Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


giovedì 14 marzo 2013

CITTA' DEL VATICANO - Abemus Papam:Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco.


Jorge Mario Bergoglio, la biografia di papa Francesco

Il Nuovo pontefice è argentino. Arcivescovo di Buenos Aires, dove è nato nel 1936, in una famiglia piemontese. Ha 76 anni ed è stato presidente della Conferenza episcopale del suo Paese. Da oltre 50 anni vive con un solo polmone. Nel 2005 fu battuto da Ratzinger

Il primo pontefice a scegliere il nome di Francesco, il primo papa sud americano della storia. Jorge Mario Bergoglio, cardinale e arcivescovo di Buenos Aires, ha 76 anni.
E’ diventato papa il 13 marzo al suo secondo tentativo. Nel 2005, infatti, fu lui il principale avversario di Joseph Ratzinger. Secondo nelle prime tre votazioni, Bergoglio rinunciò al papato quasi tra le lacrime, quando si rese conto dell'aumentare del distacco dal cardinale tedesco.
Forte sostenitore della famiglia tradizionale e oppositore dei matrimoni gay, sulla sua figura pesa un'ombra enorme: quella dell'ultima dittatura militare argentina. Bergoglio è infatti stato chiamato a testimoniare su alcuni casi che riguardano l'appropriazione dei figli di desaparecidos, ed è stato accusato di mentire dai parenti delle vittime del regime.
ATTENTO AI POVERI. Nato nella capitale argentina il 17 dicembre 1936 da una famiglia di origine piemontese, da oltre 50 anni vive con un solo polmone. L'altro gli è stato rimosso durante l'adolescenza a causa di un'infezione.
È un gesuita che ha un rapporto e un approccio particolare con la povertà, viaggia in autobus e in metro, ha sempre abitato in una piccola stanza dall'aspetto monacale nella sede dell'arcivescovato.
Quando fu nominato cardinale chiese a centinaia di argentini di non volare fino a Roma per festeggiarlo, ma di utilizzare quei soldi che avrebbero speso per fare beneficenza ai poveri.
Ha studiato e si è diplomato come tecnico chimico, ma poi ha scelto il sacerdozio ed è entrato nel seminario di Villa Devoto.
L'11 marzo 1958 è passato al noviziato della Compagnia di Gesù, ha compiuto studi umanistici in Cile e nel 1963, di ritorno a Buenos Aires, ha conseguito la laurea in filosofia presso la facoltà di filosofia del collegio massimo San José di San Miguel.
PROFESSORE ALL'UNIVERSITÀ. Fra il 1964 e il 1965 è stato professore di letteratura e di psicologia nel collegio dell'Immacolata di Santa Fe e nel 1966 ha insegnato le stesse materie nel collegio del Salvatore di Buenos Aires.
Dal 1967 al 1970 ha studiato teologia presso la facoltà di teologia del collegio massimo San José, di San Miguel, dove ha conseguito la laurea. Il 13 dicembre 1969 è stato ordinato sacerdote.
Nel 1970-71 ha compiuto il terzo probandato ad Alcala de Henares (Spagna) e il 22 aprile 1973 ha fatto la sua professione perpetua. È stato maestro di novizi a Villa Barilari, San Miguel (1972-1973), professore presso la facoltà di Teologia, consultore della Provincia e Rettore del collegio massimo.
Provinciale dell'Argentina per sei anni
Il 31 luglio 1973 è stato eletto Provinciale dell'Argentina, incarico che ha esercitato per sei anni. Fra il 1980 e il 1986 è stato rettore del collegio massimo e delle facoltà di filosofia e teologia della stessa Casa e parroco della parrocchia del patriarca San José, nella Diocesi di San Miguel.
TESI SCRITTA IN GERMANIA. Nel marzo 1986 si è recato in Germania per ultimare la sua tesi dottorale; quindi i superiori lo hanno destinato al collegio del Salvatore, da dove è passato alla chiesa della Compagnia nella città di Cordoba come direttore spirituale e confessore.
Il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo ha nominato Vescovo titolare di Auca e Ausiliare di Buenos Aires.
Il 27 giugno dello stesso anno ha ricevuto nella cattedrale di Buenos Aires l'ordinazione episcopale dalle mani del Cardinale Antonio Quarracino, del Nunzio Apostolico Monsignor Ubaldo Calabresi e del Vescovo di Mercedes-Lujan, Monsignor Emilio Ogénovich.
Il 3 giugno 1997 è stato nominato arcivescovo coadiutore di Buenos Aires e il 28 febbraio 1998 arcivescovo di Buenos Aires per successione, alla morte del Cardinale Quarracino.
HA SCRITTO TRE LIBRI. È autore dei libri Meditaciones para religiosos del 1982, Reflexiones sobre la vida apostolica del 1986 e Reflexiones de esperanza del 1992.
Gran Cancelliere dell'università Cattolica argentina. Relatore generale aggiunto alla decima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2001).
Dal novembre 2005 al novembre 2011 è stato presidente della Conferenza episcopale argentina. Dal Beato Giovanni Paolo II creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001, del Titolo di San Roberto Bellarmino.
Nel 2011, compiuti 75 anni, rimise il suo mandato da arcivescovo per raggiunti limiti d'età, ma Benedetto XVI rifiutò le sue dimissioni.

