. E' stato proclamato cardinale nel 2003 da papa Giovanni Paolo II. Il 30 giugno 2010 Benedetto XVI lo ha nominato prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina e, il 6 aprile 2011, membro del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.
Un Papa nero? Francis Arinze, (Eziowelle, 1º novembre 1932), nato da una famiglia animista della tribù Ibo, a nove anni si converte al cattolicesimo ricevendo il battesimo da padre Cyprian Michael Iwene Tansi (che nel '98 è stato il primo nigeriano proclamato beato). La sua famiglia non appoggia la sua decisione, anzi la osteggia. Ma a distanza di anni, quando diventa sacerdote, si converte anch'essa al cattolicesimo. Studia a Roma e Londra, a 35 anni è già arcivescovo di Onitsha: dall'estate 1967 partecipa al Concilio Vaticano II. E' l'architetto, fra l'altro, dello storico viaggio apostolico di papa Giovanni Paolo II in Nigeria (1998). Convinto sostenitore della messa in latino, eccellente comunicatore, parla correttamente cinque lingue e nel 2009 ha tenuto su incarico di Benedetto XVI gli Esercizi Spirituali per la Quaresima a tutta la Curia Romana alla presenza dello stesso Pontefice. È un grandissimo esperto della storia non sempre facile dei rapporti tra cattolicesimo e Islam. Ogni anno, per quasi venti anni, ha inviato un messaggio speciale ai musulmani per commemorare il digiuno durante il Ramadan. Da qui la riflessione di molti, nel 2005: le relazioni con il mondo musulmano saranno uno dei cardini del pontificato del 21° secolo, un papa con una profonda conoscenza dell'Islam aiuterebbe non poco la Santa Sede nei rapporti con uno spicchio enorme del pianeta.
L'outsider africano. Rimanendo all'Africa, sembra avere molte più chaces di Arinze l'attuale presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Peter Kodwo Appiah Turkson. A suo favore, anche l'anagrafe: il sacerdote ghanese è nato l'11 ottobre 1948, sedici anni dopo Arinze, da madre metodista e padre cattolico. Vanta studi in teologia a New York e nel Pontificio Istituto Biblico di Roma, frequentato a più riprese anche negli anni '90. È stato fatto cardinale, il primo cardinale del Ghana, da Giovanni Paolo II nel suo ultimo concistoro del 21 ottobre 2003. Turkson è stato dunque uno dei cardinali elettori di Benedetto XVI e viene descritto come «uno dei leader della chiesa africana più energici». Turkson potrebbe succedere a Ratzinger nel solco della continuità sotto il profilo teologico: è lui che proprio Benedetto XVI ha nominato nell'ottobre 2009 alla guida del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e un anno più tardi, nell'ottobre 2010, membro della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ottime, poi, le relazioni dello stesso Turkson con la chiesa nordamericana e di rilievo il ruolo 'politico' del vescovo ghanese nei tentativi del Vaticano di mediare fra le fazioni a lungo in lotta in Costa d'Avorio. Nell'ottobre 2011 il Cardinale Turkson guadagnò l'attenzione planetaria chiedendo a gran voce l'istituzione di una «autorità pubblica globale» e di una nuova «banca centrale mondiale» per governare le istituzioni finanziarie rivelatesi pericolosamente obsolete nella crisi iniziata a Wall Street nel 2008.
Il francese diplomatico. In campo di diplomazia e di scenari internazionali, il favorito sembra Jean-Louis Pierre Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso. Nato a Bordeaux il 5 aprile 1943, venne nominato arcivescovo da Giovanni Paolo II il 1º dicembre 1990 con il ruolo di Segretario per i rapporti con gli Stati. Cardinale con il concistoro del 21 ottobre 2003, è l'uomo che tesse incesantemente la tela della diplomazia vaticana per evitare la guerra in Iraq: «Una guerra di aggressione unilaterale - ripeteva in qei giorni - costituirebbe un crimine contro la pace e una violazione della Convenzione di Ginevra».Diplomatico, ma anche pragmatico: alla luce delle persecuzioni subite dai cristiani nell'Iraq "liberato", richiamò la comunità internazionale e le autorità irachene alle proprie responsabilità perché paradossalmente, fu la sua denuncia, i cristiani erano più tutelati durante il regime di Saddam Hussein. Presidente della Commissione per le Relazioni Religiose con i Musulmani dal 25 giugno 2007, è uomo di comprovata abilità nelle relazioni internazionali con il mondo arabo e al tempo stesso un convinto sostenitore delle posizioni di Benedetto XVI su famiglia, procreazione assistita, unioni omosessuali e uso del preservativo.
Il Papa americano. Fra gli italiani, forse il solo Scola è davvero accreditato come potenziale usccessore di Pietro. Improbabili, vista l'eco internazionale delle liti in curia, Bertone e Bagnasco. Ecco allora avanzare non proprio remota l'ipotesi americana: quella che vede nel cardinale cappuccino Sean O'Malley, che a Boston ha risollevato una situazione resa assai drammatica non solo dagli abusi ma anche dagli insabbiamenti del suo predecessore Bernard Law, come 'papabile' apprezzato a livello internazionale. Nelle scorse settimane Benedetto XVI ha chiamato a Roma come promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, competente per questi casi, proprio il "braccio destro" di O'Malley, padre Robert Oliver.
Redazione Cronache Laiche

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