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giovedì 23 maggio 2013

ITALIA – Riforma elettorale o semplice girotondo sul “Porcellum”


Il Porcellum modificato? Solo un “salvavita”, ma poi occorre di più

Gianfranco Pasquino, politologo, docente di European Studies al Bologna Center della Johns Hopkins University e candidato a far parte della Convenzione per le riforme spiega a Formiche.net il senso dell'accordo trovato oggi dalla maggioranza. E sul sistema proporzionale ricorda che...

Il mini accordo per riformare il Porcellum? “E’ come un farmaco salvavita, una dose di Cumadin contro la coagulazione del sangue. Ma poi serve anche altro”. E’la lettura che offre a Formiche.net Gianfranco Pasquino, politologo, docente di European Studies al Bologna Center della Johns Hopkins University e candidato a far parte della Convenzione per le riforme.

C’è l’accordo di maggioranza per correggere il Porcellum entro l’estate: le riforme “minimali” saranno sufficienti?
Non sono per forza di cose sufficienti ma, per giocare con le parole, sono necessarie. Alcuni dei tratti del Porcellum devono essere assolutamente eliminati. Credo però che bisogna sapere esattamente cosa poi è stato davvero modificato: l’idea di inserire una soglia per il premio di maggioranza da portare al 40% potrebbe significare che andremo incontro solo a grandi ammucchiate per ottenerlo, è ciò non mi piacerebbe. Penso che uno dei guasti del Porcellum fosse quello di andare al voto con liste bloccate, quindi almeno una preferenza bisognerebbe inserirla e ridurre probabilmente l’entità di quel premio.

L’idea è ricostituzionalizzare il Porcellum, ma perché prevedere due tempi e non scegliere di riformare già ora in chiave presidenziale?
Questa è stata una loro scelta. Direi che, come mi auspico vorrà fare il ministro per le riforme Quagliariello, se accettassero il regime semipresidenziale di tipo francese, ciò comporterebbe il sistema a doppio turno, una soglia di sbarramento e collegi uninominali. Credo bisognerebbe operare in quella direzione. Però capisco anche che hanno timore che crolli tutto addosso in qualsiasi momento, per cui intendono ritoccare la legge esistente. Inoltre la Cassazione ha dato delle indicazioni, che a volte sono abbastanza curiose e molto controverse. Ma non le seguirei fino in fondo e suggerirei di essere un pochino più innovativi.

Lasciando Palazzo Chigi il ministro Quagliariello ha detto che ci saranno comunque uno o più referendum, perché su una materia del genere il popolo deve esercitare la sua sovranità…
Ma al di là di questo, il Parlamento ha sempre la possibilità di procedere a chiedere un referendum. Penso che qui si ponga un problema delicato: sottoporre alla consultazione popolare tutto il pacchetto di riforme costituzionali o consentire di avere più referendum. Perché a quel punto si potrebbe essere in accordo con una riforma e non con le altre.

Il premier Letta ha commentato che sul percorso di riforma costituzionale si gioca la vita del governo: crede che questa miniriforma sia un’assicurazione sulla vita dell’esecutivo?
Mi vengono in mente i farmaci salvavita. Ecco, questo provvedimento è come il Cumadin per evitare la coagulazione del sangue. E’una dose di quel farmaco, senza dubbio apprezzabile, ma vorrei insistere sul fatto che molto spesso il diavolo si annida nei dettagli, per cui dopo serve anche sapere come si intende procedere. Non credo che la sopravvivenza del governo dipenda dalle riforme costituzionali, bensì dalla sua capacità di dare risposte in termini di occupazione, pressione fiscale e rilancio dell’economia. Letta lo sa meglio di chiunque altro e certamente sarà in grado di operare bene su quel terreno: ma è proprio lì che si gioca il suo futuro.

Epifani ha espresso il non gradimento del Pd alla riforma, in quanto si avrebbe, a suo dire, un Parlamento proporzionale, e quindi ingovernabile: è così?
Non è affatto detto che i Parlamenti proporzionali siano ingovernabili. Quello italiano dal 1948 al 1992 è stato ampiamente governato, quello tedesco non solo è perfettamente governato ma anche governante. Quella di Epifani la reputo un’affermazione, in linea di principio, sbagliata. Vi sono anche delle buone leggi proporzionali, come appunto quella tedesca. Ma devono essere valutate nella loro interezza e non a brandelli.

22 - 05 - 2013 Francesco De Palo

Berlusconi gode per la mini riforma del Porcellum

Il via libera a una riforma “minimalista” della legge elettorale premia la linea di Silvio Berlusconi e del suo partito. Il Pdl infatti ha sempre sostenuto che cambiare la legge elettorale non fosse tra le priorità del governo ma sarebbe dovuta avvenire dopo un percorso condiviso di riforme isitituzionale. E così sarà.

L’accordo trovato oggi dalla maggioranza su metodo e tempi delle riforme prevede modifiche “minime” alla legge elettorale vigente da attuare entro il 31 luglio. Su cosa si intenda con “modifiche minime” ancora non è chiaro ma il punto su cui intervenire sembra essere soprattutto il premio di maggioranza, che andrebbe solo a chi supererà il 40% dei voti e varrebbe su base nazionale sia alla Camera che al Senato. Per la legge elettorale “strutturale”, si dovrà invece attendere la conclusione delle riforme costituzionali, se mai ci si arriverà: “Dovrà essere coerente con il sistema istituzionale che sceglieremo”, spiega Renato Brunetta.

Entro la fine di luglio, verrà anche avviato il percorso delle riforme costituzionali con l’insediamento di un “comitato dei 40”, venti deputati e venti senatori appartenenti alle commissioni Affari Costituzionali di Montecitorio e palazzo Madama. Il comitato sarà poi affiancato da un gruppo di esperti, che avrà però solo funzioni consultive. Il risultato che si raggiungerà sarà comunque sottoposto a referendum confermativo: “Il popolo deve poter esercitare la sua sovranità”, fa sapere Gaetano Quagliariello.

Il ministro dei Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini prova a rassicurare gli animi dicendo che “ci sarà una norma di salvaguardia che consentirà, in ogni caso, se si dovesse andare a votare prima della scadenza naturale, di non andare con questa legge elettorale, ma quello che la clausola di salvaguardia conterrà “lo vedremo nelle prossime settimane e cercheremo una mediazione”. Ma nonostante le sue parole, sono in tanti nel Pd a essere delusi dall’intesa.

Oltre alla linea moderata di governo, nel Pd c’è infatti una parte più “oltranzista”, da Anna Finocchiaro ai firmatari della petizione promossa da Roberto Giachetti per il ritorno del Mattarellum, che avrebbe voluto la cancellazione con riga rossa dell’attuale legge elettorale. Si dovranno accontentare invece di modifiche “minime”.  E di assistere il 29 maggio all’approvazione di una mozione di maggioranza che sancirà l’accordo raggiunto oggi.

22 - 05 - 2013 Fabrizio Argano

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