Bossi: «Pm mandati da Roma ladrona»
Il Senatùr: «È tutto un complotto, forse mi ricandido. Con Maroni decidiamo cosa fare».
Il guerriero padano è pronto a combattere ancora contro Roma ladrona. All'indomani delle sue dimissioni da segretario della Lega Nord, Umberto Bossi è tornato al contrattacco e non ha escluso l'ipotesi di ricandidarsi in autunno. «Non abbiamo deciso ancora, ve lo dirò quando faremo il congresso», ha risposto ai giornalisti uscendo dalla sua casa a Gemonio.
Il Senatùr, deluso per l'esito della vicenda sui finanziamenti illeciti del partito che ha coinvolto anche suo figlio Renzo, ha ripreso vigore dopo una notte di passione e si è scagliato nuovamente contro il suo bersaglio preferito: «La Lega è pericolosa, perché è sotto l'occhio di Roma farabutta che ci ha dato questo tipo di magistrati», ha tuonato parlando di complotto: «È stata preparata tutta, noi siamo nemici di Roma padrona e ladrona, dell'Italia, uno Stato che non riuscirà mai ad essere democratico».
«BISOGNA FARE LE COSE GIUSTE». Ma oltre alla Capitale, dove gli esponenti della Lega sono rimasti seduti comodi per tanti anni, Bossi ha messo in guardia il partito anche «dalla militanza, quindi bisogna fare le cose giuste che interessano la gente».
«MARONI NON È GIUDA». Forse è un po' tardi per predicare buone azioni, ma il leader del Carroccio è sembrato fiducioso sull'imminente futuro, fianco a fianco coi suoi fedelissimi: «Nel pomeriggio mi vedrò con Roberto Maroni a Milano», ha annunciato. «Me lo ha chiesto lui ieri, ci si vede per discutere su cosa dobbiamo fare».
A chi gli chiedeva cosa pensasse della corrente interna al partito contro di lui, Bossi ha risposto: «Maroni non è Giuda, ha solo fatto una specie di corrente, i barbari sognanti, che non penso sia con me ma neppure contro di me».
«RENZO SI È PAGATO L'AUTO». E il figlio Renzo? «Ci ho parlato, mi ha portato le prove che l'automobile è sua e l'ha pagata lui, di questo sono certo perché l'ho visto coi miei occhi», ha affermato. Quanto ai sospetti su un utilizzo improprio di denaro per la ristrutturazione della sua residenza, Bossi ha replicato che «quello della casa è falso, hanno sbagliato a rifare un balcone che perdeva acqua e abbiamo chiamato uno della Lega bergamasca che poi non ha mandato la fattura».
Un pensiero anche all'ex alleato Silvio Berlusconi, che si è detto dispiaciuto per quanto accaduto: «Ci sarà rimasto male, ma l'ho sentito solo una settimana fa per caso».
«MAFIA? FACCENDA OSCURA». Infine l'ex segretario leghista ha fatto sapere che il nuovo tesoriere Stefano Stefani (che ha preso il posto di Francesco Belsito) «deve rintracciare tutta una faccenda molto oscura, anche l'avvento di questi che poi si scoprono legati alla mafia».
Il Senatùr, deluso per l'esito della vicenda sui finanziamenti illeciti del partito che ha coinvolto anche suo figlio Renzo, ha ripreso vigore dopo una notte di passione e si è scagliato nuovamente contro il suo bersaglio preferito: «La Lega è pericolosa, perché è sotto l'occhio di Roma farabutta che ci ha dato questo tipo di magistrati», ha tuonato parlando di complotto: «È stata preparata tutta, noi siamo nemici di Roma padrona e ladrona, dell'Italia, uno Stato che non riuscirà mai ad essere democratico».
«BISOGNA FARE LE COSE GIUSTE». Ma oltre alla Capitale, dove gli esponenti della Lega sono rimasti seduti comodi per tanti anni, Bossi ha messo in guardia il partito anche «dalla militanza, quindi bisogna fare le cose giuste che interessano la gente».
«MARONI NON È GIUDA». Forse è un po' tardi per predicare buone azioni, ma il leader del Carroccio è sembrato fiducioso sull'imminente futuro, fianco a fianco coi suoi fedelissimi: «Nel pomeriggio mi vedrò con Roberto Maroni a Milano», ha annunciato. «Me lo ha chiesto lui ieri, ci si vede per discutere su cosa dobbiamo fare».
A chi gli chiedeva cosa pensasse della corrente interna al partito contro di lui, Bossi ha risposto: «Maroni non è Giuda, ha solo fatto una specie di corrente, i barbari sognanti, che non penso sia con me ma neppure contro di me».
