Nel disinteresse
(quasi) totale dei principali media, il disegno
di legge sui reati ambientali potrebbe non vedere mai la luce. Si
tratta del numero 1345, approvato dalla Camera lo scorso febbraio, nei giorni
della nascita del governo Renzi, e ora abbandonato in un cassetto di Palazzo
Madama. DDL che divide e su cui sembra ripetersi una sceneggiatura simile a
quella recitata durante l'iter di approvazione di un altro disegno di legge
atteso per anni, quello sul voto di scambio politico-mafioso.
In Italia, mentre Legambiente nel suo annuale rapporto sull'ecomafia ci informa che il fatturato del 2013 è stato pari a 15 miliardi di euro, la normativa sui reati ambientali è a dir poco carente. 10 anni fa venne introdotta la legge che puniva il traffico illecito di rifiuti, alcuni mesi fa è arrivato il decreto sulla Terra dei Fuochi, ma se è vero come è vero che siamo il paese in cui spesso regna una "imprenditoria eco-criminale", lo è altrettanto la mancanza di norme adeguate a contrastarla.
In Italia, mentre Legambiente nel suo annuale rapporto sull'ecomafia ci informa che il fatturato del 2013 è stato pari a 15 miliardi di euro, la normativa sui reati ambientali è a dir poco carente. 10 anni fa venne introdotta la legge che puniva il traffico illecito di rifiuti, alcuni mesi fa è arrivato il decreto sulla Terra dei Fuochi, ma se è vero come è vero che siamo il paese in cui spesso regna una "imprenditoria eco-criminale", lo è altrettanto la mancanza di norme adeguate a contrastarla.
Fino ad oggi
il 'disastro ambientale' viene preso in considerazione dall'articolo 434 del
codice penale: "Chi commette un fatto diretto a cagionare il
crollo di una costruzione o di una parte di essa ovvero un altro
disastro è punito, se dal fatto deriva pericolo per la pubblica
incolumità, con la reclusione da uno a cinque anni. La pena è della
reclusione da tre a dodici anni se il crollo o il disastro avviene".
Tre giorni orsono,
durante la presentazione a Roma del Rapporto Ecomafia, erano tutti d'accordo: il ministro della Giustizia Andrea Orlando,
quello dell'Ambiente Gianluca Galletti, il Procuratore Nazionale Antimafia
Franco Roberti, la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy
Bindi, i presidenti delle Commissioni Giustizia e Ambiente della Camera, i
piddini Donatella Ferrante e Ermete Realacci. "E' necessario" approvare
il DDL 1345 che inasprisce le pene, contempla il traffico di materiale
radioattivo, introduce l'aggravante mafiosa e il cosiddetto ravvedimento
operoso.
Anche sul
voto di scambio erano tutti d'accordo, poi la norma venne in parte
depotenziata. Un passo in avanti rispetto alla precedente normativa,
praticamente inservibile, ma comunque una legge su cui si poteva fare meglio e
di più. Lo stesso può accadere con il DDL sui reati ambientali. La legge in
questione (consulta qui il PDF), approvata da Montecitorio con 386 sì, 4 no e 45
astenuti (Lega e Forza Italia) sembra presentare delle criticità, soprattutto
in un passaggio. "Costituisce reato ambientale l'alterazione
irreversibile dell'equilibrio dell'ecosistema o l'alterazione la cui
eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con
provvedimenti eccezionali, ovvero l'offesa alla pubblica incolumità in ragione
della rilevanza oggettiva del fatto per l'estensione della compromissione
ovvero per il numero delle persone offese o esposte al pericolo"
(articolo 452-ter, punito con pene fino a 15 anni). Il primo problema
sorgerebbe con quel termine: "irreversibile". Ecco un parallelo
con il DDL sul voto di scambio, quando durante uno dei passaggi fra Camera e
Senato nella legge vennero inseriti i termini "consapevolmente" e
"procacciamento" che depotenziavano la punibilità.
Ad esempio:
il danno ambientale causato dall'Ilva a Taranto è irreversibile? Lo è quello
dell'ENI-Pertusola a Crotone o di altre 'terre dei fuochi' sparse per l'Italia?
