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mercoledì 11 giugno 2014

ITALIA - Bye Bye Corradino. Il Pd fa fuori il senatore dissidente


L'ex direttore di Rai News 24 è stato fatto fuori dalla commissione affari costituzionali del Senato. L'ufficio di presidenza dei democratici ha votato la sua sostituzione con Luigi Zanda. Polemica della minoranza. Civati "È un fatto grave"


Epurato. Con l’aiutino di un codicillo del regolamento. Ma comunque fatto fuori senza tanti complimenti. Corradino Mineo non è più tra i membri Pd della commissione Affari costituzionali del Senato. A deciderlo – a larga maggioranza - è stato l’ufficio di presidenza del gruppo, che ha indicato come membro permanente il capogruppo Luigi Zanda.

In realtà Mineo non era un membro permanente della commissione, dal momento che aveva sostituito Marco Minniti, andato al governo. Gli altri due membri-sostituti erano Roberto Cociancich, fedelissimo di Renzi, che aveva preso il posto di Luciano Pizzetti, anche lui entrato nel governo, e Luigi Migliavacca, subentrato al posto di Vannino Chiti, che ha avuto un ruolo da presidente della commissione Politiche Ue.

E arriviamo alla “scappatoia” trovata questa sera dall’ufficio di presidenza del gruppo. Infatti si è deciso di rendere permanenti tutti i membri della prima commissione, confermando solo due dei tre membri-sostituti, Cociancich e Migliavacca. Mineo, invece, senatore civatiano “dissidente” sulla proposta di riforma del governo, ha perso il posto. Come membro permanente in sostituzione di Minniti è stato indicato il capogruppo Luigi Zanda, che da domani parteciperà ai lavori della commissione.

Dopo Mario Mauro, quindi, è stato di fatto eliminato l’altro grande oppositore della riforma del Senato in commissione.

Non sono mancate le polemiche, ovviamente. Tra i primi ad intervenire, Stefano Fassina, che ha criticato duramente la decisione del gruppo PD. «È grave la sostituzione di Corradino Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato. È un errore politico. Una ferita all’autonomia del singolo parlamentare e al pluralismo interno del Pd. Un segno di debolezza per chi intende evitare di fare le riforme a colpi di maggioranza. Chiediamo alla presidenza del gruppo Pd del Senato di rivedere la decisione presa».

Lo stesso Mineo ha bollato la decisione come un errore: «Non è utile né a Renzi né al governo né al partito cercare di far passare in commissione le riforme con un muro contro muro. E’ un autogol per il governo e per il partito. Non sono io il problema – ha concluso Mineo – il problema e’ uscire dall’impasse»

Lapidario il commento di Pippo Civati: «E’ la cosa più grave che potesse capitare».

 

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