Navarra, Andalusia e Catalogna rifiutano i precetti fiscali di Rajoy.
Il piano di austerità e risanamento del governo di Mariano Rajoy deve fare i conti con un imprevisto non calcolato: il rifiuto delle comunità autonome ai nuovi precetti di Madrid.
Nelle regioni dove il Partido popular (Pp) non ha la maggioranza, i presidenti protestano contro una politica fiscale ed economica - precisata nella legge di Bilancio varata il 2 aprile - che calpesta anche alcune libertà decisionali previste dagli statuti autonomi.
Le comunidades, soprattutto quelle di più antica tradizione autonomista, come Catalogna e Paesi Baschi, si oppongono al piano di tagli concordato dal governo con Bruxelles e rivendicano la libertà di andare per la propria strada. Creando non pochi grattacapi all'esecutivo: i conti rischiano di saltare.
Nelle regioni dove il Partido popular (Pp) non ha la maggioranza, i presidenti protestano contro una politica fiscale ed economica - precisata nella legge di Bilancio varata il 2 aprile - che calpesta anche alcune libertà decisionali previste dagli statuti autonomi.
Le comunidades, soprattutto quelle di più antica tradizione autonomista, come Catalogna e Paesi Baschi, si oppongono al piano di tagli concordato dal governo con Bruxelles e rivendicano la libertà di andare per la propria strada. Creando non pochi grattacapi all'esecutivo: i conti rischiano di saltare.
LA NAVARRA SI RIBELLA. L'ultimo altolà è venuto dal Nord, nella Navarra, che sull'esempio dei Paesi Baschi ha annunciato che non ha intenzione di applicare l'amnistia fiscale prevista dal governo Rajoy nell'ultima manovra correttiva. Il provvedimento è simile allo scudo fiscale voluto nel 2010 dal governo Berlusconi e prevede una tassa del 10% sui capitali non dichiarati che rientreranno in Spagna dall'estero, o emersi dal sommerso nel territorio nazionale. Così il ministero del Tesoro spagnolo conta di far emergere 25 miliardi di euro recuperandone 2,5.
«Il governo di Navarra ripudia le amnistie per qualsiasi tipo di reato», ha tuonato la presidente dell'amministrazione locale Yolanda Barcina, in forza al partito Unión del pueblo navarro (Upn). La regione, avendo assoluta autonomia legislativa in materia fiscale, può infatti opporre il diritti di veto alla legge nazionale.
«Il governo di Navarra ripudia le amnistie per qualsiasi tipo di reato», ha tuonato la presidente dell'amministrazione locale Yolanda Barcina, in forza al partito Unión del pueblo navarro (Upn). La regione, avendo assoluta autonomia legislativa in materia fiscale, può infatti opporre il diritti di veto alla legge nazionale.
Risorse pubbliche: Andalusia e Catalogna sul piede di guerra
Dura opposizione anche da Andalusia e Catalogna, decise ad andare in tribunale per impugnare una legge di bilancio che riduce le risorse pubbliche a una percentuale al di sotto del limite minimo previsto dagli statuti regionali.
In Andalusia la legge prevede che gli investimenti statali siano «equivalenti al peso della popolazione andalusa sull'insieme dello Stato», e li fissa al 17,8%, mentre la nuova manovra di Madrid stabilisce solo il 14,6%, per un corrispettivo di 1,85 miliardi di euro.
In Catalogna il partito Convergencia y unió (Ciu), che a Barcellona guida il parlamento locale, ha minacciato di togliere il proprio appoggio al Pp al Congresso nazionale senza una negoziazione volta a correggere la legge di bilancio. Ciu ha anche minacciato di rivolgersi al tribunale competente qualora lo Stato paghi i debiti contratti con la Generalitat di Catalunya nel 2008 (759 milioni) e nel 2009 (219 milioni).
In Andalusia la legge prevede che gli investimenti statali siano «equivalenti al peso della popolazione andalusa sull'insieme dello Stato», e li fissa al 17,8%, mentre la nuova manovra di Madrid stabilisce solo il 14,6%, per un corrispettivo di 1,85 miliardi di euro.
In Catalogna il partito Convergencia y unió (Ciu), che a Barcellona guida il parlamento locale, ha minacciato di togliere il proprio appoggio al Pp al Congresso nazionale senza una negoziazione volta a correggere la legge di bilancio. Ciu ha anche minacciato di rivolgersi al tribunale competente qualora lo Stato paghi i debiti contratti con la Generalitat di Catalunya nel 2008 (759 milioni) e nel 2009 (219 milioni).
RAJOY: TAGLI DURI MA L'ALTERNATIVA ERA PEGGIORE. Da Antequera, in Andalusia, dove si trovava con i vertici locali del Pp per discutere della disfatta di Javier Arena alle elezioni regionali, Mariano Rajoy si è difeso così: «So che i tagli sono duri e sgradevoli, ma l'alternativa era sicuramente peggiore. Abbiamo cercato di essere equi: non abbiamo toccato le pensioni, né abbassato gli stipendi dei funzionari pubblici, e non abbiamo aumentato l'Iva».
Manovra ad alto rischio di impatto negativo
Pur avendo raccolto le lodi di Ue e mercati, la manovra-bis da 27,3 miliardi varata il 2 aprile dall'esecutivo (dopo il primo giro di vite da 15 miliardi del 30 dicembre) comporta comunque un alto rischio di un cattivo impatto sull'economia nazionale, tornata in recessione da marzo, anche perché per il 2012 è prevista una caduta del Pil dell'1,7%.
Tra le nuove misure il taglio di 5,4 miliardi agli investimenti pubblici, delle deduzioni sulle imposte alle imprese (che porterà 5,3 miliardi in più nelle casse dello Stato) e dei bilanci dei ministeri del 16,9%. L'Irpef era già stata ritoccata a febbraio, con un aumento di 52 euro all'anno per i redditi fino a 17.700 euro e di 180 euro per quelli fino a 33 mila.
Tra le nuove misure il taglio di 5,4 miliardi agli investimenti pubblici, delle deduzioni sulle imposte alle imprese (che porterà 5,3 miliardi in più nelle casse dello Stato) e dei bilanci dei ministeri del 16,9%. L'Irpef era già stata ritoccata a febbraio, con un aumento di 52 euro all'anno per i redditi fino a 17.700 euro e di 180 euro per quelli fino a 33 mila.
OCCHIO DI RIGUARDO PER CHIESA E REALI. Il malcontento popolare, sostenuto dalla associazioni laiche e antimonarchiche, è esploso anche per il trattamento che in questo momento di sacrifici il governo ha riservato alla Chiesa e alla Casa reale.
Il bilancio dei Borbone sarà ridotto solo del 2%, passando da 8,43 a 8,26 milioni, mentre la Chiesa vede invariato il contributo destinatole dalle tasse pagate dai cittadini (lo 0,7% dell'Irpef) quantificato per il 2012 in 159 milioni di euro.
Il bilancio dei Borbone sarà ridotto solo del 2%, passando da 8,43 a 8,26 milioni, mentre la Chiesa vede invariato il contributo destinatole dalle tasse pagate dai cittadini (lo 0,7% dell'Irpef) quantificato per il 2012 in 159 milioni di euro.
(Domenica, 08 Aprile 2012 di Marco Todarello)
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