Se così non fosse e il danno potesse essere 'estinto' con provvedimenti non
eccezionali, i vertici delle aziende responsabili di quel danno non sarebbero
riconosciuti 'colpevoli' di disastro ambientale? E ancora, prendiamo
l'amianto: il mesotelioma pleurico è un killer che si manifesta spesso con
decenni di ritardo. Anche nei confronti dei familiari degli operai. Come si fa
a stabilire in questo caso "l'estensione della compromissione" o
"il numero delle persone offese o esposte al pericolo"?
Il primo
firmatario del testo è Ermete Realacci il quale, tanto nelle
settimane passate che ieri durante la presentazione del rapporto di
Legambiente, ha sostenuto il testo uscito da Montecitorio, definendolo
"migliorabile" ma attaccando chi "vuole la luna". Ma proprio
in seno al PD, si sono levate voci fortemente critiche. come quella di Felice
Casson, vicepresidente della Commissione Giustizia al Senato ed ex
magistrato. "Il testo, che resta un importante passo avanti,
presenta però criticità di impostazione tecnica tali da impattare pesantemente
su indagini e processi in corso. Allora proposi di modificarlo e rinviarlo alla
Camera, piuttosto che farlo entrare in vigore così. A questo punto presenteremo
emendamenti correttivi, ma sarà dura. Perché c'è una pressione forte da
parte del centrodestra per difendere il testo e farlo passare così com'è".
Secondo
Casson la legge così com'è uscita dalla Camera potrebbe influenzare anche
indagini e processi in corso, in senso negativo. E tira in ballo il
centrodestra, che non vuole modificare il testo. Lo stesso centrodestra che fu
decisivo (il NCD è sempre la stampella della maggioranza di Renzi al Senato)
nell'abbassamento delle pene (anziché da 7 a 12, da 4 a 10) sul voto di
scambio. Un'impostazione criticata anche da Nicola Gratteri (leggi).
Sia da Legambiente
che da Libera non si sostiene la posizione di Casson, ma piuttosto vengono
evidenziati due aspetti: un testo,
seppur non il migliore possibile, va approvato in tempi brevi. E non bisogna
cedere alle pressioni, che arrivano anche dall'esterno (leggasi
Confindustria). "Bisogna dare un segnale forte al paese
- spiega Antonio Pergolizzi, coordinatore dell'Osservatorio Ambiente
e Legalità di Legambiente - Non è possibile che il nostro
codice penale non preveda delitti ambientali, ma solo delle contravvenzioni
che non hanno alcuna capacità deterrente". Gli chiediamo delle
parole di Casson: "Non commento Casson, ma bisogna fare i conti con la
realtà: in questa maggioranza ci sono persone che sono espressione di
determinate logiche industriali ed economiche, di più non si può chiedere.
Questo testo ha di fronte a sè uno schieramento agguerrito che ha promesso di
affossarlo, come sta accadendo. Secondo noi può essere un piccolo passo avanti,
dal pericolo astratto al danno concreto, dando cittadinanza giuridica e penale
ai delitti ambientali". Meglio un uovo oggi di una gallina che
non potrebbe arrivare mai? "Sì, purtroppo la politica è fatta
anche di questo: piccoli passi che vanno verso la direzione da noi auspicata".
Sulla stessa
linea Enrico Fontana, direttore di Libera. "Casson
dice che il testo è un regalo alle lobby? Un giudizio eccessivo. Il
regalo alle lobby si fa con la prescrizione sistematica di tutti i reati
ambientali che sono di natura contravvenzionale. La politica si assuma
la propria responsabilità e se ci sono modifiche da fare, si facciano. Se ci
sono rischi per processi già in corso si evitino. C'è un soggetto che
questa riforma non la vuole e l'ha detto esplicitamente: Confindustria. Se
questo ddl viene ancora impantanato, da chi dice che non si può punire un
'comportamento umano' o da chi sostiene che è un regalo alle lobby... forse
siamo sulla strada giusta. I reati citati dal Rapporto vanno sempre
prescritti, le violazioni formali che determinano danno ambientale non
sono punite. Migliaia di numeri che sono la fotografia di un fallimento,
l'ennesimo".
(Claudio Forleo)
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