Pensare Globale e Agire Locale

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domenica 26 maggio 2013

ITALIA - Partiti, all'estero non rinunciano ai soldi


Il Governo trova l’accordo per l’abolizione dei finanziamenti. E Letta minaccia un decreto. Ma nel resto del mondo i fondi alla politica resistono. Berlino ha pure alzato il tetto. Renzi: “Vittoria dell’Italia”.

Dopo anni di attese, promesse e proclami, qualcosa si è mosso sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Per ora ci sono le linee guida del governo guidato da Enrico Letta che ha promesso di «intervenire con un decreto» nel caso in cui «dopo l'estate il parlamento non abbia approvato un testo per sbloccarlo».
«Non arriveremo alla fine del 2013 senza aver abrogato il finanziamento ai partiti», ha poi precisato il premier dalle colonne del quotidiano Il Corriere della Sera.
DONAZIONI DAI CITTADINI. Nei progetti del presidente del Consiglio, la cui battaglia sui finanziamenti pubblici è stata bollata come un «bluff» da parte di Beppe Grillo (il Partito democratico, soprattutto nella sua componente renziana, ha accolto con soddisfazione la proposta, ad eccezione del segretario Guglielmo Epifani), c'è anche la volontà di regolarizzare i fondi privati: «I cittadini, se vogliono, potranno destinare l'1 per mille dell'imposta sul reddito», ha continuato Letta.
PREVEDERE DETREAZIONI. La modalità immaginata dal governo per il finanziamento ai partiti attraverso il versamento dell'1 per mille ha «due opzioni: la prima è che i soldi vadano direttamente ai partiti scelti dagli elettori, la seconda è convogliare le donazioni in un monte risorse che venga poi diviso in base ai risultati elettorali».
La Ragioneria sta lavorando a deducibilità e detraibilità dei soldi per «evitare meccanismi fraudolenti e fissare le soglie». Ma bisogna anche «creare un meccanismo per rendere trasparenti i bilanci delle forze politiche e vedere chi li controlla».
FINANZIAMENTO UNIVERSALE. Tuttavia, il finanziamento pubblico ai partiti non è un tema che interessa solo il nostro Paese. Dalla Francia alla Germania, passando per gli Usa, i fondi destinati alla politica, con modalità e forme diverse, sono previsti ovunque.
E mentre l'Italia ha trovato l'accordo sulla sua abrogazione, la Germania ha fissato, per il 2013, il tetto più alto della storia della Repubblica federale per finanziare le forze politiche.

Ecco come viene disciplinato nei diversi Paesi

FRANCIA. I partiti hanno un finanziamento pubblico in due tranche.
La prima (33 milioni di euro nel 2007) è proporzionale ai risultati del partito alle precedenti elezioni politiche. Il finanziamento viene attribuito a ogni formazione che abbia presentato dei candidati che abbiano ottenuto almeno l'1% dei voti in almeno 50 circoscrizioni. In pratica, ogni voto frutta circa 1,70 euro annuali fino alle politiche successive.
La seconda tranche (circa 40 milioni di euro nel 2007) è proporzionale al numero di parlamentari che si dichiarano iscritti a ciascun partito. Le spese elettorali vengono rimborsate ai candidati che ottengono almeno il 5% dei suffragi.

GERMANIA. È regolato in base alla legge sui partiti. Lo Stato fissa ogni anno un tetto complessivo, che per il 2013 sarà il più alto della storia della Repubblica federale, pari a oltre 154 milioni di euro.
A ogni partito vanno 70 centesimi per ogni voto conquistato per ciascuna elezione. Per i primi 4 milioni di voti viene calcolata una somma di 85 centesimi. A questi si aggiungono 38 centesimi per ogni euro ricevuto come donazione da iscritti, eletti o sostenitori, ma con un tetto di 3.300 euro per persona fisica.
Ogni partito non può ricevere dallo Stato più di quanto abbia raccolto con i propri mezzi. Per ottenere il finanziamento un partito deve raggiungere lo 0,5% delle preferenze nelle elezioni federali o europee o l'1% in quelle dei Laender. 

GRAN BRETAGNA. Gran parte del finanziamento ai partiti arriva da donazioni private. C'è comunque un contributo pubblico, che nel 2012 è stato di 8,8 milioni di sterline (11,3 milioni di euro). Gran parte di questi fondi fanno parte del cosiddetto Short Money, destinato ai partiti che stanno all'opposizione sulla base del loro 'peso' politico.

SPAGNA. Il sistema di finanziamento è misto: tramite rimborso elettorale, in base ai seggi conquistati (almeno uno) e sui voti conquistati e con finanziamenti privati.
Nel 2011 il totale di quello pubblico è stato di 131 milioni (2,84 euro per abitante): 86,5 milioni di contributo e 44,5 come rimborso elettorale. Per il 2012 è previsto un taglio del 20 per cento dei finanziamenti pubblici.

USA. Il sistema americano pone al centro i candidati, non i partiti, e prevede sia finanziamenti pubblici sia privati. Quello pubblico è previsto solo durante le campagne elettorali. Ma ogni candidato può decidere di usufruire del denaro raccolto presso privati attraverso i cosiddetti fundraiser, oppure attraverso i comitati elettorali (vedi i cosiddetti 'Superpac' durante la campagna per le presidenziali) o attraverso le donazioni dei singoli cittadini. Un sistema che solleva crescenti dubbi sulla dipendenza dei politici dalle lobby. Per le elezioni locali, ognuno dei 50 Stati Usa o ognuna delle città ha le sue norme.

GIAPPONE. Sulla base dei voti ricevuti nelle ultime elezioni generali, i soggetti con lo status di partiti politici (Seito, cioè che abbiano cinque rappresentanti nella Dieta o abbiano avuto il 2% dei voti a livello nazionale, proporzionale o locale nell'ultima elezione per la Camera bassa o in una delle due ultime elezioni della Camera alta) ricevono come finanziamento pubblico 250 yen a cittadino, per un monte totale di circa 32 miliardi di yen (240 milioni di euro, al cambio attuale) per ogni anno fiscale.

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