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lunedì 30 aprile 2012

GRECIA: Crisi, Atene cavia di Berlino

La denuncia dei radicali greci: «Sfruttati da banche e imprese tedesche».
Lunedì, 30 Aprile 2012 - La Grecia sprofonda nel dramma della povertà, coi redditi che crollano a picco, e la Germania si arricchisce alle sue spalle. È questa la denuncia dei radicali di Syriza, il partito della sinistra greca che secondo i sondaggi è al terzo posto nel gradimento nazionale, dopo i mastodonti del Pasok (i socialisti) e Nea Dimocratia (conservatori). E che quindi si appresta a dettare il proprio programma al parlamento.
Gli esponenti di Syriza sanno come vincersi l'appoggio popolare. Secondo il loro piano, l'80% del debito pubblico restante dopo il default controllato del marzo scorso deve essere cancellato. E il resto ripagato solo a patto che ci sia una crescita economica nel Paese.
MISURE CHE UCCIDONO IL MALATO. La convinzione è che sia necessario fermare la Troika (Ue, Fmi e Bce), prima che esporti negli altri Paesi del Sud dell'Europa - Italia inclusa - la propria cura da cavalli. «È un opinione condivisa da tutti che queste misure di austerity anziché aiutare il malato lo uccidono», ha raccontato a Lettera43.it, Vasileios Moulopoulos, deputato di Syriza. «E non sono solo i greci a dirlo ma anche grandi economisti come i due premi nobel per l’economia, Stiglitz e Krugman che non sono di estrema sinistra».
LA GERMANIA VINCE SEMPRE. Il sospetto che attraversa politici e analisti sotto il Partenone è che la Grecia sia diventata una cavia per poter osservare la società e l'economia di un paese sotto le pressioni del debito. Una sorta di esperimento capitalista: in cui qualcuno guadagna e altri soccombono. A vincere, per inciso, è sempre la Germania.
Le banche tedesche ottengono infatti prestiti ad un tasso inferiore all'1% e concedono poi gli stessi prestiti alla Grecia al 4%. Una vera e propria estorsione, che ha già fruttato a Berlino 400 milioni di euro.

Il progetto delle imprese tedesche: delocalizzare in Grecia

In Grecia molti sono convinti che esista un disegno dietro a tutto quanto. Le imprese tedesche e internazionali hanno un progetto ben preciso: fare profitto e delocalizzare le proprie attività, costruendo una sorta di Cina in Grecia, grazie alle condizioni assolutamente favorevoli.
L'aumento delle tasse, i tagli agli stipendi, alle pensioni e la svendita di asset pubblici strategici d'altra parte hanno assottigliato di molto le speranze per il paese.
CLASSE MEDIA POLVERIZZATA. La classe media si è proletarizzata violentemente: prima rappresentava l'80% della popolazione. Oggi quasi non esiste più, stretta nella polarizzazione tra nuovi poveri e vecchi ricchi.
«Se andiamo avanti cosi la Germania e gli altri paesi avranno a loro disposizione un intero esercito di poveri lavoratori, 4 milioni di persone attive che lavoreranno forse per 100 euro al mese, solo per un piatto di cibo», ha accusato il deputato della sinistra Moulopoulos.
RICCHEZZE DEL PAESE IN SVENDITA. Per evitare la fame il governo greco ha svenduto tutte le ricchezze che sono rimaste nel Paese. Si mettono in vendita o si affittano le proprietà statali, compreso l'aeroporto internazionale di Atene (insieme ad altri 38), la società per la distribuzione del gas, i porti di Salonicco e del Pireo, le zone di villeggiatura, le autostrade e perfino l'energia solare.
Atene ha messo sul piatto la prima delle sei imprese che si è impegnata a vendere: Depa, monopolista ellenico del gas, di cui lo Stato detiene il 65% del capitale. L'obiettivo è incassare subito 4,5 miliardi per arrivare, attraverso altre dismissioni, a un totale di 19,5 miliardi entro dicembre del 2015.

Syriza: «Architettura europea a favore di un solo Paese»

Una situazione che i partiti minori che si presentano alle elezioni del 6 maggio intendono boicottare, per ripristinare un equilibrio diverso.
«Vogliamo un Europa dei popoli con eguali diritti economici e politici per tutti, senza un architettura europea a favore di un solo Paese», ha detto a Lettera43.it, Panagiotis Kouroumplis, ex deputato del Pasok ora confluito in Syriza dopo essere stato espulso dal suo partito per aver votato contro al piano economico.
COME BERLINO NEL 1953. La proposta alternativa della sinistra è offrire al Paese un piano di rientro simile a quello applicato alla Germania (proprio lei!) nel 1953, alla fine di una Guerra mondiale che l'aveva lasciata in ginocchio: un taglio del 50% del debito, una riduzione del tasso di interesse e un ripagamento solo se e quando si avrà una crescita economica.
L'alternativa è congelare i debiti per almeno 5 anni e investire questo denaro per rilanciare l'economia del paese. Se la possibilità all'epoca fu data a Berlino, perché oggi non dovrebbe averla Atene? (Gabriel Vallin Frangoulis)

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