Pensare Globale e Agire Locale

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sabato 28 aprile 2012

120 ANNI DEL PSI: IL RICORDO DELLA SOCIETA’ CIVILE

Il 15 agosto del 1892 nacque a Genova, nella sala Sivori, il Partito dei Lavoratori Italiani, unione della corrente riformista di Filippo Turati e di tutti quei movimenti operai di ispirazione marxista che si battevano per l’uguaglianza e la giustizia sociale. Un anno dopo, durante il congresso di Reggio Emilia, il partito assunse finalmente il nome che porterà con orgoglio per più un secolo, quello di Partito Socialista Italiano. A cento eventi anni di distanza, sabato 28 aprile 2012, il PSI sceglie di celebrare quello storico evento a Genova, nella stessa sala che diede la luce a cuore ed anima del riformismo italiano. Il nostro giornale Avanti! ha voluto ricostruire un affresco con il ricordo di quanti tra i più importanti giuristi, storici e sociologi italiani hanno vissuto in prima persona gli anni critici del socialismo italiano.
Augusto Barbera, direttore della rivista Quaderni Costituzionali e professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna dal 1994, ha elencato alcuni dei contributi più importanti realizzati dal PSI in Italia. «Non è possibile ricostruire in poche righe il ricordo di un partito così importante per la storia del nostro Paese. Tra i tanti meriti del PSI non possiamo dimenticare il contributo dato alla nascita della democrazia nel nostro Paese, essendo  stato il primo partito di massa nella storia italiana; la battaglia, importantissima, per sconfiggere il fascismo; l’apporto alla Costituente; la modernizzazione del Paese con le riforme del  primo centrosinistra; il rafforzamento della politica di cooperazione atlantica con i governi Craxi; l’aver posto il tema delle riforme istituzionali, pur se mai riuscito e mai perseguito fino in fondo, con l’eccezione del superamento del voto segreto. Manca, purtroppo, tra i successi del PSI il tentativo di unificare la sinistra dopo la caduta del muro di Berlino. Sarà questo insuccesso politico, e non Tangentopoli, la causa di fondo della sua crisi».
Il professor Giuseppe Tamburrano, storico dirigente del PSI e attuale presidente della Fondazione Pietro Nenni, auspica un ritorno agli ideali che sono stati alla base della fondazione del partito, augurandosi che i giovani riescano oggi a portare avanti un testimone importante e a lungo trascurato. «Il centoventesimo anniversario è un evento straordinariamente rilevante. Il PSI è il partito più importante della storia d’Italia, un partito che ha lottato per cause giuste. Ha, certo, commesso degli errori ma ha amato profondamente ciascuno dei suoi compagni. Per me, come la crisi del capitalismo dimostra, non è morto. Sono morti forse i socialisti ma spero che le nuove generazioni saranno in grado si riprendere in mano quella bandiera gloriosa, per battersi per quegli stessi ideali all’insegna dei quali è nato il partito nel lontano 1892. Ideali di fratellanza, uguaglianza e libertà per tutti. Ideali dei quali oggi più che mai si sente il bisogno, particolarmente in Italia. Ricordiamo questo anniversario non come una commemorazione di un caro estinto ma come un impegno per riunire chi aderisce a quegli ideali degli inizi (ovviamente calati nel mondo moderno e attualizzati), per dare maggiore giustizia libertà e uguaglianza a tutti gli uomini e a tutte le donne italiane».
Il sociologo Francesco Alberoni ha voluto invece ricordare l’importanza del socialismo come peso sullo scacchiere internazionale, in un momento in cui il riformismo veniva piuttosto messo in disparte. «Il partito socialista è stato il grande protagonista del riformismo. È vero che in questo senso c’è stata anche una grande tradizione nell’area cattolica ma di fatto il vero riformismo è figlio del socialismo. In questo senso il Psi non ha mai avuto dubbi: non ha mai voluto eliminare il capitalismo e creare un “sistema perfetto” ma riformare nel concreto, partendo dal basso. Aveva una vena marxista ma non era dominante, non riduceva la vita all’economia. C’è una grande tradizione, quella riformista, che è stata il lievito fecondante delle migliori riforme che abbiano condizionato l’equilibrio europeo, proprio nel periodo in cui erano dominanti gli estremismi. Il socialismo ha avuto la consapevolezza dei limiti e degli estremi, ed è stato proprio questo a renderla un’ideologia degna di rispetto, odiata da tutti coloro che idolatravano l’eccesso. Anche per questo i socialisti sono stati massacrati da nazisti, dai comunisti, dai fascisti. E non si può dire che loro abbiano massacrato mai qualcuno. Quindi, a mio avviso, è giusto ricordare i socialisti e la loro storia, una storia che merita e che è di grande valore, ingiustamente bistratta dalla storia».

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