Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 18 gennaio 2013

MALI - La jihad è armata dall'Europa


Missili francesi. Lanciarazzi sovietici. E 80 mila kalashnikov. La guerra qaedista in Mali alimentata dal capitalismo globale.
di Giovanna Faggionato
Venerdì, 18 Gennaio 2013 - Abbiamo venduto le nostre armi. Abbiamo pagato per i nostri ostaggi. E adesso i terroristi ci puntano contro i missili occidentali. Nel deserto e nei sentieri di montagna del Nord del Mali, i francesi potrebbero essere attaccati con i missili Milan, un tempo recapitati con tutti gli onori da Parigi al re dell'Africa, il colonnello libico Muhammar Gheddafi.
10 MILA EURO A OSTAGGIO. I 2.500 uomini inviati da Francoi Hollande a combattere la jihad potrebbero trovarsi di fronte gueriglieri con in tasca pacchetti di banconote da 10 mila euro, la cifra che mediamente le nazioni occidentali sono solite pagare per il rilascio di un connazionale.
Come tutti i conflitti, anche la guerriglia jihadista del Mali è il frutto del perfetto meccanismo del capitalismo globale. Con l'aggiunta che il deserto del Sahel è il ricettacolo da cui passano le attività illegali più remunerative: il 40% delle partite di droga in partenza dall'America del Sud passa da qui e i profitti si trasformano in armi per la nuova guerra di al Qaeda.

Missili francesi, lancia razzi sovietici e 80 mila kalashnikov

Sono circa 10 mila gli uomini che l'esercito francese deve combattere nel deserto.
Ci sono i tuareg di Ansar Dine, i qaedisti dell'Aqmi (al Qaeda nel Maghreb islamico), i trafficanti armati del Mujao, il movimento per l'unicità della jihad nell'Africa dell'Ovest e i separatisti islamici algerini del Gruppo armato islamico. Stando ai calcoli degli analisti, tuttavia, solo 3 mila sarebbero veri combattenti: un mosaico di guerriglieri composito quanto l'arsenale di armi che impugnano.
IL DESERTO CASSAFORTE ARMATA. Secondo il rapporto Onu del 2012 nel deserto del Sahel sono concentrati circa 80 mila kalashnikov. E poi lancia granate, esplosivi come il Semtex, soprattutto artiglieria leggera che poco dovrebbe spaventare. Eppure, dicono ancora le Nazioni Unite, disseminati negli arsenali improvvisati, si trovano anche cannoni aerei e anti carro Rpg7, lanciarazzi sovietici come gli Strela-2 e i Sa-7 Grail con una gittata di circa 1500 metri e anche missili francesi: preziosa eredità della Libia di Gheddafi di cui i tuareg sono stati fedeli servitori.

Il Sahel: il grande mercato nero delle armi africane

Caduto il raìs, nel 2011, i popoli nomadi sono tornati alla loro terra con il bottino. Ma non tutti hanno trovato la stessa accoglienza. In Niger per esempio, le armi sono state sequestrate alla frontiera e i tuareg sono stati integrati nella società (uno, Brigi Riffini, è diventato anche primo ministro).
Chi è riuscito a sfuggire ai controlli, invece, ha venduto le armi al milglior offerente, in primis i tuareg pronti alla rivolta contro Bamako e alle bande di terroristi che presidiano il Maghreb. E in Mali tra le dune protettive del deserto ha trovato riparo l'intero arsenale del raìs libico, compresi i temuti missili terra aria di fabbricazione russa.
LA RIVOLTA DI PRIMAVERA. Così, nella primavera 2012, schiere di tuareg armati e infiltrati di terroristi hanno iniziato a calare dal Nord sulla capitale maliana, dove i militari avevano appena portato a termine un colpo di Stato, azzerando di fatto ogni autorità. Le città sono cadute a una a una, come in un castello di carte. E i rivoltosi oltre alla terra hanno strappato all'esercito anche armi ed equipaggiamento, basi e caserme, da affiancare alle grotte e alle miniere del Nord.
MUNIZIONI, MERCE PREZIOSA. Il resto è commercio. Stando ai ricercatori francesi, le compravendite si sono intensificate dall'autunno 2012, proprio quando Parigi ha fatto capire di essere pronta a un intervento militare.
Sulle rotte del Sahel si affacciano i mercanti del Ciad e del Burkina Faso. E pure i sudafricani arrivano fin quassù per vendere a caro prezzo le loro armi, senza dubbio le migliori del continente.
Quello che manca sono piuttosto le munizioni. Merce rara che le valute occidentali e le partite di cocaina che viaggiano a dorso di cammello potrebbero pagare a buon prezzo.

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