Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


mercoledì 11 giugno 2014

ITALIA -Credere nell’Italia


“Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigra tori”. Così recita la frase che, nel lontano 1938, Mussolini fece incidere nella parte superiore del Palazzo della Civiltà del Lavoro - o ‘Colosseo quadrato’ - situato nel quartiere romano dell’Eur. Essa aveva lo scopo di infondere un senso di patriottismo e di riempire gli animi di forza e coraggio, al fine di proteggere, anche con la propria vita, la ‘madre patria’ Italia. Sebbene il fascismo abbia fatto la fine che conosciamo tutti e il popolo italiano si sia trovato a dover ricominciare una vita nuova, oggi l’italiano si sente perso in una ‘savana’ in cui vige la legge del più forte: la politica, la grande finanza e le leggi dei ‘poteri forti’. Il rammarico e la ‘vergogna’ ci accompagnano ogni giorno, i nostri media ci raccontano di esponenti politici, banchieri e imprenditori i quali, invece di pensare alle condizioni del popolo, riescono solo a pensare al proprio esclusivo interesse personale. Decisamente le cose sono un po’ cambiate: 76 anni fa la ‘gente d’Italia’ avrebbe difeso il proprio Paese anche con la vita. Oggi, invece, il motto è, per citare una celebre canzone: “Se per caso cascasse il mondo, io mi sposto un po’ più in là”. Alla luce dei fatti italiani, che provocano solo una grande rabbia, il 19 maggio ultismo scorso è apparso sul ‘Corriere della Sera’ un articolo che, decisamente, ha saputo andare controcorrente: Beppe Severgnini, noto editorialista del quotidiano di via Solferino e autore del recente libro ‘La vita è un viaggio’, edito da Rizzoli, ha stilato un elenco di cento buoni motivi per amare ancor di più - o ricominciare a credere - nella nostra bella Italia. L’iniziativa proposta da questo autorevole collega mira a stimolare i lettori e non, al fine di segnalare fatti positivi che aiutino a far ripartire il Paese. Vediamone alcuni di questi ‘motivi’ riportati nell’articolo:

Motivo n. 5: ‘Perché siamo geniali. Nessuno è altrettanto bravo a trasformare una crisi in una festa’;

n. 7: ‘Perché abbiamo gusto. Sappiamo istintivamente che cos’è bello, originale e genuino’;

n. 16: ‘Perché Trieste è il sud del nord, il nord del sud, l’est dell’ovest e l’ovest dell’est’;

n. 17: ‘Perché Venezia fa credere a ogni turista di essere un poeta’;

n. 28: Perché abbiamo la testa all’Europa, la pancia al vento e i piedi a mollo nel mare’;

n. 44: ‘Perché abbiamo il mare, le montagne, le colline, la pianura, città poetiche, isole profumate, fiumi vivaci e grandi laghi. Certo, mancano il Grand Canyon e la Grande Muraglia. Ma ci stiamo organizzando’;

n. 54: ‘Perché abbiamo ‘cappuccinizzato’ il pianeta, e in Italia un caffè non si nega a nessuno’;

n. 78: ‘Perché in ogni laboratorio del mondo ci sono un computer, una pianta verde e un italiano (prima o poi restituitecelo, però);

n. 81: ‘Perché le piazze sono salotti e sale d’attesa, mercati e assemblee, passarelle e palestre’.


Questi sono alcuni esempi delle caratteristiche italiane elencate nell’articolo, che dovrebbero far rinascere un sentimento nazionalista. Perché forse, ciò che manca nel popolo italiano è la fiducia, sebbene il lanciare uno sguardo ai disordini che questa recessione sta provocando bisognerebbe cercare di avere il coraggio di tenere duro e continuare a credere che un giorno ‘risorgeremo’. Sì, perché a parole potremmo essere tutti bravi a promettere a noi stessi di trovare la forza per credere ancora nelle istituzioni vigenti e nelle loro decisioni interne ed estere, ma riuscire a concretizzare il pensiero in fatti, talvolta risulta difficile e complicato. Pensiamo però ad alcuni fattori: la ‘Grande crisi’ che ci colpì nell’ormai lontano 2008 ha creato sbilanciamenti evidenti nei settori primari, secondari e terziari. L’Italia è riuscita a rimanere ‘in piedi’ grazie soprattutto alle imprese ‘nostrane’ che si occupano di esportazioni dei nostri prodotti all’estero. Ma non solo: il ‘Made in Italy’ ha resistito alla forte depressione finanziaria e, giocando con i pregi che, sebbene increduli, il nostro Paese possiede, è riuscito a far risalire i livelli di turismo nelle città italiane. Per risalire ancora dovremmo investire sulle famiglie e sull’istruzione. In primis, la famiglia è il luogo in cui gli uomini danno il ‘via’ alla loro formazione e alla loro educazione, la ‘culla’ del pensiero e la matrice principale della tradizione. Dal primo input che avviene nel focolare domestico, l’istruzione dovrebbe raccoglierne i benefici e continuare con il processo di preparazione al mondo per avviare al meglio ciò che poi sarà il ‘futuro’. Una speranza italiana ancora esiste: quella di una forte ripresa in ogni settore. Ma ciò che dovrebbe far riflettere, in fondo, è la necessità urgente di una riscoperta della moralità, che ci conduca verso la conclusione di questi anni bui con uno sguardo non solo alla nostra bellissima Italia, ma soprattutto alla più grande Europa.

Ilaria Cordi

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