Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 13 giugno 2014

ITALIA - Renzi, il nuovo Unto dal Signore è già 'oltre' la Costituzione


Le ultime 48 ore della politica italiana in pillole

1) INTIMIDAZIONE AI MAGISTRATI. Il pacchetto anti-corruzione è annunciato per oggi, ma il ministro Andrea Orlando, seppur sollecitato da Legambiente, Libera e dal Procuratore Nazionale Antmafia Roberti, mercoledì durante la presentazione del Rapporto Ecomafia 2014 ha accuratamente evitato di pronunciare le magiche parole "riforma della prescrizione".In attesa che il governo scopra le proprie carte, l'unica cosa che il Parlamento è stato in grado di votare è un avvertimento nei confronti dei magistrati. La chiamano responsabilità civile, peccato che questa fattispecie esista dal lontano 1988 (legge Vassalli). Quello che alcuni deputati PD hanno votato assieme al centrodestra (Cinque Stelle astenuti perché volevano smascherare i Democratici, complimenti) è la responsabilità diretta: l'emendamento Pini introduce una variante che non ha eguali nelle altre democrazie occidentali.

Oggi chi è stato colpito da 'malagiustizia' per 'dolo' o 'colpa grave' può già chiedere un risarcimento allo Stato, il quale a sua volta può rivalersi in un secondo momento sul singolo magistrato. La variante Pini introduce invece la responsabilità diretta, aggiungendo al 'dolo' o alla 'colpa grave' la "manifesta violazione del diritto". E' una norma che ci viene chiesta dall'Europa? Bugia, anche perché in Europa una forma simile esiste solo in Spagna. Il perché sia folle è evidente: si tratta di una intimidazione nei confronti di quei magistrati che indagano sui potenti (politici o imprenditori non fa differenza), una spada di Damocle sulla testa di chi si imbatterà nell'affaire Mose di turno. Si aspettino ritorsioni e cause decennali. In casa PD si promette che nel passaggio in Senato, dove il partito non ha la maggioranza assoluta, si porrà rimedio. Intanto sarebbe interessante scoprire i nomi degli oltre trenta franchi tiratori che hanno fatto passare la norma, ovviamente con voto segreto. 214 i deputati piddini presenti al momento del voto, i 'no' all'emendamento Pini sono stati appena 180. La matematica non è un'opinione.

2) IL NUOVO UNTO DAL SIGNORE. Purtroppo per Renzi quel 40.8% ottenuto alle Europee non ha cambiato i numeri del Senato. C'è una pattuglia di senatori che si ostina a chiamare la sua riforma di Palazzo Madama per nome e cognome, che suona più o meno come il giudizio di Fantozzi sulla corazzata Potemkin. E allora il PD di Renzi decide che questi ostacoli vanno eliminati, sostituiti con qualcuno di più malleabile. E se osi far presente che è un tantinello incoerente accusare Grillo di eliminare i dissidenti e poi fare altrettanto, ti becchi una ramanzina alla Berlusconi: "Non possono permettersi di mettere in discussione il volere di 12 milioni di elettori e non possono bloccare le riforme che hanno chiesto gli italiani" dice il fidatissimo renziano e sottosegretario Lotti. Questo referendum consultivo deve essersi tenuto all'oscuro dei media, convinti anche da Renzi ("il voto per le Europee non è un referendum sul governo") che il 25 maggio si eleggessero solo i nuovi europarlamentari. Invece no, quegli 11.2 milioni di voti al PD (non 12) significavano sì al patto del Nazareno con il pregiudicato Berlusconi e sì al Senato inutile, nuovo parcheggio per consiglieri regionali che, come lo scandalo rimborsi ha dimostrato, rappresentano alla grande gli enti locali.

3) CALCI NEL SEDERE. "Calci nel sedere", "Daspo" e "alto tradimento" per i corrotti. Così parlava il nuovo Unto del Signore la scorsa settimana. Oggi Giorgio Orsoni, il sindaco di Venezia finito ai domiciliari per il MOSE, è libero e come se niente fosse torna a occupare la poltrona di primo cittadino. Dopo appena 10 giorni ha chiesto il patteggiamento: 4 mesi per finanziamento illecito. Perché un innocente dovrebbe farlo, e in tempi così rapidi? Per l'innocente, che non ha nessuna intenzione di dimettersi, cosa arriverà prima: i calci nel sedere, il DASPO o il ritiro dell'appoggio PD alla sua giunta?

4) PRESIDENTE A ORE. Re Giorgio, non pago di essere l'unico Presidente della Repubblica rieletto, ci informa appena può che il suo incarico è 'a tempo', ma prima c'è da fare l'imprescindibile riforma della Costituzione. Repubblica ricostruisce un simpatico siparietto, non ancora smentito: Napolitano vorrebbe lasciare il Quirinale a fine anno, dopo la conclusione del semestre europeo di presidenza italiana, ma Renzi vuole che resti fino all'apertura dell'Expo (maggio 2015), magari in tempo per vedere approvate le agognate riforme. Ecco, aspettiamo che l'Unto e il Re smentiscano o spieghino a che titolo stiano contrattando il mandato del 'garante' di quella Costituzione che guarda caso entrambi vogliono cambiare.

In conclusione abbiamo un Parlamento che anziché legiferare contro i corrotti, fa intimidazione nei confronti dei magistrati che fanno venire a galla la corruzione. Un partito di maggioranza relativa che fa fuori le voci contrarie al nuovo Unto e che, dopo aver consentito l'iscrizione al partito del pluripregiudicato Greganti (salvo poi sospenderlo dopo il nuovo arresto), chissà se farà cadere la giunta di Venezia guidata dal 'patteggiante' Orsoni. Dulcis in fundo, un Presidente della Repubblica che minaccia le dimissioni dal giorno in cui, nel discorso di insediamento bis, dettò l'agenda ai futuri governi. Ma viene convinto dal Presidente del Consiglio ad aspettare un altro po'. In effetti perché conservare questa Costituzione? Siamo già 'oltre'. 
(Claudio Forleo) 

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