Negli anni ’50 la
scoperta del cadavere di Wilma
Montesi su di un litorale romano inaugurò la stagione degli
scandali all’italiana: destinati cioè a rimanere privi di spiegazioni
plausibili, ma ricchi di implicazioni e di conseguenze politiche. Inizialmente
si disse che la ragazza fosse rimasta vittima di un pediluvio; ben presto,
però, le indagini presero un’altra direzione arrivando ad ipotizzare che la
povera Wilma fosse capitata in un giro ‘’a luci rosse’’ della ‘’Roma
bene’’. In seguito, Amintore
Fanfani, allora ministro degli Interni, fu accusato, nelle
ricostruzioni di quegli eventi, di aver pilotato l’inchiesta allo scopo di
estromettere la vecchia classe dirigente democristiana la cui personalità più
influente, il ministro degli Esteri Attilio
Piccioni, fu indotto a dimettersi perché il figlio Piero,
valente musicista, venne coinvolto nella vicenda, anche se non ne furono mai
provate le effettive responsabilità.
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Ai tempi di Tangentopoli,
nei primi anni ’90, Achille
Occhetto riuscì a regolare i conti con l’ala filo socialista
del partito, i cosiddetti miglioristi, quando taluni esponenti di quel gruppo
vennero inquisiti dal pool Mani pulite. Ma nel complesso gli ex Pci furono
risparmiati, un po’ perché nei confronti dei loro dirigenti non venne applicato
il principio del ‘’non potevano non sapere’’, che invece venne ampiamente usato
nel caso di Bettino
Craxi. Ma a salvare il vertice di Botteghe Oscure fu,
soprattutto, Primo
Greganti, il quale, nonostante il carcere, seppe stare alle
‘’regole di ingaggio’’ disposte per quanti, a suprema gloria del partito,
erano incaricati, come il compagno G., di trovare finanziamenti illeciti. A
loro si chiedeva, se scoperti, di assumersi la responsabilità in proprio
e di tacere sempre e comunque, anche quando il partito li abbandonava al loro
destino arrivando persino ad infangarli sul piano personale, come prescriveva
il copione.
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Giorgio Orsoni non è Primo
Greganti, ‘’aduso ad obbedir tacendo’’. C’è da credere, dunque, che l’ex
sindaco vuoterà il sacco. Vogliamo scommettere che Matteo Renzi cercherà
di utilizzare lo scandalo del Mose, per liquidare i ‘’vecchi’’
gruppi dirigenti, sulle cui spalle – nella logica del ‘’loro e noi’’ –
verrà scaricata la responsabilità delle mazzette?
(Giuliano Cazzola)
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