Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 22 marzo 2013

ITALIA - La Casta contro i tagli degli emolumenti chiesti da Boldrini e Grasso


I dipendenti delle Camere contro le riduzioni di stipendio. I politici temono di «lavorare a costo zero».
L'esempio lo hanno dato Piero Grasso e Laura Boldrini, neoeletti presidenti di Senato e Camera, che si sono ridotti del 30%  lo stipendio.
Non è abbastanza per Beppe Grillo, che ha chiesto sacrifici ulteriori. Ma è invece sufficiente per terrorizzare i dipendenti dei Palazzi del potere, ai quali i due hanno chiesto di fare altrettanto. E così il personale delle Camere oggi è sul piede di guerra.
BUDGET 1 MLD E MEZZO TRA CAMERA E SENATO. L'istanza non è nuova: Montecitorio e la Camera sono macchine complesse con bilanci enormi. Circa 1 miliardo di euro la Camera e 500 milioni il Senato. Ma non tutto va a deputati e senatori: tra i beneficiari ci sono anche i membri del personale che, come ricordato da Grasso e Boldrini, ricevono stipendi significativamente più alti di quelli del resto della pubblica amministrazione.
CAMERA, 241 MILIONI PER IL PERSONALE. Nel bilancio 2012 della Camera, come ha ricordato il quotidiano La Stampa il 21 marzo, ci sono anche 241 milioni previsti per i dipendenti: a Montecitorio lavorano 1.500 persone che hanno funzioni e stipendi diversi ma comunque di tutto rispetto.
Un consigliere parlamentare parte da 2.920 euro netti, un documentarista da 1. 876, un assistente parlamentare, normalmente chiamati 'commessi' da 1.690, un operatore tecnico da 1.491.
Contrariamente al resto del Paese, però, questi sono salari che crescono, e non che dimunuiscono. Di qui, la richiesta della neopresidente Boldrini ai dipendenti del Palazzo di accettare qualche sacrificio.
SACRIFICI GIÀ FATTI. «Nella scorsa legislatura avevamo preparato una delibera per tagliare del 20% le curve degli stipendi, d’intesa con l’Ufficio di presidenza del Senato, che però non ha mai deliberato», ha spiegato al giornale torinese l'ex questore del Pd Gabriele Albonetti. «Basterebbe che il nuovo Ufficio di presidenza di Palazzo Madama la approvasse».
Il rischio tagli insomma, esiste eccome.
Anche se le circa dieci sigle sindacali dietro alle quali sono riuniti i lavoratori del Palazzo non hanno voglia di parlarne. C'è già, anzi, chi ricorda gli 'sforzi' fatti nel passato: due riforme pensionistiche, il contributo di solidarietà, i tagli del 10% alle indennità di funzione, il contenimento del personale di ruolo, il blocco gli adeguamenti retributivi fino al 2015.
LA RIVOLTA DI SENATORI E DEPUTATI. La mannaia dei tagli però spaventa anche i deputati e i senatori. La Casta, secondo i commenti raccolti dal quotidiano Repubblica, non ha preso affatto bene la proposta di Boldrini e Grasso.
Al Senato, il piediellino Lucio Malan fa di conto: «Bisogna capirci: se sono 5 mila lordi con una parte esentasse, va bene. Ma così sarebbero 2 mila netti. Con questo approccio demagogico si arriva a dire che la paga deve essere zero!».
Aldo Di Biagio, eletto nelle liste di Scelta civica: «Su tutto si può ragionare, ma a breve Grillo si renderà conto di quanto sia complicato il nostro compito: l’importo non è stretto, ma almeno giusto. Sono ben altri gli stipendi nel Paese che devono essere rivisti».
Tutti, insomma, concordano: parlare di soldi non serve, bisogna ridare centralità e sacralità al parlamento che l’ha persa.
LO STIPENDIO DEL DEPUTATO. Sarà anche vero, ma vale la pena ricordare, come fa la Stampa, come siano ripartiti gli 88 milioni per le indennità dei deputati e i circa 75 milioni per i rimborsi spese previsti nel bilancio 2012 della Camera: ogni deputato ha diritto all’indennità (5 mila euro netti circa), alla diaria (3.500), al rimborso spese per l’esercizio del mandato (3.690), più altri soldi attribuiti per viaggi e trasporti (3.323 ogni tre mesi per chi abita entro 100 km da un aeroporto, 3.995 per chi abita più lontano), e una quota annuale per le spese telefoniche di 3 mila euro.
Insomma, proprio una paga da fame

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