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mercoledì 11 aprile 2012

EGITTO: Il dopo Mubarak, voto d'ancien régime

Presidenziali: islamisti e fedeli dell'ex raìs.
Il Cairo, 10 Aprile 2012 - Da un lato gli islamisti, dall’altro l’ancien régime. Quello stesso che sembrava deposto per sempre con la rivoluzione di piazza Tahrir e la spinta democratica dell’Egitto libero dal trentennale regime di Hosni Mubarak.
I NOSTALGICI DEL VECCHIO REGIME. E invece, scaduti i termini per la presentazione delle candidature per le presidenziali del prossimo maggio, la campagna elettorale egiziana annuncia una sconfitta chiara: quella dei giovani laici che avevano invaso la piazza. I candidati dell’“establishment” e degli ambienti vicini al precedente regime sono addirittura tre: l’ex-segretario della Lega Araba Amr Moussa, l’ex-capo dell’intelligence Omar Suleiman e l’ex-primo ministro Ahmed Shafiq. 

Suleiman e la candidatura a liste quasi chiuse

Gli ultimi due esponenti rappresentano da soli un complessivo 16% di “nostalgici” del vecchio regime e chi è rimasto deluso dalla rivoluzione. Suleiman, uomo che dei crimini dell’ex raìs tutto sa e nulla ha pagato, ha presentato la propria candidatura 20 minuti prima della chiusura delle liste, preoccupando: può infatti ancora contare sui propri uomini nelle élites economiche e nella temutissima polizia.
CONTRASTARE I FRATELLI MUSULMANI. Anche se appoggiato solo da una parte dei militari, la presenza di Sulemain è vista comunque di buon occhio dal Consiglio supremo delle forze armate: da un lato serve a contrastare sul terreno la macchina elettorale dei Fratelli musulmani e, dall’altro, a far apparire Amr Moussa un candidato di convergenza per il voto moderato e liberale.
PER MOUSSA IL 30% DELLE PREFERENZE. L’ex segretario della Lega Araba e ministro degli Esteri all’epoca di Mubarak sarebbe, infatti, in testa con il 30% delle preferenze e al momento sembra favorito sia dalle divisioni nel campo islamista, sia dall’arrivo di Suleiman.
Sebbene il 65% degli elettori si dichiari a favore di un presidente islamico, il candidato ufficiale dei Fratelli Musulmani, Khairet el-Shater, è solo in ottava posizione nel gradimento, con l’1,7% delle preferenze.
UN CANDIDATO CHE SPACCA IL PARTITO. La percentuale così bassa risente del tardivo annuncio della sua candidatura, ma è anche vero che l’ingegnere islamista non è particolarmente amato e la sua nomination ha spaccato il partito. Sheter è il responsabile finanziario del movimento, e teoricamente un esponente moderato che, però, ha agito sinora come un conservatore e ha supportato la linea tradizionalista della leadership, deludendo chi auspicava rinnovamento.
RISCHIO ESCLUSIONE PER PROBLEMA GIUDIZIARIO. A suo favore giocano il controllo esercitato su una potentissima macchina elettorale e l’enorme patrimonio personale. Ma esiste il rischio che sia escluso dalla corsa per un vecchio problema giudiziario.
Ad avvantaggiarsene potrebbe essere Aboul Fotouh, il candidato islamico-liberale con posizioni molto progressiste in materia sociale ed economica: vicino alla popolazione, finora nei sondaggi registra l’8,5%.

Awwa e le (limitate) chance del salafita intellettuale

L’unico salafita in corsa con qualche chance è Salim Awwa, pensatore e intellettuale, già segretario dell’unione degli studenti musulmani. Ma si tratta comunque di un candidato minore.

NOUR, IL LIBERALE ELIMINATO. Escluso dai giochi, invece, Ayman Nour. Condannato per aver sfidato Hosni Mubarak alle elezioni del 2005, poteva essere l’esponente “di spicco” della galassia liberale. Anche Bothaina Kamel, l’unica donna che aspirava alla presidenza, non è riuscita a soddisfare i requisiti formali previsti dalla legge.

IL TELEPREDICATORE ISMAIL. Squalificato anche il candidato islamista Abu Ismail, che secondo i sondaggi era l’unico vero contendente alla poltrona dopo Amr Moussa. Il telepredicatore radicale aveva raccolto infatti il 29% delle preferenze, ma secondo la legge elettorale i candidati e i membri stretti della loro famiglia devono avere solo il passaporto egiziano.
Ismail  è famoso per aver denunciato la “Pepsi conspiracy” (la bibita sarebbe uno strumento di «propaganda sionista») e per gli attacchi agli Stati Uniti, ma è stato scoperto che sua madre era divenuta cittadina americana poco prima di morire.

IL VOTO DEGLI AMBIENTI RELIGIOSI. I Fratelli musulmani avranno un gran da fare per convincere gli ambienti religiosi più conservatori a mobilitarsi in loro favore: il 60% degli elettori di Abu Ismail si è, infatti, dichiarato a favore di Moussa.
Così, per conquistare le preferenze lasciate libera dal telepredicatore, Shater sta radicalizzando le sue posizioni sull’applicazione della shari’a e l’impianto islamico dello Stato.

UN ELETTORATO TROPPO FRAZIONATO. Senza un forte candidato liberale, la corsa alla presidenza è dunque ridotta a una corsa tra islamisti e ancien régime. Nonostante la presenza di un elettorato “polarizzato” attorno a molteplici linee di frattura – islamismo contro secolarismo, rivoluzione e restaurazione, interventismo economico dello stato e neo-liberismo selvaggio – difficilmente, però, vincerà un candidato radicale.

UN CANDIDATO PIÙ MODERATO E CENTRISTA. Molto dipenderà da chi riuscirà a raggiungere il secondo turno, ma al momento gli egiziani sembrano intenzionati a “turarsi il naso” e votare, almeno al ballottaggio, il candidato più moderato e centrista. Quello che, insomma, riuscirà ad attrarre il voto liberale e rivoluzionario orfano di un candidato credibile. Per questo, senza particolari meriti, Moussa già sommessamente sorride e Aboul Fotouh incrocia le dita. (di Alessandro Accorsi)

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