Si può anche
essere avversari del Pd, non avere simpatia per Pier Luigi Bersani ed augurarsi
che il suo tentativo di formare un governo fallisca miseramente; ma non si può
tollerare che il leader di un grande partito, erede più o meno felice di
tradizioni e culture radicate nella storia e nella società sia sottoposto, come
è successo oggi in occasione dell’incontro tra il presidente incaricato e i
rappresentanti del M5S, a una volgare messinscena e a una spietata requisitoria
da parte di un gruppo di disoccupati, precari, peracottari e nulla facenti del
web, che la beffa di un destino cinico e baro ha fatto approdare in Parlamento.
Se il
segretario del Pd conservasse ancora un po’ di dignità e di amor proprio
avrebbe dovuto mettere alla porta i suoi interlocutori, magari dopo aver preso
a pedate, in diretta, i loro “magnanimi lombi”. Ma questi pellegrini chi si
credono di essere? Che idee si sono fatti della politica, tanto da risalire
indietro negli anni a rimarcare, come se fosse un tradimento (di chi? di che
cosa?), ogni soluzione di compromesso, che non appartiene soltanto all’agire
sul terreno politico, ma anche alla vita quotidiana delle persone in ogni
ambiente in cui si trovino a trascorrere il loro tempo? Chi dà loro il diritto
di giudicare, come se il web si fosse trasformato in un tribunale della Storia?
Chi li autorizza – loro che non sanno nulla – a credere di sapere tutto? A
voler rappresentare i “grillini” si potrebbe prendere quella celebre tela di
Pieter Bruegel (‘la parabola dei ciechi’) in cui viene effigiata una
processione di poveri non vedenti che avanza eseguendo una danza macabra, uno
stretto all’altro, per non smarrirsi.
Roberta
Lombardi, testa e braccia rubate ai lavori domestici (lo diciamo senza mancare
di rispetto al ruolo delle casalinghe e al lavoro delle colf), ma capo gruppo
del M5S a Montecitorio, ne ha detta un’altra delle sue: i “grillini” non hanno
bisogno di consultare le parti sociali perché le parti sociali sono loro.
Perché stupirsi per questa affermazione? In fondo sono coerenti nel loro
delirio. A che cosa servono il pluralismo sociale, i corpi intermedi, la
rappresentanza degli interessi quando c’è il web? Basta andare sulla rete a
porre delle domande e raccogliere poi le risposte, dopo averle opportunamente
sottoposte al vaglio degli ayatollah del movimento, perché sarà pur vero che
uno vale uno, ma la linea la tracciano Grillo e Casaleggio i quali almeno una
cosa la condividono con il Cavaliere: l’ossessione per la capigliatura.
Del resto,
Roberta Lombardi è coerente anche con una sua precedente dichiarazione, ben
presto archiviata in nome del supremo interesse di ottenere i voti del
movimento al Senato. La signora capo gruppo non esitò ad esprimere su Benito
Mussolini degli apprezzamenti favorevoli, tali da prendere in contropiede
persino Ignazio La Russa. Analoghi apprezzamenti, inopportunamente usciti di
bocca ad un Berlusconi poco attento, avevano procurato al Cav. l’ennesima gogna
pubblica. Ma per la nostra cittadina deputata, al dunque, il conto torna.
Ricordate le tiritere degli insegnanti di Filosofia e di Mistica fascista, nel
film ‘Amarcord’, uno dei capolavori di Federico Fellini?
I due
personaggi, rappresentati in modo caricaturale, provavano a cimentarsi in aula,
ciascuno nell’ambito della sua materia, con la versione casareccia delle teorie
hegeliane (di destra) sullo Stato come soggetto totalitario, al cui interno la
società e le sue istanze (ecco il corporativismo) si ponevano a disposizione
dell’interesse supremo dello Stato stesso, grazie all’opera di un demiurgo (nel
caso del Fascismo, appunto, Benito Mussolini) che realizzava la sintesi del
bene comune. Con Roberta Lombardi siamo sempre lì. Basta mettere la rete al
posto dello Stato e Beppe Grillo nel ruolo del demiurgo. Quanto a Gianroberto
Casaleggio, non vi ricorda qualcuno quel suo sguardo allucinato?
27 - 03 – 2013 Giuliano Cazzola
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