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giovedì 26 giugno 2014

UE - Jürgen von Hagen: «Renzi non risolverà i problemi»


Il premier non porterà più crescita. Colpa delle regole europee. E di un Patto di Stabilità da rifare. Parla l'ex economista della Bundesbank, von Hagen. Che attacca Angela Merkel: «Un'opportunista».

L'Italia festeggia l'inizio del semestre europeo, sbandierando la presunta svolta di Angela Merkel sulla «flessibilità», meno austerity e più crescita.
Ma in Germania, le reazioni alle parole magiche della cancelliera sul «prolungamento delle scadenze, possibile e già usato», per rientrare dal deficit sono evasive. Si pone l'accento sulla seconda parte del comunicato, sui parametri immutabili del fiscal compact e sulla «credibilità che deriva dal rispetto delle regole».
LA LEVATA DI SCUDI TEDESCA. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble invita i governi a «non ripetere gli errori del passato, nel non rispettare le regole». E per far capire come stanno le cose, il falco a capo della Bundesbank (ex sherpa di Merkel) Jens Weidmann ammonisce che «ammorbidire il Patto di stabilità sarebbe fatale per l'Eurozona».
A che gioco gioca allora Frau Merkel? Il suo programma è davvero compatibile con la sfida di Matteo Renzi alla sola austerity di Bruxelles, riforme alla tedesca in cambio di investimenti per la crescita? Per Jürgen von Hagen, top economista con un curriculum accademico alla Fed e nelle università Usa, ex advisor del ministero dell'Economia a Berlino, del Fmi e dell'Ue, ex ricercatore della Bundesbank, in realtà il problema è molto più profondo e non sarà certo Renzi a risolverlo.
LA TATTICA DI ANGELA MERKEL. «Neanche con il semestre italiano si avrà più crescita nell'Ue», chiosa la voce critica. In primis per colpa di Bruxelles e delle regole europee. I concetti di riforme, intanto, sono vaghi. Il Patto di Stabilità riformato dal 2009, poi, è privo di sostanza economica e passibile di diverse interpretazioni. «Quanto a Frau Merkel che va incontro a Renzi», ha spiegato il direttore dell'Istituto di Politica economica internazionale dell'Università di Bonn senza peli sulla lingua, «si tratta di mera, e anche provvisoria, opportunità politica».

DOMANDA. La cancelliera dà il disco verde a Van Rompuy per una «maggiore flessibilità». Renzi la vince?
RISPOSTA. Così com'è, il Patto di Stabilità offre abbastanza flessibilità. Di per sé i suoi criteri sono molto grossolani e muniti di molte aggiunte, del tipo fare «abbastanza velocemente». Il punto vero della questione è un altro.
D. Quale?
R. Si parla di compensare le «riforme» con il «consolidamento» di bilancio. Cosa si intende per riforme? Le riforme non sono quantificabili. E chi non è italiano, per esempio, non può valutare cosa sia una vera riforma in Italia.
D. Dove vuole arrivare con il suo ragionamento?
R. Andando in questa direzione, il Patto di Stabilità non diventa più flessibile, ma si invalida.
D. Cosa pensa dell'attuale Patto di Stabilità?
R. Dal 2009, le riforme al Patto, forzate dal governo tedesco, sono state varate per calmare l'opinione pubblica e la Corte costituzionale tedesche. Dentro non vi si rintraccia ragione economica.
D. Merkel come si colloca? Difende la vecchia linea o va incontro a Renzi?
R.
Intanto non esiste una «vecchia linea», c'è solo una retorica del passato da difendere. Per Frau Merkel non si tratta di principi economici. Per lei non è mai stato così, perché non ne ha.
D. Qualcosa la muoverà.
R.
L'opportunità politica, che in questo momento, per la cancelliera, consiste nell'andare incontro a Renzi. Ma il quadro può cambiare di nuovo, anche rapidamente.
D. Il semestre europeo dell'Italia non sposterà Bruxelles nella direzione di una maggiore crescita?
R.
No, tutt'al più farà aumentare la spesa pubblica. La verità è che Bruxelles non può guidare le riforme necessarie per far crescere l'Italia e altri Paesi.
D. Il suo è un giudizio duro.
R. Al momento, Bruxelles non ha a disposizione né gli esperti, né le informazioni per concepire le riforme in modo corretto.
D. Più flessibilità, taglio della spesa pubblica, privatizzazioni. In cambio, meno tasse e soldi per la crescita. La ricetta di Renzi non funziona?
R.
Non sono un esperto di economia italiana. Posso solo dire che in Germania le riforme del 2003 che hanno reso il mercato del lavoro più flessibile si sono tradotte in una maggiore occupazione nel 2010-2011, quasi 10 anni dopo. La manovra è di lungo respiro.
D. Negli altri Stati non accadrebbe lo stesso?
R.
Che più flessibilità nel lavoro porti davvero a più crescita è una questione quantomeno controversa.
D. Perché gli economisti ne dibattono?
R.
Non esiste una logica economica in questo processo. Lo stesso vale per l'abbassamento delle tasse e per le privatizzazioni. Di solito si argomenta che più flessibilità porta a prestazioni economiche di livello più alto. Non comunque a una crescita a lungo termine.
D. Come valuta lo stato di salute dell'Ue, con l'avanzata degli euroscettici?
R. I commenti sul successo degli euroscettici alle urne mi sono sembrati eccessivi e anche falsi. L'Ue non è un santuario incriticabile. Che si possa esprimere la propria opinione è il sale di ogni democrazia. Le critiche sono sintomo di salute.
D. Ma se tanti elettori chiedono il cambiamento, criticando la Germania, Merkel avrà fatto degli errori.
R.
Dal 2009 l'establishment politico, incluso il governo Merkel, non ha fatto altro che vantarsi di infrangere il diritto europeo, per salvare i suoi amici banchieri, a spese dei contribuenti. Questa violazione del diritto è una perdita di credibilità dell'Europa.
D. Niente cambiamenti sostanziali per l'Ue, dunque, neanche con Renzi a braccetto dell'Spd?
R. L'idea dell'Ue come di una comunità rassicurata dal vincolo dei contratti si ripercuoterà ancora a lungo come una forma di sfiducia generale verso le istituzioni europee (Barbara Ciolli)

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