Monti: Pd e sindacati chiedevano obbligo reintegro
"Invece il giudice può, e non deve..."
Roma, 6 apr. - Il reintegro per i licenziamenti economici infondati è solo una possibilità che il giudice valuta esclusivamente nei casi di "manifesta insussistenza del motivo" del licenziamento. Il presidente del Consiglio Mario Monti, al Tg1, ha voluto ancora una volta precisare il senso della norma inserita nel ddl che riforma il mercato del lavoro: "Per il motivo economico non è più previsto il reintegro, solo nel caso il motivo economico sia manifestamente insussistente il giudice può - non 'deve', come chiedevano il Pd e certi sindacati - decidere per il reintegro".
Monti in trincea su riforma, ora partiti 'pesano'
Confindustria attacca, il Pdl fa sentire la sua voce
Roma, 6 apr. - E' stato difficile il 'day after' di Mario Monti, dopo la correzione di rotta sull'articolo 18. Se il premier può ora contare sul sostegno compatto del Pd, la Cgil si limita a dare il suo ok alla reintroduzione del reintegro, confermando però lo sciopero generale, dal Pdl arriva un crescendo di recriminazioni sulla eccessiva rigidità in entrata nel mercato del lavoro e la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia attacca frontalmente parlando di riforma "pessima". Parole alle quali il presidente del Consiglio risponde parlando ieri sera al Tg1, ma per la prima volta da quando è in carica costretto a giocare di rimessa: "La presidente di Confindustria si prenda le sue responsabilità... Qualche mese fa non osavano nemmeno sperare una riforma del genere". Di fatto, il Monti di oggi sembra molto più un premier politico, costretto a replicare alle parti sociali e a fare i conti con le richieste della sua maggioranza, che non il 'tecnico' schiacciasassi conosciuto fin qui.
Del resto, già in occasione del Cdm che varò la prima versione del ddl lavoro diversi ministri (Fabrizio Barca, Corrado Passera, Andrea Riccardi, Renato Balduzzi) avevano sollevato perplessità sulla linea dello 'scontro' con Pd e Cgil. Da questi ambienti si spiega che proprio questa dialettica interna al Governo, per la prima volta emersa in maniera così esplicita da quando Monti è in carica, ha contribuito molto alla correzione di rotta. Anche perché, viene fatto notare, Cisl e Uil, che inizialmente avevano provato a dare sponda al Governo sulla linea dura, hanno rapidamente fatto marcia indietro, di fronte al malessere delle rispettive 'basi' e Luigi Angeletti era arrivato a chiedere il "licenziamento" del ministro Elsa Fornero.
Inoltre, raccontano sempre fonti vicine ad alcuni dei ministri 'dissidenti', decisivo è stato il ruolo di Giorgio Napolitano, fin dall'inizio vero garante di questo Governo. Di fronte alla reazione rabbiosa del Pd, il capo dello Stato è intervenuto in maniera decisiva (si ricordi la nota del Quirinale sulla necessità di limitare l'uso della fiducia) chiedendo al Governo di fare la riforma mantenendo la coesione. "Forse - ammette una fonte di governo - per la prima volta il premier si è sentito un po più isolato, con le spalle meno coperte...".
Del resto, già in occasione del Cdm che varò la prima versione del ddl lavoro diversi ministri (Fabrizio Barca, Corrado Passera, Andrea Riccardi, Renato Balduzzi) avevano sollevato perplessità sulla linea dello 'scontro' con Pd e Cgil. Da questi ambienti si spiega che proprio questa dialettica interna al Governo, per la prima volta emersa in maniera così esplicita da quando Monti è in carica, ha contribuito molto alla correzione di rotta. Anche perché, viene fatto notare, Cisl e Uil, che inizialmente avevano provato a dare sponda al Governo sulla linea dura, hanno rapidamente fatto marcia indietro, di fronte al malessere delle rispettive 'basi' e Luigi Angeletti era arrivato a chiedere il "licenziamento" del ministro Elsa Fornero.
Inoltre, raccontano sempre fonti vicine ad alcuni dei ministri 'dissidenti', decisivo è stato il ruolo di Giorgio Napolitano, fin dall'inizio vero garante di questo Governo. Di fronte alla reazione rabbiosa del Pd, il capo dello Stato è intervenuto in maniera decisiva (si ricordi la nota del Quirinale sulla necessità di limitare l'uso della fiducia) chiedendo al Governo di fare la riforma mantenendo la coesione. "Forse - ammette una fonte di governo - per la prima volta il premier si è sentito un po più isolato, con le spalle meno coperte...".
