Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 13 aprile 2012

ITALIA: Tutti contro i finanziamenti pubblici ma … un altro giro

Trasparenza, Fini frena

Abc converte emendamento in proposta di legge.

Tutti contro i finanziamenti pubblici. Gli scandali che hanno coinvolto prima l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, poi quello della Lega Nord, Francesco Belsito, hanno dato una netta accelerata alla modifica della legge sui rimborsi ai partiti. Dopo il no del presidente della Camera Gianfranco Fini all'emendamento al decreto fiscale, i tre leader della maggioranza, Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, hanno depositato una proposta di legge congiunta per affrontare il problema.
Ora tutti sono consapevoli della necessità di cambiare, tutti meno uno, Ugo Sposetti, storico tesoriere dei Democratici di sinistra, che nel 2011 andò contro il suo stesso partito proponendo addirittura di
raddoppiarli. «Mi assumo la responsabilità di aver lavorato per l'aumento dei rimborsi elettorali che difendo. Non sono né pentito né dissociato», ha detto Sposetti.
PD: «TAGLIARE MA NON CANCELLARE». Ma gli altri si sono convinti di dover cambiare la situazione, pur con posizioni diverse, anche se sul tema è previsto che si torni definitivamente e decisivamente solo a maggio. C'è il Partito democratico, ad esempio, che è disposto ad affrontare la questione ma ritiene indispensabili i rimborsi affinché la politica non si ridica, come ha detto il suo segretario Pier Luigi Bersani, «ad un dibattito tra miliardari».
Pier Ferdinando Casini, leader dell'Unione di centro, ha rivendicato ancora una volta i principi di «trasparenza, tagli e democrazia», ma solo ad un patto: che la si smetta di dare del 'ladro' ai politici: «La politica costa: io credo nella politica e non mi vergogno di essere politico».
PDL PER I FINANZIAMENTI DEI PRIVATI. Il Popolo della libertà pensa invece a forme di finanziamento alternativo, come i contributi dei privati, e non ha fatto a meno di ricordare che c'è una misura del «governo Berlusconi che ha già approvato una norma in base alla quale dal 2013 ci sarà una riduzione di un terzo dei finanziamenti pubblici ai partiti».
Insomma, la classe politica è compatta nel ritenere necessari i fondi affinché possa essere effettivo il diritto garantito dalla Costituzione ai cittadini di «associarsi liberamente in partiti», ma è anche consapevole della necessità di un cambiamento netto. «La storia di controlli severi sui bilanci, le commissioni che vigilano sono cose utili, non c'è dubbio. Ma non sono risposte adatte a colmare il fossato con l'opinione pubblica, come spostare dalla fiscalità generale alle donazioni volontarie i costi della politica», ha avvertito il pidiellino Osvaldo Napoli.
EMENDAMENTO INAMMISSIBILE PER FINI. Il rinvio decretato dalla decisione di non ricorrere all'emendamento al decreto fiscale, ritenuto inammissibile dal presidente della Camera Gianfranco Fini, è venuto incontro alle richieste del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva espresso parere negativo sull'introduzione nel testo di un emendamento estraneo alla materia trattata, e ha suscitato reazioni contrastanti. Se da una parte Arturo Parisi del Pd l'ha visto come un'occasione per affrontare il tema con maggiore impegno, il suo collega di partito Salvatore Vassallo, teme che possa generare invece effetti perversi: «Sarebbe indecente se fosse un modo per rinviare tale ineludibile intervento legislativo ad libitum».
PISICCHIO: «A MAGGIO LA RIDUZIONE». Anche il democrat Giorgio Merlo ha le idee chiare su cosa sia necessario fare: «Ridurre drasticamente il contributo pubblico: ad esempio 1 euro per ogni elettore al partito e prevedere contributi volontari attraverso il cinque per mille». Dello stesso avviso Pino Pisicchio, capogruppo di Alleanza per l'Italia e membro del tavolo tecnico investito della questione, secondo cui la riforma «risulterebbe parziale se il tutto non fosse accompagnato da una riduzione significativa delle risorse pubbliche destinate ai partiti». Pisicchio ha garantito che a maggio «si daranno segnali concreti di riallineamento ai finanziamenti che i partiti ricevono in altri Paesi europei.
UDC E FLI: «DIMEZZARE I RIMBORSI». «Il finanziamento dei partiti va ridotto della metà» ha detto il responsabile delle Riforme istituzionali dell'Udc, Pierluigi Mantini. Chi più di altri è convinto della necessità dei tagli è Futuro e libertà, unico partito che attualmente non gode dei rimborsi. «Sul finanziamento pubblico i partiti pensano a un maquillage. Serve invece un immediato taglio almeno pari al 50%», ha incalzato il vicepresidente Italo Bocchino, mentre Carmelo Briguglio, vicepresidente vicario del gruppo alla Camera ha presentato una proposta che riduce addirittura dell'80% il contributo del rimborso elettorale, limitando l'ammissibilità ai rimborsi a quelle forze politiche che totalizzino almeno il 2,5% dei voti validi.
DI PIETRO: «SOLO RIMBORSI, NO FINANZIAMENTI». Anche Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei valori, è stato chiaro: «Di finanziamenti non si deve più parlare, ma solo di rimborsi limitati e a fronte di spese documentate». Che la situazione dei rimborsi in Italia sia particolarmente grave è stato confermato da Strasburgo, che ha certificato che tra il '94 e il 2008 i partiti politici hanno speso in totale 570 milioni di euro, ma i rimborsi ricevuti per le campagne elettorali sono stati 2,25 miliardi di euro.

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