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martedì 24 aprile 2012

USA: marijuana anti-crisi

Legalizzarla per risparmiare 13,7 mld di dollari l'anno.

Legalizzare le droghe leggere conviene. Parola di premio Nobel. In occasione della giornata mondiale della marijuana, fissata per il 20 aprile, l'economista di Harvard, Jeffrey Miron, ha rispolverato una sua battaglia storica: convincere la Casa Bianca che un regime di cannabis libera abbatterebbe le spese e porterebbe nuovi soldi nelle casse del fisco. Solo gli Stati Uniti risparmiarebbero 13,7 miliardi di dollari l'anno, quelli investiti nella lotta agli stupefacenti.
PETIZIONE INVIATA A OBAMA. Dalla parte di Miron si sono schierati oltre 300 economisti, tra cui tre premi Nobel americani - lo scomparso Milton Friedman, George Akerlof e Vernon Smith - firmatari di una petizione inviata al presidente Barack Obama, al Congresso di Washington e ai governatori degli Stati federali.
«L'impatto del divieto sul budget governativo non rende il proibizionismo una politica sbagliata», hanno spiegato gli economisti, «tuttavia, alcune evidenze suggeriscono che i benefici della messa al bando della marijuana siano minimi. Mentre i danni possono essere sostanziali».

Lo studio di Harvard: risparmi statali per 13,7 miliardi di dollari

Stando agli studi che Miron va aggiornando da anni, con la legalizzazione il governo risparmierebbe 7,7 miliardi di dollari tra controlli e sanzioni. E incasserebbe fino a 6 miliardi (l'equivalente degli introiti fiscali da alcol e tabacco) in nuove tasse.
Se invece le droghe leggere venissero equiparate ai beni di largo consumo, le entrate statali scenderebbero a 2,4 miliardi di dollari l'anno, che sono pur sempre una bella somma.
MARIJUANA LEGALE E TASSATA. Con questi dati alla mano, il gruppo di accademici esorta il Paese «ad aprire un onesto dibattito» in materia, per «favorire un regime in cui la marijuana sia legale e tassata come altri beni di consumo».
Quantomeno, concludono gli economisti, la discussione costringerebbe i «proibizionisti a dimostrare che il divieto ha benefici tali da giustificare i costi dei contribuenti».
Nel dettaglio, in Stati popolosi come Florida e New York, l'arresto per lo spaccio e il possesso di sostanze stupefacenti, le spese per le indagini, i processi e la detenzione costano, mediamente, dagli 300 ai 600 milioni di dollari l'anno.
UN BUSINESS SOMMERSO. In California, ha calcolato Miron, gli oneri giudiziari arrivano a sfiorare un miliardo di dollari, a fronte di una spesa dei cittadini statunitensi che fumano marijuana stimata attorno ai 11 miliardi annui.
Tassare questo business sommerso sarebbe una boccata d'ossigeno per un governo afflitto, nel 2011, da oltre 1.500 miliardi di dollari di deficit pubblico (dati del Congressional Budget Office).
Secondo l'economista Stephen Easton, che non compare tra i firmatari dell'appello, negli Usa i vantaggi della legalizzazione potrebbero essere addirittura molto maggiori alle previsioni di Miron, con guadagni annuali che - con la commercializzazione - supererebbero i 45 miliardi di dollari.

Il referendum fallito e la giornata mondiale della marijuana

Finora, solo lo Stato della California, dove la marijuana è autorizzata per scopi terapeutici, ha indetto, nel novembre 2010, un referendum per legalizzare la cannabis, attraverso una proposta di legge dei rappresentanti democratici.
A favore della Proposition 19 si era schierato anche il miliardario George Soros, donando un milione di dollari per la causa.
Il testo prevedeva la depenalizzazione delle 'canne' per uso personale fino a 28 grammi, consumabili in luoghi non pubblici, con erba coltivabile in appezzamenti grandi fino a 2,3 metri quadrati.
IL POT SMOKING DAY. Gli antiproibizionisti promisero ricavi statali superiori a 1,4 miliardi di dollari. Ma il 60% dei californiani disse no.
Di certo, c'è da scommetterci, l'argomento sarà all'ordine del giorno alla maratona del Pot Smoking day 2012: la festa internazionale della marijuana.
Nel Paese dei puritani che, tra il 1919 e il 1933, mise al bando l'import e la vendita dell'alcol, oltre 10 mila persone parteciparono, nel 2011, al mega raduno dell'Università del Colorado, nonostante gli studenti rischiassero la multa, se sorpresi a fumare erba in pubblico.
A Santa Cruz e in altri campus degli Usa, è previsto l'arrivo di altre migliaia di persone. Oltre frontiera, sul confine canadese delle cascate del Niagara, gli smoker di cannabis hanno addirittura organizzato un rally anti-divieto. (Barbara Ciolli)

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