Sono trascorsi solo 15
mesi da quelle elezioni politiche che avrebbero dovuto sancire l'affermazione
del nuovo che avanza nel panorama politico italiano, dopo 15 mesi però il paese
si ritrova a fare i conti con due partiti guidati da leader autoritari ed antidemocratici.
Accantonato per il
momento il condannato, ma ancora presente sulla scena politica, grazie
soprattutto al Partito Democratico, e quindi non ancora finito definitivamente,
il palcoscenico è stato occupato da un comico travestito da politico e da un
mega ambizioso travestito da leader e da statista. I due ultimamente sono
accumunati da una comune allergia per le critiche e per le contestazioni. Ed
entrambi seguono la stessa linea per combattere le contrapposizioni all'interno
del proprio partito: Grillo espelle direttamente i contestatori dal Movimento,
Renzi li epura dagli organi istituzionali all'interno dei quali portano avanti
la loro linea divergente da quella del Partito.
Non si sa quale della
due linee sia la più grave e la più antidemocratica. Forse alla fine
l'atteggiamento di Grillo è più coerente di quello di Renzi, ma alla fine il
risultato è lo stesso: o sei allineato con il partito o sei allontanato.
Una situazione resa
ancora più grave dall struttura che hanno i partiti in questo terzo millennio,
non più organizzazioni con organi che democratici all'interno dei quali si
sviluppa un dibattito e si mette a punto una strategia politica comune, quanto
piuttosto movimenti dove la linea politica è scelta in maniera autonoma e senza
possibilità di discussione dal leader stesso.
Questo accade nel
Movimento 5 stelle e nel Partito democratico nonostante entrambi i movimenti
poi mettono in scena consultazioni on line o riunioni di direzioni che hanno
solo una parvenza di democrazia partecipativa.
Per il M5S in quanto
l'oggetto della consultazione è scelta direttamente dal duo Grillo-Casaleggio
(come è avvenuto ieri per decidere le alleanza in Europa), per il partito
democratico perchè nella direzione si discute in maniera piuttosto frettolosa
l'unica linea portata avanti dal segretario. Insomma un autoritarismo
democratico.
Ecco allora che il
Movimento che avrebbe dovuto avviare il cambiamento nel paese tradisce
addirittura i propri programmi alleandosi in Europa con una formazione
razzista, xenofoba e per di più favorevole al nucleare, mentre il PD impone
riforme costituzionali adattandosi ai voleri di un pregiudicato piuttosto che
adeguarle a quanto richiesto da frange del partito stesso.
Bei tempi quando la
facevano da padrona le ideologie.
L’Antipolitico
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