Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


mercoledì 4 aprile 2012

ITALIA: Scandalo Lega, Belsito molla.

Bossi: soldi per casa mia? Denuncio

Pm: tesoriere ha distratto denaro pubblico per i figli del Senatur. E' indagato anche per riciclaggio e appropriazione indebita

Milano, 4 apr.- Il tesoriere della Lega Belsito si è dimesso ma il Senatur, riporta la stampa, ha detto che denuncerà chi ha usato i soldi del partito per ristrutturare la sua casa, chiarendo che lui non ha preso un euro. Il Carroccio è stato travolto dallo scandalo: secondo la procura di Milano, i conti del partito sono falsi. Belsito, indagato per appropriazione indebita e truffa aggravata, avrebbe distratto soldi pubblici per sostenere "i costi della famiglia Bossi". Soldi ai figli di Umberto Bossi e alla senatrice Rosy Mauro, attraverso pagamenti di viaggi, soggiorni in albergo ed esigenze spicciole personali: questo il quadro che emerge dalla relazione del Noe alla procura. Oltre agli uffici di Belsito, la Gdf ha perquisito l'ufficio e la casa di Daniela Cantamessa, una delle segretarie di Umberto Bossi, e la sede del sindacato padano.

Dal canto suo, il tesoriere aveva detto di non avere "nulla da nascondere", e che "le accuse vanno provate", mentre Roberto Maroni aveva chiesto "dimissioni subito", per "fare pulizia" e Silvio Berlusconi aveva espresso solidarietà e "affettuosa vicinanza" a Umberto Bossi - che non risulta comunque indagato - nei confronti del quale "i sospetti sono impossibili". Niccolò Ghedini, parlamentare Pdl e legale di fiducia dell'ex premier, ha definito "un'assurdità" il prospettato vantaggio economico per Umberto Bossi e la sua famiglia con denaro della Lega.

Nel decreto di perquisizione degli uffici di Via Bellerio si legge di "esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati". "Belsito - prosegue il decreto - aveva chiesto il supporto di una società fiduciaria con sede a Lugano, la Doge Sa, per la predisposizione di strutture societarie attraverso le quali giustificare il trasferimento all'estero di denaro detenuto in Italia". E si ricorda anche che nell'agosto del 2011 sono stati corrisposti al partito di Bossi circa 18 milioni di euro. Secondo i pm di Milano sarebbe stato violato l'obbligo di rendicontazione con la revisione dei conti effettuata da revisori nominati dal Parlamento che, si ricorda, "è momento fondamentale del procedimento di controllo pubblico".

Belsito è indagato anche a Napoli per riciclaggio. La procura del capoluogo campano ha disposto perquisizioni per cinque indagati ma il numero delle persone finite sotto inchiesta, a quanto si è appreso, sarebbe molto più alto. Ci sono anche dei napoletani, per i quali i magistrati hanno disposto le perquisizioni. Oltre a Belsito, figurano: l'imprenditore veneto Stefano Bonet e altre tre persone che "hanno riferimenti con l'impresa che opera anche nella provincia di Napoli". L'azienda finita all'attenzione degli inquirenti è la Siram, gruppo imprenditoriale nel settore dei servizi energetici e multitecnologici.

Inchiesta Belsito riapre scontro interno cerchisti-Maroni

E sullo sfondo la partita per la successione a Bossi

Milano, 4 apr. - Roberto Maroni ha ammesso che l'avviso di garanzia per truffa e appropriazione indebita per Francesco Belsito avrà ripercussioni sulle elezioni amministrative, ma le dimissioni del tesoriere della Lega, offerte ieri in serata nelle mani di Umberto Bossi, segnano un punto importante nella lotta intestina, dopo un periodo di apparente tregua, tra i cosiddetti cerchisti, il gruppo di persone vicino al leader Bossi e che ne condizionerebbe le scelte e la parte del movimento più vicina all'ex ministro dell'Interno.

Maroni è stato chiarissimo: l'affaire Belsito (considerato uno dei personaggi cardine del Cerchio magico) è una "brutta vicenda", frutto di "un'inchiesta importante". Quindi: bisogna "cogliere questa occasione per fare pulizia" all'interno del partito. Una bordata che segna un punto forse decisivo nel braccio di ferro che nei mesi scorsi ha contrapposto gran parte della base della Lega, che non ha mai mancato di esprimere il proprio sostegno a Maroni e i cerchisti, che hanno dovuto digerire nell'ordine prima il ritiro della "fatwa" contro Maroni, a cui fu momentaneamente vietato di partecipare a incontri pubblici leghisti, poi la sostituzione del capogruppo alla Camera del "cerchista" Marco Reguzzoni. Maroni ha anche rivendicato la sua presa di posizione "per fare chiarezza" e sgomberare il campo dai dubbi già nel gennaio scorso, quando si diffuse la notizia degli investimenti in Tanzania dei fondi della Lega.

Nessun commento:

Posta un commento