Il pontefice Bergoglio e la tensione con la Casa Rosada

La festa a Buenos Aires. Ma in Argentina non tutti lo amano. Il suo rapporto con i Kirchner è sempre stato gelido. Nestor lo definì «il capo dell'opposizione». E alla sua morte la moglie ha continuato la battaglia.
Gesuita, uomo di profondo rinnovamento per la Chiesa e grande oppositore della dinastia Kirchner.
Se l’America Latina esulta per l’ascesa dell’argentino Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio, le parole meno convinte sono arrivate proprio dalla presidenta Cristina, succeduta al marito Nestor alla guida del Paese nel 2007
LA FREDDEZZA DI CRISTINA. In un messaggio affidato a Twitter nella sera di mercoledì 13, e poi inviato anche al neoeletto papa Francesco, la pasionaria peronista ha auspicato per il nuovo pontificato «la giustizia, l'uguaglianza, la fraternità e la pace nel mondo».
Un tiepido tentativo di conciliazione, rafforzato dalla scelta di presenziare alla cerimonia di insediamento, che nasconde un decennio di relazioni tutt’altro che felici tra Bergoglio e la coppia presidenziale.
L’UOMO DELLE OPPOSIZIONI. Asperità, polemiche a viso aperto e persino incontri mancati hanno costellato la convivenza ai vertici - della diocesi di Buenos Aires l’uno, dell’Argentina l’altro - tra il papa e il defunto Nestor, che arrivò a chiamare il pontefice «il vero rappresentante dell’opposizione» al governo.
Pesavano le parole di Francesco sul «debito sociale, immorale, ingiusto e illegittimo» causato dalla politica economica argentina, di cui Nestor era l’ispiratore. Ma anche «l’esibizionismo e gli annunci stridenti» con cui il presidente, nel momento di enormi difficoltà per l’Argentina travolta dal default del 2001, presentava le proprie scelte.

La critica contro le politiche economiche di Nestor

Nel 2005 Nestor si rifiutò di assistere al Te Deum officiato da Bergoglio nella cattedrale di Buenos Aires; la celebrazione venne sospesa, e il portavoce dell’allora arcivescovo tuonò: «Non esistono rapporti tra la Chiesa e il governo». L'annuncio affatto velato di una rottura tra Stato e Chiesa molto rituale nei Paesi sudamericani (tanto che sullo stesso pontefice si sono addensate ombre per la vicinanza alla dittatura di Videla).
Poco tempo dopo, convinto che l’arcivescovo fosse direttamente coinvolto con i progetti dell’opposizione politica per rovesciarlo, l’allora presidente disse: «Dio è di tutti, ma attenzione che il diavolo è dappertutto, in quelli che portano pantaloni come in quelli che indossano sottane».
DIRITTI UMANI VIOLATI. Un attacco così diretto che alla morte del capo di Stato, e dopo aver esitato a lungo prima di decidere di officiare la cerimonia funebre, Bergoglio commentò duramente la sua amministrazione, imputandole pesanti responsabilità nella povertà diffusa del Paese e dalla mancanza di giustizia sociale.
«I diritti umani non siano solo violati dal terrorismo, dalla repressione, dagli omicidi ma anche da strutture economiche ingiuste che creano ampie ineguaglianze», affermò papa Francesco.
Affondando l'illusione della Casa Rosada di aver creato un nuovo peronismo argentino.

