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giovedì 16 maggio 2013

ITALIA - Kyenge, passo indietro sulla cittadinanza


Il ministro per l'Integrazione: «Mai parlato di ius soli puro».


Non l'avranno fermata gli insulti di Forza Nuova, ma forse le polemiche politiche scatenate dalle sue proposte in tema di cittadinanza hanno fatto fare un passo indietro di Cécile Kyenge sullo ius soli.

Il manifesto choc di Forza Nuova a Macerata: «Torna in Congo»


«Torna in Congo». Gli estremisti di destra di Macerata hanno attaccato il ministro dell'Integrazione, e il diritto di cittadinanza, con un manifesto choc appeso davanti alla sede del Pd, che vuole conferire a Kyenge la cittadinanza onoraria; poi ha inviato alla stampa le foto e un comunicato contro «il ministro della (dis)integrazione, che si è vantata di essere entrata clandestinamente in Italia, elogiando la poligamia». «Non si può svendere la cittadinanza italiana a elementi alieni alla nostra cultura», ha aggiunto Fn, «fermamente contraria allo ius soli».
La città ha reagito indignata, la procura ha aperto un fascicolo di indagine e la Digos ha perquisito in serata la sede di Fn.
L'IPOTESI DI UNO IUS SOLI «TEMPERATO». Kyenge dal canto suo non si è fatta intimidire e ha rilanciato l'ipotesi di uno ius soli «temperato», aprendo al confronto anche con chi la pensa diversamente, purché «nel rispetto delle regole».
Da Firenze, dove ha partecipato alla conferenza sullo Stato dell'Unione, il ministro ha replicato: «Non sono questi che mi fermeranno, non sono preoccupata. La mia risposta non è fondamentale, ma lo è ciò che risponde la società civile».
Poi, sui diritti di cittadinanza ha precisato: «Ci sono diversi modelli: lo ius soli puro c'è solo negli Stati Uniti, mentre l'Europa va verso uno ius soli temperato. Non avevo dato la risposta che in Italia si dovesse applicare lo ius soli puro».
Il 9 maggio, sulla Stampa, anche il presidente del Senato Pietro Grasso aveva parlato dei rischi che comporterebbe un sistema troppo permessivo.
GASPARRI SODDISFATTO. Una «sostanziale retromarcia» secondo Maurizio Gasparri, che ha rinnovato comunque la sua solidarietà al ministro. Digos e Squadra mobile, coordinati dal pm Giovanni Giorgio, conducono accertamenti nell'ambito della legge Mancino, che punisce con la reclusione fino a un anno e sei mesi chi «propaganda idee fondate sulla superiorità e l'odio razziale o etnico».
LA SOLIDARIETÀ DELLA POLITICA. E a Kyenge è andato il sostegno bipartisan della politica - da Maurizio Lupi a Nichi Vendola, da Beatrice Lorenzin a Luigi Zanda, fino al Movimento 5 stelle di Macerata, che ha invitato i «quattro ragazzi frustrati di Fn a leggere e viaggiare per imparare il rispetto del prossimo».
LE OFFESE A SFONDO RAZZISTA. Per il medico italo-congolese l'attacco di giovedì è solo l'ultimo di una serie di minacce e insulti via web piovuti dal giorno della nomina. Tanto da indurre la ministra Josefa Idem a mobilitare l'Ufficio nazionale antidiscriminazione del Dipartimento per le Pari opportunità.
Quel «torna in Congo» riecheggia le parole di Mario Borghezio, dell'ex senatore della Lega Nord Erminio Boso e uno striscione affisso fuori da un liceo a Padova. E se il Prc vuol mettere Forza Nuova fuori legge, le Marche si stringono attorno al ministro, con il governatore Gian Mario Spacca, gli amministratori locali, i parlamentari. «Frasi spregevoli, ignobili, inaccettabili», hanno detto all'unisono

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