Monti-Marcegaglia è lotta
Per Emma: «Testo pessimo».
È scontro aperto fra Mario Monti ed Emma Marcegaglia. La 'mela della discordia' è rappresentata dall'ultima modifica all'articolo 18, che prevede l'ipotesi di reintegro nei licenziamenti economici illegittimi. La notizia ha fatto infuriare il numero uno di Confindustria, che ha attaccato il governo definendo «pessimo» il testo del disegno di legge presentato dal governo.
In precedenza Monti aveva provato a tranquillizzare le imprese, spiegando che il reintegro avverrebbe solo in casi «estremi e improbabili». Ma ciò non è bastato a Marcegaglia, che ha minacciato: «Se la riforma resterà questa, ci sarà una minore occupazione e i contratti sono a rischio».
«CONFINDUSTRIA SI SOGNAVA UNA RIFORMA COSÌ». A questo punto il premier è passato al contrattacco: «Confindustria fino a tre mesi fa si sarebbe sognata una riforma del genere», ha risposto in un'intervista al Tg1. «Non avrebbe nemmeno potuto sperare che il licenziamento per motivi economici diventasse in Italia come è nei Paesi dove c'è maggiore flessibilità e che il ruolo del reintegro fosse limitato come è con questa riforma, solo a casi di abuso di licenziamenti economici».
«MARCEGAGLIA SI ASSUMA LE SUE RESPONSABILITÀ». Secondo Monti, «Marcegaglia si deve assumere la responsabilità di quello che ha detto». Muro contro muro, quindi, fra l'esecutivo del Prof e il mondo industriale. Una situazione completamente ribaltata rispetto a pochi giorni fa, quando a criticare la riforma era sempre la Cgil di Susanna Camusso.
Il ddl lavoro, a dispetto delle polemiche da parte delle imprese, è da considerarsi storico perché «per la prima volta in Italia si introduce un sistema di protezione non del singolo posto di lavoro ma del singolo lavoratore», ha detto Monti.
Inoltre «si favorisce la formazione continua dei lavoratori, in modo che possano adeguarsi a una società dinamica, un mercato del lavoro dinamico, senza incrostare le imprese a ciò che esiste».
«PIÙ CHANCES PER CHI NON AVEVA LAVORO». Al contrario di quanto sostiene Confindustria, per il premier la riforma «riduce un po' la protezione per i lavoratori che hanno una occupazione regolare, che era in Italia più forte che nella maggior parte degli altri Paesi, e si aumentano la protezione, le chances e le opportunità di coloro che un lavoro regolare non ce l'avevano».
«FIDUCIA? STRUMENTO UTILE». Infine Monti, in merito all'ipotesi di ricorrere alla fiducia sul ddl lavoro, ha affermato che «potrebbe essere uno strumento utile, l'abbiamo usata diverse volte in questi quattro mesi e mezzo».
In precedenza Monti aveva provato a tranquillizzare le imprese, spiegando che il reintegro avverrebbe solo in casi «estremi e improbabili». Ma ciò non è bastato a Marcegaglia, che ha minacciato: «Se la riforma resterà questa, ci sarà una minore occupazione e i contratti sono a rischio».
«CONFINDUSTRIA SI SOGNAVA UNA RIFORMA COSÌ». A questo punto il premier è passato al contrattacco: «Confindustria fino a tre mesi fa si sarebbe sognata una riforma del genere», ha risposto in un'intervista al Tg1. «Non avrebbe nemmeno potuto sperare che il licenziamento per motivi economici diventasse in Italia come è nei Paesi dove c'è maggiore flessibilità e che il ruolo del reintegro fosse limitato come è con questa riforma, solo a casi di abuso di licenziamenti economici».
«MARCEGAGLIA SI ASSUMA LE SUE RESPONSABILITÀ». Secondo Monti, «Marcegaglia si deve assumere la responsabilità di quello che ha detto». Muro contro muro, quindi, fra l'esecutivo del Prof e il mondo industriale. Una situazione completamente ribaltata rispetto a pochi giorni fa, quando a criticare la riforma era sempre la Cgil di Susanna Camusso.
