Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


lunedì 21 gennaio 2013

ISRAELE - Il nazionalismo fa Muro


Alla vigilia del voto, Paese ripiegato in se stesso. Netanyahu ha la vittoria in tasca. E la sinistra pare già sconfitta.
di Cargo Ship
Domenica, 20 Gennaio 2013 - Al check-point di Kalandia, uno dei molti passaggi di frontiera tra Israele e i territori palestinesi segregati dal muro di Separazione che ha isolato la West Bank, migliaia di arabi sono costretti in gabbie metalliche a stretta misura d'uomo, incolonnati in file che nelle ore di punta si protraggono anche per due ore, senza servizi igienici e alcuna comodità.
L'ESODO PALESTINESE DEI LAVORATORI. L’esodo quotidiano del popolo palestinese che ogni mattina si spinge a Gerusalemme in cerca di lavoro ha il sapore dell'umiliazione. Ma la sicurezza interna è l’imperativo che ha colpito gli anticorpi dell'opinione pubblica israeliana, convinta che le misure di difesa legittimino una interpretazione liquida dei diritti umani.
L'EREDITÀ DELLA SECONDA INTIFADA. Così, le elezioni parlamentari del prossimo 22 gennaio in Israele si giocano tutte sul lascito della tragica seconda intifada nel tessuto politico e sociale del Paese. E sono destinate – i sondaggisti non hanno dubbi - a consacrare la destra e a sigillare il tramonto della sinistra parlamentare.
L'eredità sulfurea delle ultime guerre con Hamas e Fatah funziona a lento rilascio e consegna agli elettori una nazione ripiegata su se stessa, e non solo per le bordate che si sono scambiati a distanza negli ultimi giorni prima del voto Barack Obama e il premier uscente, in attesa di riconferma, Bibi Netanyahu.

I palestinesi vittime dei soldati di Gerusalemme

Nella settimana prima del volo almeno cinque palestinesi sono stati uccisi dai soldati israeliani mentre si trovavano nelle vicinanze del Muro. Martedì 15 gennaio l'ultimo episodio: un sedicenne disarmato che si stava allontanando da una manifestazione è stato abbattuto da tre colpi. La presenza di testimoni ha costretto l'esercito a promettere un'inchiesta sull'accaduto.
LE INCHIESTE COL CONTAGOCCE. È una rarità. Dallo scoppio della seconda intifada, finita formalmente nel 2005, anche le inchieste per le azioni cruente dei militari non scattano più in automatico: sono prerogativa del ministero della Difesa, il vero cuore del potere nell'esecutivo israeliano.
LE SPESE PER COSTRUIRE IL MURO. E l’edificazione dell’immenso muro di segregazione tra Israele e Palestina è stato, dal 2008, una delle spese di maggior rilevanza in una declinazione tra sicurezza e business che difficilmente può passare inosservata.
Gli hummer israeliani, agili e micidiali, pattugliano l'area di Gerusalemme est dalla quale al mattino presto affluiscono lavoratori e studenti arabi di ogni età.
LA SIRENA E LE NUOVE PERQUISIZIONI. Il suono breve e inconfondibile della loro sirena è la colonna sonora del conflitto mai finito tra due popoli. Quando dal mezzo arriva laconico l'avvertimento, la gente ubbidisce all'ordine impartito: spostati da lì, mostra i documenti, o un’ulteriore perquisizione dopo aver già superato un check-point.
Gli attivisti israeliani, in genere signore sopra i 60 anni che svolgono anche monitoraggio presso i temibili tribunali militari, passano tutte le mattine come osservatrici umanitarie proprio nella zona araba di Gerusalemme.

Il periodo buio della sinistra israeliana

Ma gli attivisti, sparsi in una miriade di sigle, sono l’ultimo baluardo della sinistra israeliana, che vive il suo periodo più cupo. Paga l'inconcludenza dei propri partiti, incapaci alle precedenti elezioni del 2009 di formare un governo con la centrista Tipzi Livni.
L'ASSASSINIO POLITICO DI RABIN. Ma la sinistra paga anche - perché in Israele le dinamiche hanno la memoria lunga - la fine dell'avventura politica di Yitzhak Rabin, assassinato nel clima di assurda tensione che scosse il Paese nel 1995 quando invece della pace promessa arrivarono i kamikaze.
Da allora, con attori diversi, la destra ha avuto campo libero e la medesima parentesi al governo di Ehud Barak, ex leader laburista fresco di abbandono della vita politica, stimatissimo da Netanyahu e regista di tutta la strategia difensiva israeliana degli ultimi anni, non ha portato a nessuna sostanziale modifica nei rapporti coi palestinesi.
IL FOCUS SOLO SU ECONOMIA E IRAN. A riprova dello stallo totale, nell'agenda politica elettorale del prossimo 22 gennaio il conflitto israelo-palestinese non è quasi presente. Anche le primavere arabe sono ininfluenti. Conta solo la situazione economica sul versante interno e il dossier Iran su quello estero.

Anche i film accompagnano la transizione elettorale

L’attenzione verso sé stessi e la propria storia si riflette anche nella produzione culturale che sbanca i botteghini in questi giorni pre elettoriali. A Gerusalemme e Tel Aviv non si trovano più posti nei cinema per The Gatekeepers, di Dror Moreh, racconto in prima persona per voce degli ex capi dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, della storia d'Israele dalla fondazione a oggi.
TRA MORALE E RAGION DI STATO. Candidato agli Oscar, il film ha diviso la critica e la stampa nel dibattito, che poi è il fil rouge di questa terra, tra morale e ragion di Stato. Soprattutto per il finale brusco, in cui Amy Ayalon, carismatico ex capo della marina e dello Shin Bet sentenzia: «Finiremo col vincere tutte le battaglie e perdere la guerra».
La riflessione è un esempio, forse unico nel mondo occidentale, di un Paese che vira decisamente a destra senza le semplificazioni del populismo e del voto acritico.
LA RESPONSABILIZZAZIONE COMUNE. L'opinione pubblica, il sistema educativo, la stessa leva militare obbligatoria (tre anni per i ragazzi e due per le ragazze), impongono a tutti, tranne forse agli ultraortodossi, di crescere in fretta e di responsabilizzarsi sui temi del bene comune.
La vittoria annunciata della destra non è quindi la risposta irrazionale di una maggioranza becera, ma il sentimento diffuso e plausibile che i nemici, soprattutto esterni, sono più determinati che mai. Che il rimedio sia il nazionalismo e la guerra, però, è tutto da dimostrare.

Nessun commento:

Posta un commento