Lo scontro con Cristina sui diritti gay

I toni non si sono abborditi troppo nemmeno quando alla Casa Rosada è arrivata Cristina, eletta con un enorme indice di gradimento: il 45% di consensi, a 20 punti di distanza dallo sfidante.
Nel 2009, il pontefice mise in guardia il Paese dal «rischio di omologazione del pensiero», un chiaro riferimento alle imposizioni di quello che all’epoca già si chiamava kirchnerismo: governo forte, minima tolleranza del dissenso, populismo diffuso. Aggiunse, da gesuita votato alla povertà e abituato a vivere a contatto con gli ultimi, un’accusa pesante: «Da anni il governo non si fa carico della gente». Affermazione intollerabile per la presidenta abituata ai bagni di folla.
LA MARCIA CONTRO LE UNIONI GAY. Ma il punto massimo dello scontro tra i due - le cui relazioni tuttavia non sono mai state così tese come quelle con il marito - è arrivato quando la presidenta nel 2010 decise di legalizzare le unioni omosessuali e si schierò apertamente per i diritti dei gay.
Bergoglio si mise personalmente a capo di una marcia di protesta e mandò un messaggio a tutti i sacerdoti del Paese richiamandoli al «bene inalterabile del matrimonio e della famiglia».
Perse quella battaglia. Ma, tre anni più tardi, ha vinto quella come massimo rappresentante della Chiesa. E ora anche la pasionaria Cristina dovrà fare i conti con il nuovo potere di Francesco, destinato a incrociare ancora le sorti del governo argentino.

Jorge Mario Bergoglio, le accuse di collusione con il regime di Videla

Secondo il giornalista argentino Verbitsky nel 1976 il nuovo papa fece arrestare due gesuiti «sovversivi» dai militari golpisti. E fa discutere il rapporto tra la Chiesa e la dittatura
Francesco è salito sulsogliodiPietro, acclamato come il papa povero. Sul profilo di Jorge Mario Bergoglio, successore di Joseph Ratzinger, argentino e arcivescovo di Buenos Aires, si allungano però le prime ombre. Che parlano di presunte collusioni con il regime di Jorge Rafael Videla che tenne in pugno il Paese sudamericano dal 1976 al 1983 e si macchiò dello sterminio di 9 mila persone.
VERBITSKY, IL GRANDE ACCUSATORE. Il grande accusatore di Bergoglio è il giornalista Horacio Verbitsky che nel libro L'Isola del silenzio (2006) e in alcuni articoli pubblicati sulla rivista Pagina 12, e poi ripresi dal settimanale Internazionale, ha snocciolato le prove del ruolo controverso avuto dall'arcivescovo di Buenos Aires a partire dal 24 marzo 1976.
Secondo Verbitsky, Bergoglio avrebbe cercato di respingere le accuse di collaborazionismo con il regime ai tempi in cui era superiore provinciale della Compagnia di Gesù rivoltegli dai sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics.

I sacerdoti divisi tra filo-dittatura e «rivoluzionari»

I due uomini di Chiesa, ha ricostruito il giornalista argentino, «rimasero sequestrati per cinque mesi a partire dal maggio del 1976. Nella stessa operazione l’esercito arrestò anche quattro catechiste e i mariti di due di loro. Non sono mai stati ritrovati. Tra loro c’era Mónica Candelaria Mignone, figlia di Emilio Mignone, che nel 1979 ha fondato il Center of legal and social studies, un’organizzazione non governativa impegnata a proteggere e a rafforzare i diritti umani e la democrazia in Argentina».
LA VERSIONE DI BERGOGLIO. Bergoglio non solo ha negato ogni forma di vicinanza alla dittatura di Videla, ma anzi ha spiegato di aver fatto il possibile per far rilasciare i sacerdoti.
Una versione che però non ha convinto il giornalista ricercatore, secondo il quale diversi documenti dimostrano l'esatto contrario.
I LEGAMI TRA REGIME E CHIESA. Tuttavia non esiste alcuna prova certa di un coinvolgimento diretto di Francesco con la dittatura del generale Videla.
Gli storici ricordano sì la profonda compromissione dei rapporti della chiesa cattolica con il regime, nell’epoca in cui questa era profondamente spaccata: alcuni sacerdoti si schierano apertamente per il diritto di tortura dei militari, mentre altri invitavano a una rivoluzione contro la dittatura.
Non esistono però responsabilità dirette attribuibili al nuovo pontefice, che in patria viene invece ricordato per la profonda opera umanitaria. Tanto che nel 2000 spinse la Chiesa argentina alla pubblica penitenza per le colpe commesse negli anni della dittatura.

