Si’,
e’ vero, Silvio Berlusconi e’ ancora li’ e la sinistra italiana ogni
qualvolta e’ vicina al potere, lo perde e cade in coma profondo.
Lo
conquista, lo acquista, ma poi il potere gli svanisce nelle sue mani: sembra
davvero una iattura! Anche negli anni Sessanta con il primo centro-sinistra,
quello delle grandi riforme, la programmazione economica come strategia non si
impose e via via conto’ sempre meno: allora ci si diceva, ma c’e’ la
congiuntura! Comunque, credo, c’e’ sempre tempo per ravvedersi e correggersi!
Un pizzico di disillusione per il potere sfumato in dirittura d’arrivo, un po’
di rimpianto per l’occasione, a suo tempo, persa, ma poi comunque l’invito alla
‘non rassegnazione’.
E’ la
riflessione sul nuovo Governo di ‘larghe intese’ di Enrico Letta di un
‘testimone oculare’ della storia della sinistra italiana, l’economista
socialista e piu’ Ministro della Repubblica, Giorgio Ruffolo che, insieme adAntonio
Giolitti, Riccardo Lombardi e Pasquale Saraceno, e’ stato negli anni ’60 il
promotore della ‘programmazione economica’, la strategia volta sia al
superamento degli squilibri territoriali e sia alle diseguaglianze sociali.
Il primo centro-sinistra
piu’ volte evocato da intellettuali, storici e politici come l’unica stagione
delle grandi ‘riforme strutturali’ che cambiarono il volto del Paese – si pensi
allo Statuto dei Lavoratori, alla riforma sanitaria e della mezzadria, alla
scuola media unica, alla nazionalizzazione dell’energia elettrica – funge un
po’ da rimpianto nelle riflessioni di Ruffolo: si poteva innescare l’avvio di
una seria alternativa al sistema capitalistico ed invece la programmazione
economica come strategia della sinistra, perse via via mordente, incisivita’ e
fini’ per contare sempre meno.
Negli anni
’60, insomma, la sinistra perse la grande occasione di fare della
programmazione economica la sua strategia di cambiamento per un approccio
moderno e dinamico all’economia: nel piano Giolitti di allora era, tra l’altro,
ben esposta la considerazione dell’uso delle risorse e della differenza tra
spesa privata e spesa sociale. “A quel tempo, da parte delle forze ostili alla
programmazione, ci veniva detto: c’e’ la congiuntura, abbiamo la congiuntura!
E, per noi impegnati al governo, c’era poi una preoccupazione in piu’: dover
leggere gli appunti critici di Lombardi direttore dell’Avanti! Un impegno, come
si capisce bene, enorme”.
E non e’ che
il Pci, tranne la Cgil di Giuseppe Di Vittorio e Bruno Trentin, sostenne quel
virtuoso percorso!
Oggi,
invece, che accade? “Che al potere la sinistra non accede quando tutto sembra
fatto: cade in coma profondo e lo perde!
La stessa
gestione della crisi non e’ stata proprio felice e chiara.
Certo che mi
sarebbe piaciuto Stefano Rodota’ non solo perche’ e’ un carissimo amico che
stimo molto, ma soprattutto per la sua storia.
Pero’ non ho
capito bene quel che e’ successo quando e’ venuto fuori il nome di Giorgio
Napolitano, che stimo assai: e’ stato un passo per nulla felice!”. Dunque, una
iattura? “Se Berlusconi e’ ancora li’, e’ perche’ alla sinistra nel suo insieme
manca una strategia chiara, un progetto per una “alternativa credibile
affidabile praticabile” come sosteneva Giolitti, e forse non e’ da oggi”.
Un destino
inesorabile? “Nonostante tutto resto ottimista e dico che c’e’ sempre tempo per
ravvedersi ed eventualmente correggersi”.
Carlo Patrignani
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