Il ddl lavoro, a dispetto delle polemiche da parte delle imprese, è da considerarsi storico perché «per la prima volta in Italia si introduce un sistema di protezione non del singolo posto di lavoro ma del singolo lavoratore», ha detto Monti.
Inoltre «si favorisce la formazione continua dei lavoratori, in modo che possano adeguarsi a una società dinamica, un mercato del lavoro dinamico, senza incrostare le imprese a ciò che esiste».
«PIÙ CHANCES PER CHI NON AVEVA LAVORO». Al contrario di quanto sostiene Confindustria, per il premier la riforma «riduce un po' la protezione per i lavoratori che hanno una occupazione regolare, che era in Italia più forte che nella maggior parte degli altri Paesi, e si aumentano la protezione, le chances e le opportunità di coloro che un lavoro regolare non ce l'avevano».
«FIDUCIA? STRUMENTO UTILE». Infine Monti, in merito all'ipotesi di ricorrere alla fiducia sul ddl lavoro, ha affermato che «potrebbe essere uno strumento utile, l'abbiamo usata diverse volte in questi quattro mesi e mezzo».
Fornero: è il teatrino delle parti sociali
Il ministro a La Stampa, delusa da dichiarazioni Marcegaglia
Roma, 6 apr. - "Per anni hanno biasimato il 'teatrino della politica' e ora ci tocca assistere al 'teatrino delle parti sociali': io sono sconcertata da questi cambi di fronte e dal fatto che sia sempre necessario demonizzare qualcuno, è davvero un segno di immaturità del Paese". Il ministro del Welfare Elsa Fornero non trattiene l'irritazione, in una intervista a La Stampa, per le dichiarazioni fortemente critiche rilasciate dal presidente uscente di Confindustria Emma Marcegaglia.
"Il governo non ha fatto nessuna marcia indietro, le modifiche apportate - precisa Fornero - non sconvolgono l'impianto né fanno venire meno la spinta innovativa della riforma: l'unica novità che c'è nella riforma dell'articolo 18 è aver inserito la clausola della 'manifesta insussistenza' dei motivi economici come posibilità del reintegro".
"Con le parti sociali c'è stato un lungo dialogo ma nessun accordo e nessuna concertazione, l'accordo invece - prosegue il ministro - bisognava trovarlo con i partiti politici che sostengono questo governo e che dovranno approvare il disegno di legge in Parlamento". Per Fornero "non ci sono né vincitori né vinti ma una soluzione equilibrata che non ha smantellato l'impianto" e "mi sembra un tantino esagerato questo cantare vittoria da parte della sinistra".
"Il governo non ha fatto nessuna marcia indietro, le modifiche apportate - precisa Fornero - non sconvolgono l'impianto né fanno venire meno la spinta innovativa della riforma: l'unica novità che c'è nella riforma dell'articolo 18 è aver inserito la clausola della 'manifesta insussistenza' dei motivi economici come posibilità del reintegro".
"Con le parti sociali c'è stato un lungo dialogo ma nessun accordo e nessuna concertazione, l'accordo invece - prosegue il ministro - bisognava trovarlo con i partiti politici che sostengono questo governo e che dovranno approvare il disegno di legge in Parlamento". Per Fornero "non ci sono né vincitori né vinti ma una soluzione equilibrata che non ha smantellato l'impianto" e "mi sembra un tantino esagerato questo cantare vittoria da parte della sinistra".
Marchionne:Vero problema non è art.18 ma competitività
prova efficacia si vedra' sui mercati
Torino, 6 apr. - "La sfida per il paese è più complessa dell'articolo 18, è la sfida per la competitività". Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, a margine della conferenza stampa della sponsorizzazione della Fiat alla Juventus.
"Sull'articolo 18 trovare un equilibrio e' molto difficile, la prova dell'efficacia della sua modifica sui mercati si vedra' dallo spread e dalla credibilita' che il paese manterrà in questo processo" ha proseguito il manager.
"Sull'articolo 18 trovare un equilibrio e' molto difficile, la prova dell'efficacia della sua modifica sui mercati si vedra' dallo spread e dalla credibilita' che il paese manterrà in questo processo" ha proseguito il manager.
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