L'allontanamento dall'ordine di Yorio e Jalics

Verbitsky, però, racconta una storia diversa. Bergoglio una volta nominato, a 36 anni, superiore provinciale della Compagnia di Gesù, in Argentina divenne una figura influente, avendo alle sue dipendenze i sacerdoti che operavano nell'area.
LA REAZIONE DEL SACERDOTE. Nel febbraio del 1976, un mese prima del golpe, Bergoglio chiese ai due gesuiti Yorio e Jalics, di lasciare la loro missione nelle favelas.
Al loro rifiuto, Bergoglio reagì duramente. In prima battuta li espulse dall'ordine poi, sempre stando alla ricostruzione del giornalista, fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro l’autorizzazione a officiare messa.
IL SOSTEGNO DEL VATICANO. Poco dopo il colpo di Stato i due furono sequestrati, detenuti e torturati nella Scuola meccanica della Marina (Esma), simbolo delle violenze e delle torture contro i desaparecidos.
Una volta liberati, dietro esplicite pressioni del Vaticano, Yorio e Jalics raccontarono che quella espulsione dai gesuiti rappresentò una sorta di via libera per i golpisti.
Bergoglio, dal canto suo, rispose alle accuse spiegando che il suo ordine di lasciare le baraccopoli, in realtà, era un espediente per metterli al sicuro.
Mercoledì, 13 Marzo 2013

L'accusa dei gay cileni: «Bergoglio è omofobo»
L'associazione Movilh: “Autore di odiose crociate

La principale associazione gay del Cile ha criticato in termini molto duri l’elezione a Papa del cardinale Jorge Bergoglio, ricordando la sua opposizione energica ai matrimoni omosessuali.
«PROMOTORE D'ODIO». «Ancora una volta la Chiesa pone a capo del Vaticano a un promotore dell'odio verso la diversità sociale e una figura del riferimento dell'omofobia e del disprezzo delle minoranze sessuali», ha detto il Movimento di integrazione e liberazione omosessuale (Movilh), in un comunicato.
«CROCIATE CONTRO I GAY». L'associazione ha sottolineato che papa Francesco «ha intrapreso svariate e odiose crociate contro l'uguaglianza di diritti per le minoranze sessuali, offendendo questo segmento della popolazione, per esempio lottando con ogni mezzo perché il matrimonio gay non fosse approvato in Argentina».

Jorge Mario Bergoglio e la maledizione-benedizione del 13

Francesco eletto il 13-3-13. Per la Cabala significa la fine di un ciclo. È considerato un numero fortunato. Ma la tradizione lo associa alla sommossa di Lucifero. E tanti furono i partecipanti all'Ultima cena
Ha sceltoil 13- 3-13 per salire alsoglio diPietro, Jorge Mario Bergoglio.
Ma a quei numeri, assegnati dal fato al successore di Benedetto XVI, eletto in Conclave dopo cinque scrutini, sono associate diverse credenze. E non solo quelle secondo cui porterebbe maledizioni.
Il13 che ha incoronato Francesco, infatti, è da sempre considerato un numero che si accosta alla fine di un ciclo. Si pensi, per esempio, ai mesi lunari in un anno, oppure ai segni dell'astrologia celtica.
Come dire: conclusa l'esperienza di Joseph Ratzinger, se ne apre un'altra grazie al primo papa non europeo.
WIKIPEDIA: NUMERO FORTUNATO. A confermare la tesi è anche l'enciclopedia online Wikipedia, secondo cui «il 13 ha anche un significato astrologico in quanto la somma dei primi 13 numeri dà come risultato 91 che è il numero di giorni di una stagione».
Inoltre la somma dei 12 apostoli più Gesù dà appunto 13. Per Wikipedia, è anche «un numero felice e fortunato».
Infatti nella Cabala, il numero, sin dai tempi antichi, è associato con la morte, al punto che appare nella carta dei Tarocchi, raffigurante uno scheletro armato di falce: ma non sempre ha valenza infausta, talvolta è piuttosto presagio di cambiamenti.
'UNO', ATTRIBUTO DI DIO. Curioso anche come il primo tweet del precedessore di Francesco, ora papa emerito, sia arrivato il 12-12-12, mentre Bergoglio abbia fatto la sua apparizione il 13-3-13.
Senza dimenticare che il 13 è anche «la somma delle singole lettere che in ebraico formano la parola 'uno' che concettualmente si riferisce a un attributo di Dio».
LA MALEDIZIONE DEL 13. Tuttavia si è anche soliti associare al 13 valori negativi. Non solo perché è considerato la rappresentazione della sommossa di Lucifero. Corrisponde infatti anche al numero dei partecipanti nell'Ultima Cena di Gesù (ecco perché spesso si ha l'abitudine di evitare banchetti con 13 convitati).
Inoltre la tradizione vuole che venerdì 13 del 1307 Filippo il Bello diede ordine di sterminare i cavalieri templari per impadronirsi delle loro ricchezze.

Nessun commento:

Posta un commento