«RENZO SI È PAGATO L'AUTO». E il figlio Renzo? «Ci ho parlato, mi ha portato le prove che l'automobile è sua e l'ha pagata lui, di questo sono certo perché l'ho visto coi miei occhi», ha affermato. Quanto ai sospetti su un utilizzo improprio di denaro per la ristrutturazione della sua residenza, Bossi ha replicato che «quello della casa è falso, hanno sbagliato a rifare un balcone che perdeva acqua e abbiamo chiamato uno della Lega bergamasca che poi non ha mandato la fattura».
Un pensiero anche all'ex alleato Silvio Berlusconi, che si è detto dispiaciuto per quanto accaduto: «Ci sarà rimasto male, ma l'ho sentito solo una settimana fa per caso».
«MAFIA? FACCENDA OSCURA». Infine l'ex segretario leghista ha fatto sapere che il nuovo tesoriere Stefano Stefani (che ha preso il posto di Francesco Belsito) «deve rintracciare tutta una faccenda molto oscura, anche l'avvento di questi che poi si scoprono legati alla mafia».
Venerdì, 06 Aprile 2012 - Gabriele Perrone
Umberto: «Figli in politica, che cazzata»
Bossi senior contro «The Family» e il figlio Renzo: «Mi avete preso per il culo».
«Mi avete preso per il culo». Umberto Bossi non ha accolto proprio bene la bufera interna alla Lega Nord che ha portato alle sue dimissioni da segretario del Carroccio e ha scaricato la sua rabbia contro «The Family», partendo dal figlio Renzo Bossi. «Non avrei dovuto far entrare i ragazzi in politica, è stata una cazzata», ha confidato il Senatùr a un amico, secondo quanto riporta il Corriere della Sera.
«Qualcuno me lo aveva anche detto: 'Umberto, devi scegliere tra la Lega e i figli'. Lo sapevo anch'io, avrei dovuto scegliere la Lega. I figli potevano fare qualcosa d'altro».
CERCHIO DELLA FIDUCIA FRAGILE. Parole che trasmettono pentimento e amarezza per aver visto svanire in pochi giorni il sogno leghista, creato più di vent'anni fa. Tutto, o quasi, con la responsabilità del Trota, i cui appartamenti, macchine e lauree comprate coi soldi del partito hanno fatto crollare il castello di Pontida.
E pensare che solo alcuni mesi fa, Bossi aveva dichiarato: «Renzo è l'unico di cui mi fido», motivando come leasing i macchinoni dei figli (Renzo e Riccardo) e come un normale affitto quello del giovane consigliere regionale.
IL DECLINO DOPO L'ICTUS. Dopo l'ictus del 2004, il leader del Carroccio si circondò della protezione del cosiddetto «cerchio magico», costituito da pochi fidati compagni di partito e famigliari guidati dalla moglie e dall'amica Rosi Mauro. Portò quindi nella Lega i figli, con il rampollo-Trota Renzo, entrato in politica dalla porta di servizio.
Ma, chi direttamente e chi indirettamente, tutti hanno sfruttato la malattia del Capo per i loro affari personali e alla fine il cerchio si è chiuso. Nel modo peggiore.
E adesso al 70enne Bossi non resta che guardare con sconforto alla distruzione 'fatta in casa' della sua Lega Nord.
«Qualcuno me lo aveva anche detto: 'Umberto, devi scegliere tra la Lega e i figli'. Lo sapevo anch'io, avrei dovuto scegliere la Lega. I figli potevano fare qualcosa d'altro».
CERCHIO DELLA FIDUCIA FRAGILE. Parole che trasmettono pentimento e amarezza per aver visto svanire in pochi giorni il sogno leghista, creato più di vent'anni fa. Tutto, o quasi, con la responsabilità del Trota, i cui appartamenti, macchine e lauree comprate coi soldi del partito hanno fatto crollare il castello di Pontida.
E pensare che solo alcuni mesi fa, Bossi aveva dichiarato: «Renzo è l'unico di cui mi fido», motivando come leasing i macchinoni dei figli (Renzo e Riccardo) e come un normale affitto quello del giovane consigliere regionale.
IL DECLINO DOPO L'ICTUS. Dopo l'ictus del 2004, il leader del Carroccio si circondò della protezione del cosiddetto «cerchio magico», costituito da pochi fidati compagni di partito e famigliari guidati dalla moglie e dall'amica Rosi Mauro. Portò quindi nella Lega i figli, con il rampollo-Trota Renzo, entrato in politica dalla porta di servizio.
Ma, chi direttamente e chi indirettamente, tutti hanno sfruttato la malattia del Capo per i loro affari personali e alla fine il cerchio si è chiuso. Nel modo peggiore.
E adesso al 70enne Bossi non resta che guardare con sconforto alla distruzione 'fatta in casa' della sua Lega Nord.
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