Pensare Globale e Agire Locale

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mercoledì 1 maggio 2013

ITALIA - Breaking News: Saviano socialista



Breaking News: è con grande sorpresa (se sarà anche un piacere lo vedremo poi) che apprendiamo da più fonti, anche quelle assolutamente insospettabili, che l’Italia ha bisogno di un partito socialista. Per chi, come noi, ne ha sempre sostenuta l’esigenza, non è davvero una notizia eclatante. Non soltanto in Europa, Nord e Sud, Est e Ovest, esistono dappertutto partiti socialisti, laburisti, socialdemocratici. Addirittura, dove quei partiti sono forti e hanno governato per qualche tempo, l’economia è in condizioni migliori, la società è più civile, le diseguaglianze sono contenute.  No, il Partito Democratico, neanche questa è per noi una scoperta, non soltanto non ha voluto diventare socialista, ma neanche avrebbe potuto.

Gli ex-democristiani continuano a sperare di morire democristiani, ma i più cattolici fra loro praticheranno sicuramente l’accanimento terapeutico. Gli ex-comunisti continuano a dire che le socialdemocrazie sono logorate, in crisi, superate (certo non da loro che allo “stadio socialdemocratico” non ci sono arrivati ancora adesso). Viene il sospetto, però, che il grido “socialismo, socialismo”, pronunciato dai maîtres à penser più improbabili, le cui conoscenze politiche e politologiche ci sfuggono, serva esclusivamente a fare vacillare il già traballante Partito Democratico. Uno scopo non nobilissimo, forse self-defetaing, che produrrà altri guai. Difficile è immaginare un Partito Socialista, per intenderci alla François Mitterrand oppure alla Felipe Gonzales, costruito sui magistrati d’assalto (alle cariche elettive), sugli ayatollah televisivi, Roberto Saviano incluso, sui cartoonist, ma neppure sulle frange grilline, di lotta e di streaming. Ancora più difficile è pensare che basterà qualche sindacalista che non firma contratti a portare gli operai, i lavoratori ad aderire ad un Partito Socialista che quei dirigenti hanno sempre contrastato e demonizzato.

Noi, che siamo molto retrò e niente fru fru, continuiamo a credere che il socialismo e il suo partito si misurano sulla proposta riformatrice, sulla capacità di crescere insieme ai loro potenziali elettori insegnando, proprio così, la pazienza e la fatica delle riforme che non abbattono il capitalismo, ma lo regolano e lo tosano. Riforme che vengono messe alla prova delle compatibilità e che mirano a ridefinire quelle compatibilità. Riforme che, come vorrebbe John Rawls, cominciano dal miglioramento della situazione dei più svantaggiati. Un partito così non nasce come Minerva da Giove con un articolo su “L’Espresso”, neppure con un dibattito, né attraverso un rumoroso talk show. Parte dalla conoscenza della storia e dal ravvedimento operoso di intellettuali e dirigenti politici. Amen.

Gianfranco Pasquino - Avantionline

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